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zeross Amministratore


Registrato: 19/11/08 12:04 Messaggi: 8076 Residenza: Atlantica
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Inviato: 02 Giu 2025 14:39 Oggetto: |
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Uno degli aspetti che mi impedisce di apprezzarne la narrazione, e proprio la sceneggiatura, troppo ricca di forzature narrative, con cui si vuole far arrivare lo spettatore innanzi a certe situazioni, saltando a pie pari ogni contestazione logica.
Come nella serie ai confini della realtà, oppure Black mirror, lo scopo non è creare una narrazione che logicamente, naturalmente e fluidamente arrivi a presentare allo spettatore una determinata situazione frutto di una storia, ma al contrario presentare una determinata scena, che nello scopo dell'autore è lo scopo centrale della sua narrazione, considerando invece tutto quello che si trova a lato oppure prima di esso non solo un incomodo, ma addirittura un intralcio alla narrazione.
Prendiamo ad esempio il celebre episodio della prima stagione dei tre robot con il gattaccio; egli da come spiegazione dello sterminio degli umani, la possibilità dei gatti, grazie al pollice opponibile, di aprirsi da soli le scatolette di tonno, ma cosi una persona sensata direbbe: ma se uccidi tutti gli umani chi ti produce poi le scatolette di Tonno da aprire?
In realtà si potrebbe obiettare che essendo diventata una specie senziente, non ha più bisogno delle scatolette di tonno ( nella terza stagione si scopre che i Gatti hanno preso la nave spaziale, chissà se del nostro immigrato sudafricano, per andarsene loro) ma si preferisce dare risposte infantili, poiché l'interesse e tutto nell'aspetto esteriore della narrazione, il quale deve suscitare emozioni, di pancia, piuttosto che approfondite riflessioni sulla genesi dei problemi e sui vari passi.
In questo mi riallaccio appunto all'episodio della terza stagione riferito ai gattacci e robottini, in cui si analizzano le cause dei tre fallimenti di altrettanti tentativi di sopravvivere al disastro, ed in questo caso proprio la parola "analizzano" e fuori posto perché di analisi si sente la mancanza.
Partiamo dal terzo caso, quello degli egoisti chiusi all'interno del bunker, poiché in realtà e il caso più semplice dato che il bunker è un ambiente chiuso, e la causa invocata, ovvero un fungo che distrugge le fonti di sopravvivenza portando all'annientamento della popolazione dell'ambiente chiuso, logica e funzionale senza molte obiezioni.
Al contrario il primo esempio, la colonia di survivalisti che muore per le lotte interne dovute alla scarsità di cibo per via dell'estinzione e troppo semplicistica, poiché non analizza dati, che non ci sono, e che il narratore non vuole che ci siano poiché a lui interessa la risposta, non il procedimento a cui ci si arriva, quindi strategie di sopravvivenza, coesione del gruppo, leadership ( esempio del granchio nell'astronave ed il modo del comandate per evitare che distrugga un mondo abitato ad esempio) ampiezza dell'ambiente, condizioni del territorio, tutto viene accantonato poiché la risposta deve essere preconfezionata, l'esito è già scritto e la morale viene servita nella tavola già apparecchiata per essere consumata da un cervello spento che rinuncia alla speculazione per ridursi al consumo di emozioni.
Il caso centrale, quello della stazione tecnologica dove si riuniscono dei super ricchi serviti dalla tecnologia, risulta essere quello più in bilico, poiché non è ne irrealistico ne improbabile che possa verificarsi una serie di problemi, ma non viene nemmeno accennato come sia possibile che la IA si ribelli, cioè possibile che accada, ma non viene spiegata la genesi, lasciando lo spettatore solo con la risposta che viene dai tre robot, ovvero una manica di inetti incapaci che di fronte ai problemi non sono capaci di elaborare nulla e quindi destinati all'estinzione.
Alla fine la mente che vuole conoscere conoscere i costrutti che portano alla creazione di certe situazioni. le scelte operate, le valutazioni, rimangano delusi da questo tipo di serie, poiché il loro scopo non è fornire risposte, ma solo sensazioni.
E le sensazioni per quanto forte sono appaganti per l'emotività, non per l'intelletto. |
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