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Ermengarda Categna Dio maturo

Registrato: 31/03/08 16:20 Messaggi: 2418 Residenza: torino
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Inviato: 15 Mar 2012 10:07 Oggetto: Chi ha paura dell'Articolo 18? |
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Se ne fa un gran parlare, in questi giorni, insieme all'articolo LA riferito al** Fornero. Ma qualcuno SA che cosa sancisce l'Articolo 18?
Forse molti ignorano che si tratta di un articolo dello Statuto dei Lavoratori, i piu` non hanno chiaro altro il fatto che si parla di limitazioni ai licenziamenti individuali.
Cerchiamo di fare chiarezza. Non impone nessuna limitazione: le aziende sono libere di licenziare individualmente, purche` entro le regole. Ad esempio, sono consentiti licenziamenti per motivi disciplinari; e`la "giusta causa": ad esempio, se un dipendente si presenta ubriaco sul posto di lavoro, produce danno grave e volontario all'azienda o al materiale aziendale, ruba, picchia i colleghi o commette grave insubordinazione. E ci mancherebbe solo! Non sarebbe corretto difendere il ladro o il violento, andrebbe anzi a scapito dei lavoratori diligenti e responsabili prendere le difese di un simile tipaccio. E anche lo stato di crisi autorizza (sensate) riduzioni del personale.
Ma allora? L'articolo 18 sancisce il reintegro del lavoratore nel caso in cui il licenziamento fosse scattato SENZA GIUSTA CAUSA. Ho accusato il mio dipendente di aver rubato, ma non era vero. E allora lui deve rientrare, e io pago. E` solo un atto di giustizia, si pretende che si ripari al torto fatto al dipendente non solo in termini economici (l'indennizzo) ma restituendogli la sua dignita`, cioe` il suo posto di lavoro.
Non c'e` niente di rivoluzionario in questa pretesa; e` invece controrivoluzionario, autoritario e oscurantista pretendere la cancellazione di questa norma. Si tratta di un atto che apre al sospetto che si voglia mano libera nell'allontanare non solo gli immeritevoli (che, come detto prima, gia` con la normativa attuale possono essere licenziati) ma anche gli scomodi. Per esempio, diventerebbero soggetti a richio quelli che non hanno la tessera preferita, addirittura gli iscritti a qualunque sindacato, quelli che non cantano nel coro, che non accettano piccole e grandi angherie o le signore che non sono carine con il loro superiore. Se avvenissero, si chiamerebbero licenziamenti discriminatorii e, al momento attuale, sono frenati dall'articolo 18.
Ma se non ci fosse piu`? E, domanda anche piu` sottile, sarebbe sufficiente eliminare questo vincolo per far ripartire il mercato del lavoro? A mio modestissimo parere, farebbe ripartire solo una gestione dickensiana dei luoghi di lavoro. E mi preoccupa moltissimo che l'imprenditoria italiana ne faccia una battaglia tanto isterica. Ma forse hanno ragione loro, dobbiamo imparare a stare al nostro posto. |
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ZapoTeX Dio maturo


Registrato: 04/06/04 17:18 Messaggi: 2627 Residenza: Universo conosciuto
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Inviato: 16 Mar 2012 01:19 Oggetto: |
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Aggiungo una cosa:
l'articolo 18 CONSENTE il licenziamento collettivo nel caso di ridimensionamento aziendale.
I diritti tutelati dall'articolo 18 sono quelli del lavoratore singolo.
Io, per esempio, ritengo che il mercato del lavoro DEBBA essere reso più flessibile, ma l'articolo 18 è una cosa leggermente diversa.
Il motivo per cui agli imprenditori non piace l'articolo 18 è semplice: cosa è di preciso la "giusta causa"? Quanto lavativo deve essere un dipendente prima di poter essere licenziato?
In altre parole, se un'azienda assume uno e, finito il periodo di prova, questo inizia a girarsi i pollici, l'azienda se lo ritrova sul groppone, mentre magari ci sono 10 disoccupati con un sacco di voglia di lavorare.
Poi è ovvio che ci sono anche gli abusi, licenziare chi non ti lava la macchina o chi la pensa diversamente da te o chi si iscrive al sindacato, etc... C'è da dire che, senza articolo 18, chi è stato licenziato deve comunque essere PAGATO (e questo dovrebbe impedire agli imprenditori di fare il bello e il cattivo tempo, 5 mensilità non sono mica aria) e nei 5 mesi ha più facilità a trovarsi un lavoro (questo è dimostrato - la durata media dei periodi di disoccupazione nella vita di un lavoratore è inferiore senza misure come l'articolo 18).
Se sia meglio rischiare gli abusi o rischiare di non avere leve per liberarsi dei lavativi, onestamente non lo so.
Se ci guardiamo intorno, si osserva che la situazione italiana è un'anomalia. In molti altri paesi l'azienda ha l'obbligo di risarcire, non di reintegrare.
Ripeto, bene o male non lo so. |
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Danielix Amministratore


Registrato: 31/10/07 16:30 Messaggi: 9749 Residenza: All'inferno. Con Jimi Hendrix. E con gusto.
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Inviato: 16 Mar 2012 04:42 Oggetto: |
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ZapoTeX ha scritto: | Il motivo per cui agli imprenditori non piace l'articolo 18 è semplice: cosa è di preciso la "giusta causa"? Quanto lavativo deve essere un dipendente prima di poter essere licenziato?
In altre parole, se un'azienda assume uno e, finito il periodo di prova, questo inizia a girarsi i pollici, l'azienda se lo ritrova sul groppone, mentre magari ci sono 10 disoccupati con un sacco di voglia di lavorare. |
Nein.
Se sei un lavativo io me ne accorgo, e ti punto, e dopo che t'ho puntato ti becco, e ti licenzio per giusta causa, con il 18 che mi supporta a braccetto, se fornisco le prove.
"Il motivo per cui agli imprenditori non piace l'articolo 18 è semplice:" vogliono poter licenziare quando cazzo gli pare il lavoratore. Mi si perdoni il termine 'lavoratore'.
(perché in Italia "10 disoccupati con un sacco di voglia di lavorare" non ci sono, altrimenti non sarebbero italiani. Cerchiamo con la dovuta onestà di tenere sempre a mente l'abissale differenza tra "l'avere un sacco di voglia di lavorare" e "l'avere un'impellente quanto ovvia necessità di avere un lavoro". Impiegati delle Poste e dei Municipi docet...)
L'articolo 18 rasenta la perfezione, in questo paese di merda (mi si perdoni il termine 'paese'). |
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ZapoTeX Dio maturo


Registrato: 04/06/04 17:18 Messaggi: 2627 Residenza: Universo conosciuto
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Inviato: 24 Mar 2012 20:43 Oggetto: |
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Citazione: | Se sei un lavativo io me ne accorgo, e ti punto, e dopo che t'ho puntato ti becco, e ti licenzio per giusta causa, con il 18 che mi supporta a braccetto, se fornisco le prove. |
Il problema è quanto si può tirare la corda. Non tutti i lavori sono "facili da misurare", quindi non è che si può andare dal giudice e dire "lui produce meno della metà degli altri impiegati!" Se c'è una legge che obbliga il reintegro a meno di non riuscire a dimostrare oggettivamente la scarsa produttività, un impiegato che vuole fare il furbo può tirare molto di più la corda
OKKIO: è vero anche il contrario! Nel momento in cui l'obbligo di reintegro viene a mancare, è L'IMPRENDITORE CHE PUO' TIRARE LA CORDA se vuole fare il furbo (nel senso di licenziare chi crea problemi, ad esempio il sindacalista o la segretaria che non gliel'ha data).
E' come il garantismo nei processi penali: se uno è innocente fino a prova contraria, c'è meno rischio di mandare in galera innocenti, però è più facile che qualche colpevole scappi.
Si tratta di trade-off, compromessi e scelte. Mentre sul garantismo a livello dei processi penali sono tutti, chi più chi meno, d'accordo, sul reintegro degli impiegati l'Italia è l'unico paese in Europa con una protezione come quella dell'articolo 18, al che tu dici:
Citazione: | L'articolo 18 rasenta la perfezione, in questo paese di merda (mi si perdoni il termine 'paese'). |
Ma se facciamo le leggi che vanno bene per la cultura del fannullismo che c'è in Italia, la cultura non cambierà mai! |
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Danielix Amministratore


Registrato: 31/10/07 16:30 Messaggi: 9749 Residenza: All'inferno. Con Jimi Hendrix. E con gusto.
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Inviato: 25 Mar 2012 00:32 Oggetto: |
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Non hai tutti i torti, ma non sono le leggi che cambiano la cultura, non ci sono mai riuscite (il casco in moto è obbligatorio da più di vent'anni, ma nel meridione ce ne si continua a sbattere, con il beneplacito delle autorità preposte), ma è soprattutto sbagliato, anche perché tale direzione assumerebbe connotati coercitivi.
Semmai è vero il contrario: è cambiando la cultura che dovrebbero cambiare le leggi (vedi il fenomeno Internet che sta creando un caos indescrivibile sul piano legislativo).
In sostanza: il mondo è nostro, anche del singolo, e se dobbiamo legiferare lo dobbiamo fare in base alle nostre esigenze, costumi e cultura: non può essere un individuo - supportato solo dalle proprie convinzioni/opinioni (interessi) - che può decidere per tutti.
Ma ammetto che il mio pensiero è forse influenzato dalle mie convinzioni politiche di stampo anarchico, quindi - a voler essere obiettivi - vada eventualmente per una seria revisione del 18, ma non alla sua abolizione!
Il 18 è nato in Italia, non in Inghilterra, né - peggio! - in Germania, e di questo è d'obbligo tenerne conto.
Se poi vogliamo dirla tutta, considerando a quali interessi reali mira l'attuale governo tecnico, che vanno nella direzione esattamente opposta a quelli del cittadino e... strada spianata al potere della finanza... |
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