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Veleno Romano Eroe in grazia degli dei


Registrato: 16/12/10 04:15 Messaggi: 130 Residenza: Roma
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Inviato: 21 Set 2011 02:32 Oggetto: Diario di un Invisibile |
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Visto il successo di pubblico e critica a Memorie di un Avatar fatto in casa e di Cronache di un futuro probabile mi propongo in questa terribile, durissima arena con il nuovo parto della mia fantasia malata.
Ho (emotivamente ed erroneamente) sempre considerato tenere un diario come un qualcosa da ragazzina. Turbamenti adolescenziali e cottarelle in salsa di cuoricini con pezzi forti rappresentati dai ritagli di foto del divo del momento presi da rivistine di gossip.
Razionalmente non é così; attività serissime impongono che si mantenga un resoconto di quanto si é fatto, degli avvenimenti occorsi, dei risultati ottenuti.
Nondimeno non ne ho mai tenuto uno e ora mi trovo a farlo sotto spinta della necessità.
Il mio diario può essere paragonato a quello di un naufrago che scrive la sua cronaca senza sapere se già domani potrebbe essere stato inutile scriverla per un provvidenziale salvamento o se altrettanto inutile perchè mai avrà occhi a leggerlo.
Ma lo stranissimo caso successomi richiede quantomeno che tenga per me stesso una memoria scritta, per cercare di razionalizzare quello che di razionale non ha niente.
Ricostruendo credo che possiamo datare l'inizio di tutto al 3 ottobre 2011; fu in quella data che mi recai da un fornitore di materiali surplus industriali e militari.
Appassionato di elettronica e radiantismo da sempre, ero interessato a sperimentare la ricezione delle VLF e il fornitore vendeva a prezzi irrisori ricevitori dismessi dai sottomarini russi. L'annuncio specificava che non si garantiva il corretto funzionamento degli apparati ma venivano forniti nel prezzo anche il manuale tecnico e un kit di parti di ricambio. Tornai a casa felice con oltre 20 chili di "ferraglia" elettronica.
Dopo un paio di giorni di studio del manuale, approfittando del favorevole tempo metereologico, stesi un'antenna filare sulla terrazza condominiale, gli connettei un adattatore d'impedenza e a questo un cavo che scendeva nel mio stanzino da lavoro per portare i segnali al ricevitore. Accesi l'apparato e m'infilai la cuffia, operando con i comandi di sintonia, di larghezza di banda e i filtri iniziò il mio divertimento fra quelli che per molti altri sarebbero stati solo rumoracci mentre io ero in grado d'intuire l'origine di ogni suono, discernendo fra quelli d'origine naturale e quelli provenienti dalle attività umane. Dopo tre giorni il gioco cominciò a venirmi a noia com'é solito in queste cose e inevitabilmente venni tentato a modificare le prestazioni del ricevitore. Furono due giorni di saldature, sostituzioni di parti, misure con il tester e prove intermedie e alla fine venne il momento del collaudo finale.
Intanto le condizioni metereologiche erano peggiorate e dei fronti temporaleschi si avvicinavano alla mia città ma preso dal lavoro non me ne resi conto.
Iniziai a capire la situazione meteo dopo circa un quarto d'ora di ricezione, notando che sentivo frequentemente con grande intensità i crepitii tipici dei fenomeni elettrostatici naturali. Mi chiesi se non fosse più prudente staccare il cavo proveniente dall'antenna filare, magari mettendolo anche a massa ma poi prese il sopravvento la passione e continuai nell'ascolto.
Improvvisamente un crepitio fortissimo accompagnato dalla sensazione di pressione acustica che dà un infrasuono di forte intensità, mi colpì con violenza le orecchie e istintivamente mi mossi per togliermi le cuffie ma il mio movimento fu rallentato dal vedere, nella semioscurità dello stanzino, una specie di "fuoco di Sant'Elmo" intorno al cavo d'antenna che velocemente si espandeva nell'ambiente in una sorta di aurora boreale.
La pressione acustica, nel breve istante di ritardo, si fece intollerabile e persi i sensi.
Mi risvegliai la mattina dopo con i suoni della cuffia nelle orecchie ormai nella norma e la luce di una giornata serena che entrava dalla finestra. Mentre mi toglievo il trasduttore acustico mi colpì la memoria del'accaduto e non sapevo se andava classificata nel reale o nell'onirico. Avevo sognato o m'era successo veramente? Ero svenuto o semplicemente mi ero addormentato davanti ai miei "giocattoli" elettronici come a volte mi succedeva?
Non avevo impegni particolari per la giornata, da ultracinquantenne sfigato, eternamente precario e per la data attuale totalmente disoccupato ero totalmente e piuttosto inutilmente padrone assoluto del mio tempo.
Vista la nottata passata in posizione di riposo piuttosto scomoda avrei potuto andare tranquillamente a letto e concedermi qualche ora di sonno in condizioni più corrette ma non mi sentivo stanco. Decisi di farmi un caffè e presi in considerazione l'idea di mettermi al computer per mandare avanti un paio di lavori noiosi e malpagati che già da giorni (demotivato) rinviavo. L'alternativa era sacrificare la mia ultima liquidità per andare a pagare una bolletta che languiva da un paio di settimane. Mi seccava rimanere con solo pochi euro in tasca ma forse era meglio approfittare della situazione per togliersi l'inevitabile peso. Presi il mio caffè, andai in bagno, mi buttai addosso stracci di bancarella scelti quasi casualmente nell'armadio e uscii.
Non ho mai avuto una buona opinione dell'intelligenza del mio prossimo, lo confesso, ma oggi parecchi mi sembravano decisamente più imbecilli del solito. Dopo mezz'ora che camminavo avevo rischiato di essere investito su di un passaggio pedonale, un paio di idioti mi erano venuti addosso camminando come se non mi avessero visto e una mamma deficiente m'aveva dato la carrozzina del suo orrido marmocchio negli stinchi.
E hai voglia a prostestare e ad incazzarmi; sembrava che nè mi vedessero, nè mi sentissero.
Dentro di me augurai alla stupidissima mammina e al frutto dei suoi cromosomi una scena alla "Corazzata Potemkin" senza verbalizzarglielo... anche se mi avesse sentito probabilmente non avrebbe capito.
Un barbone dall'aria piuttosto allucinata mi si avvicinò.
"Non ti arrabiare. Non ti può vedere. Quelli come lei non hanno l'occhio magnetico."
Lo guardai mentre nel mio cervello le sue parole giravano cercando un senso.
"Scusa? Non ho capito."
"Sei nuovo della situazione. Hai il colore di quelli nuovi. Presto farai pure te l'occhio magnetico ai colori delle persone e capirai chi ti vede e quando."
Peggio di prima, la spiegazione era sibillina e restai a fissarlo.
Il tipo mi sorrise.
"Hai qualche spiccio per me? Una sigaretta?"
Feci un rapido calcolo mentale delle mie risorse e gli diedi dal mio povero bilancio di che farsi tre sigarette con tabacco sfuso e cartine e di che comprarsi un vinaccio da delirium tremens in tetrabrick.
Continuai il mio camminare per sentire dopo pochi passi la sua voce che mi diceva:
"Stai molto attento. Non ti possono vedere tutti e di quelli che possono farlo non tutti sono amici. Impara presto se vuoi campare."
Ci mancava il barbone visionario oggi! Scrollai la testa annuendo senza voltarmi.
"Va bene, grazie. Faccio tesoro dei tuoi consigli." gli risposi. Proseguii per la mia strada.
Avrei potuto pagare la bolletta in un qualunque punto autorizzato ma preferii andare all'ufficio postale che era per me sempre un interessante quanto doloroso spaccato di vita quotidiana con i suoi personaggi che si muovevano nel teatro della "finanza dei semplici".
Presi il numero e attesi il mio turno, apparentemente lungo da venire.
[1/10... forse] |
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MadWriter Mortale pio

Registrato: 06/07/11 12:01 Messaggi: 28
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Inviato: 21 Set 2011 10:36 Oggetto: |
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sarà mica invisibile per me è statoil campo elettromagnetico che ha scatenato il fumine ma con qualche milione di watt non dovrebbe essere arrostito? voglio anche io l'occhio magnetico ok la smetto  |
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{boccaccio gianmaria} Ospite
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Inviato: 21 Set 2011 14:26 Oggetto: |
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Ehi amico !
Ho letto alcuni spezzoni dei tuoi racconti ed anche di questo , unicamente al fine di comprendere come la gente utilizza il proprio tempo.
Come si diceva in un film di " Mr. Bean "....
" Bhe una cura psichiatrica non ti farebbe male ! "
Ma non hai la ragazza con la quale passare il tuo tempo , invece di consumarti le dita a scrivere questi deliranti racconti ??
Bona ugo |
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neobaumuth Mortale adepto

Registrato: 12/04/11 13:12 Messaggi: 33
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Inviato: 21 Set 2011 15:51 Oggetto: |
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{boccaccio gianmaria} ha scritto: | Ehi amico !
Ho letto alcuni spezzoni dei tuoi racconti ed anche di questo , unicamente al fine di comprendere come la gente utilizza il proprio tempo.
Come si diceva in un film di " Mr. Bean "....
" Bhe una cura psichiatrica non ti farebbe male ! "
Ma non hai la ragazza con la quale passare il tuo tempo , invece di consumarti le dita a scrivere questi deliranti racconti ??
Bona ugo |
Trovo cattiva e gratuita questa critica allo scritto dalle tinte molto ciber punk e dallo stile narrativo un po alla E.A. Poe (usi sempre la prima persona e scrivi sotto forma di resoconti). Le idee non mi sembrano così male, anche se a volte dalle conseguenze prevedibili.
Aspetto dunque che tu mi stupisca, portandomi ancora nei meandri della tua mente dove spero farai soavemente perdere la mia...
P.S all'amico che ho quotato: E' molto volgare e sgarbato quello che hai scritto, per qualcuno che palesa l'intimità delle sue fantasie. Mi piacerebbe leggere qualcosa di tuo che vada oltre le tre righe di cattiverie... |
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Veleno Romano Eroe in grazia degli dei


Registrato: 16/12/10 04:15 Messaggi: 130 Residenza: Roma
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Inviato: 21 Set 2011 16:23 Oggetto: |
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Non sono assolutamente (parola alla moda) offeso dal commento di Ugo.
Anzi...
Per prima cosa chi si espone pubblicamente sa che andrà inevitabilmente incontro a critiche; mica puoi piacere a tutti! Ugo non è il mio target tutto qua.
E se proprio devo essere sincero... magari ad avercelo un milione di persone che mi disprezza e mi odia!
Tutti accalcati a darmi addosso 24/24 e 365/365.
Ci pensate che businnes? Tutti a comprare cose scritte (o scrote?) da me per criticarmi, gadget con la mia effige vendute a milioni solo per sputarci sopra, paparazzi a seguirmi continuamente per riprendermi in atteggiamenti odiosi, disgustosi e sconvenienti e io libero di farlo sapendo di guadagnarci pure!
Wow gente! Sarei uno importante... che so... un Presidente del Consiglio?
Sentitevi liberi di criticarmi e portate qui amici e parenti a farlo con voi.
Tutti lettori guadagnati.
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GrayWolf Dio maturo


Registrato: 03/07/05 17:24 Messaggi: 2325 Residenza: ... come frontiera i confini del mondo...
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Inviato: 21 Set 2011 17:04 Oggetto: |
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L'invisibilità dei meno [o poco più] abbienti.
Un altro ottimo spunto di riflessione.
Veleno Romano ha scritto: |
E se proprio devo essere sincero... magari ad avercelo un milione di persone che mi disprezza e mi odia!
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Bravo!
Come ebbi già modo di dire:
"Ben vengano i detrattori, servono solo a migliorarci"
[detto tra parentesi, nemmeno per me ugo è un target] |
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Kalandra Dio minore


Registrato: 17/10/05 10:58 Messaggi: 777
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Inviato: 21 Set 2011 17:15 Oggetto: |
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Veleno Romano ha scritto: | Non sono assolutamente (parola alla moda) offeso dal commento di Ugo.
Anzi...
Per prima cosa chi si espone pubblicamente sa che andrà inevitabilmente incontro a critiche; mica puoi piacere a tutti! Ugo non è il mio target tutto qua.
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restando a quanto hai pubblicamente esposto - e che nulla c'entra con le tue attività fisiche, presunte o meno siano, devo dire che il brano sopra mi ha comunicato una sensazione di "dejavu".
^_^ per esempio, questa cosa qui, io l'ho fatta davvero, suppergiù vent'anni fa:
(fine anni ottanta)
Citazione: | Dopo un paio di giorni di studio del manuale, approfittando del favorevole tempo metereologico, stesi un'antenna filare sulla terrazza condominiale, gli connettei un adattatore d'impedenza e a questo un cavo che scendeva nel mio stanzino da lavoro per portare i segnali al ricevitore. |
la differenza? per me il cavo saliva verso "lo stanzino da lavoro", dalla cantina invece che dal tetto.
era l'epoca in cui cominciavano a prender piede i "personal", soppiantando i "micro".
i micro venivano ritirati, demoliti, svenduti, un po' come l'usato delle auto. e i personal costavano tanto.
così, con circa un milione acquistai da una ditta che lo dismetteva un micro della Honeywell (Honeywell-Bull all'epoca)
era ingombrante e pesante, troppo per lo stanzino, così finì in cantina, collegato con un cavo (che passava lungo la parete della casa e nel garage) a video, tastiera e stampante al secondo piano
Veleno Romano ha scritto: |
E se proprio devo essere sincero... magari ad avercelo un milione di persone che mi disprezza e mi odia!
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sicuramente non "ti" sentiresti invisibile. |
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Silent Runner Supervisor sezione Chiacchiere a 360°


Registrato: 16/05/05 10:17 Messaggi: 24078 Residenza: Pianeta Terra
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Inviato: 21 Set 2011 20:03 Oggetto: |
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Nota: "bona ugo" è un saluto beffardo, non il nome di una persona.
Solitamente si usa per rappresentare una sorta di sdegnata rassegnazione nei confronti della persona oggetto del saluto, persona destinata a sicuro insuccesso a causa del suo non aver compreso la situazione.
Ovviamente, il "bona ugo" talvolta pronunciato "bonaùgooo" può essere impiegato in altri frangenti e modalità sempre conservando però un vago o netto significato negativo. Come equivalete esiste il termine "Adiiooo!" (con la salita di una ottava a partire dalla "i" per poi ridiscendere sul finire, con la "o". Per fare un esempio, le tonalità saranno DO SI SOL dove il SI e il SOL apparterranno all'ottava superiore: è molto importante questo effetto cantilenate per dare pregnanza alla cosa), utilizzato per chiudere una discussione a due dove uno dei due contendenti non vuol capire e perciò la discussione risulta inutile e da abbandonare.
Esistono altre sfumature nell'uso, ma per non turbare la discussione ve le risparmierò. |
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Silent Runner Supervisor sezione Chiacchiere a 360°


Registrato: 16/05/05 10:17 Messaggi: 24078 Residenza: Pianeta Terra
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Inviato: 21 Set 2011 20:06 Oggetto: |
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Sulle critiche, credo che Veleno, essendo una persona seria, abbia spiegato più che correttamente cosa è accettabile e cosa no. Perciò mi limiterò a quotare lui e il vecchio e Nobile Graybwolf che qui saluto con affetto e stima! |
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GrayWolf Dio maturo


Registrato: 03/07/05 17:24 Messaggi: 2325 Residenza: ... come frontiera i confini del mondo...
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Inviato: 21 Set 2011 20:39 Oggetto: |
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Silent Runner ha scritto: | Sulle critiche, credo che Veleno, essendo una persona seria, abbia spiegato più che correttamente cosa è accettabile e cosa no. Perciò mi limiterò a quotare lui e il vecchio e Nobile Graywolf che qui saluto con affetto e stima! |
Grazie del quoto, ricambio saluto e stima.
Grande la spiegazione del saluto.
Molto probabilmente il personaggio in questione, non sapendo che fare
e non avendo niente da dire, in quel modo pittoresco ha salutato se stesso. |
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Veleno Romano Eroe in grazia degli dei


Registrato: 16/12/10 04:15 Messaggi: 130 Residenza: Roma
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Inviato: 22 Set 2011 00:27 Oggetto: |
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GrayWolf ha scritto: | L'invisibilità dei meno [o poco più] abbienti.
Un altro ottimo spunto di riflessione. |
Eeeehmmm proprio te mi cadi nella prima trappola per il lettore?
E' vero che una certa intenzione su Invisibili, Tute Bianche e simili c'è, infatti questo sarà un raccontino diciamo... più politico. Ma non scordare che ho un certo geniaccio per i cambi improvvisi di rotta, per le zoomate improvvise.
GrayWolf ha scritto: | Bravo!
Come ebbi già modo di dire:
"Ben vengano i detrattori, servono solo a migliorarci"
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Aaaaah ma io non voglio migliorarmi. Voglio diventare una famosissima, discussa, criticata e portata come cattivo esempio, Rock Star!
@ Silent Bella puntualizzazione ma com'era la battuta di Troisi sul nome da dare a un figlio???
Bene gente adesso vado in silenzio stampa fino alla pubblicazione (per venerdì-sabato) della seconda puntata.
Stay tuned!!!  |
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GrayWolf Dio maturo


Registrato: 03/07/05 17:24 Messaggi: 2325 Residenza: ... come frontiera i confini del mondo...
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Inviato: 22 Set 2011 00:59 Oggetto: |
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Veleno Romano ha scritto: | GrayWolf ha scritto: | L'invisibilità dei meno [o poco più] abbienti.
Un altro ottimo spunto di riflessione. |
Eeeehmmm proprio te mi cadi nella prima trappola per il lettore?
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può darsi, ma... se non si cade in una trappola, non si potrà mai imparare a uscirne.
Veleno Romano ha scritto: |
E' vero che una certa intenzione su Invisibili, Tute Bianche e simili c'è, infatti questo sarà un raccontino diciamo... più politico. Ma non scordare che ho un certo geniaccio per i cambi improvvisi di rotta, per le zoomate improvvise.
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lo so, lo so
I'm tuned... |
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Silent Runner Supervisor sezione Chiacchiere a 360°


Registrato: 16/05/05 10:17 Messaggi: 24078 Residenza: Pianeta Terra
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Inviato: 22 Set 2011 10:01 Oggetto: |
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GrayWolf ha scritto: | può darsi, ma... se non si cade in una trappola, non si potrà mai imparare a uscirne. | Infatti, ma sai come sono questi geniacci entusiasti? Lasciamogli il tempo per fare le dovute esperienze...
A proposito, Lupaccione grigio, se nel frattempo mi passi quel trappolone per toponi invisibili che avevi appositamente modificato, glielo mettiamo lì da qualche parte e poi stiamo a vedere... Ci sentiamo in privato: io porto le molle e tu la polvere di acerabete.. Come convenuto.
Ok? |
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Vit Mortale adepto

Registrato: 11/09/11 09:13 Messaggi: 38
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Inviato: 22 Set 2011 14:27 Oggetto: |
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Citazione: | E se proprio devo essere sincero... magari ad avercelo un milione di persone che mi disprezza e mi odia! |
Come ben sa il caimano e come disse il buon Zappa: non esiste la cattiva pubblicità!
comunque io apprezzo, il tema dell'invisibilità mi ha sempre affascinato, e non solo me! |
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Silent Runner Supervisor sezione Chiacchiere a 360°


Registrato: 16/05/05 10:17 Messaggi: 24078 Residenza: Pianeta Terra
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Inviato: 23 Set 2011 16:30 Oggetto: |
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Un momento.. Zappa è morto.
Come la mettiamo con l'altro?
Una cosa può somigliare al vero: non esiste cattiva pubblicità ma vale solo per i populisti.
Per tutti gli altri... ciccia!  |
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Vit Mortale adepto

Registrato: 11/09/11 09:13 Messaggi: 38
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Inviato: 23 Set 2011 19:50 Oggetto: |
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come posso risponderti senza andare ulteriormente fuori tema? Ah, si, vediamo, l'invisibilità. Meglio la cattiva pubblicità che l'invisibilità! |
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Veleno Romano Eroe in grazia degli dei


Registrato: 16/12/10 04:15 Messaggi: 130 Residenza: Roma
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Inviato: 23 Set 2011 23:21 Oggetto: |
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Seconda puntata
La stranezza della giornata continuò a manifestarsi nell'ufficio postale e all'inizio non riuscivo a capire perchè, poi piano piano misi a fuoco delle anomalie comportamentali dei presenti. A volte il contatore dell'elimina-file indirizzava verso uno sportello dove non c'era impiegato, eppure chi di turno effettuava la sua operazione, altre volte sembrava che nessuno si presentasse al banco ma l'impiegato appariva indaffarato come a servire un utente invisibile. La spiegazione che mi diedi fu quella del rispetto di una qualche, per me ignota, regola burocratica e la cosa mi mise una certa ansia; nei rapporti con l'amministrazione pubblica le regole che non conosci si rivolgono inevitabilmente contro di te. In fondo dovevo solo pagare un bollettino postale, non vedevo razionalmente che problemi avrei potuto incontrare. Venne il mio turno e andai verso lo sportello indicato dal numeratore, non c'era impiegato. Attesi, riguardai verso il numeratore che mi confermò il mio turno a proprio quello sportello, poi improvvisamente scattò e diede il numero seguente allo stesso. Mi girai verso l'addetto presente a fianco che stava sbrigando un'altro utente e chiesi:
"Scusi ma qui non c'é nessuno. Perchè il numeratore mi ha indirizzato qui? Adesso é anche scattato di nuovo..."
L'impiegato alzò lo sguardo verso di me con un'espressione che mi sembrò allarmata, mi parve che volesse dire qualcosa ma tacque e proseguì l'operazione in corso distogliendo lo sguardo dalla mia persona, ignorandomi. Intanto chi di turno dopo, si portò al banco e come se non esistessi tirò fuori dei bollettini porgendoli ad un invisibile sportellista.
"Ehi senta, un momento. Io non ho ancora fatto. Aspetti che finisco."
Fu come non mi avesse visto o sentito.
"Ma... ma siete impazziti? E' l'ufficio postale fantasma questo? Cos'é una candid camera?"
Mentre parlavo mi guardai attorno e m'accorsi che i più non prestavano nessuna attenzione al fatto e giusto qualcuno osservava con l'aria di non volersene far accorgere.
"Ma insomma che accidenti di storia é questa? C'é un direttore qui? Voglio parlare con il direttore!" Dissi a voce alta, quasi urlando.
Improvvisamente tre tizi entrarono nell'ufficio e si diressero verso di me, uno dei tre estrasse un tesserino che mi sembrò della Polizia o di un'altra forza pubblica ma non potei capire bene vista la velocità con cui lo rimise via.
"Cosa succede?" mi chiese.
"Succede che non vogliono farmi pagare il mio bollettino. Ho aspettato il mio turno ma nessuno mi ha servito e ora mi stanno facendo passare avanti altri."
I tre si guardarono un attimo in faccia, poi mi squadrarono.
Quello che aveva parlato mi posò la mano sul braccio e disse:
"Abbiamo capito. Venga con noi per favore."
"No un momento, come sarebbe a dire. Io sono la parte lesa. Ho diritto che la mia operazione venga fatta come per tutti gli altri."
Il tipo mi prese sottobraccio e un suo compagno m'afferrò l'altro braccio.
"Non si preoccupi, venga con noi. E' meglio per lei."
Mentre continuavo a borbottare proteste, mi portarono fuori praticamente di peso e mi caricarono su un'auto civile.
In macchina il tizio che mi aveva parlato sedeva di fianco a me sul sedile posteriore.
"Dove stiamo andando?" chiesi.
Non risposero e io avevo la sensazione di stare in un guaio.
Che giornata del cazzo.
Dopo circa dieci minuti la macchina s'infilò in un cantiere abbandonato e cominciai ad essere spaventato.
La vettura si fermò in uno spiazzo riparato e il tizio al mio fianco mi posò amichevolmente una mano sulla spalla e mi sorrise.
"Non aver paura, non siamo guardie e non vogliamo farti del male. La situazione poteva diventare pericolosa per te, fortunatamente eravamo in zona quando ci hanno avvisato e siamo potuti intervenire prima che qualcuno chiamasse veramente la Polizia Sanitaria, quei posti sono pieni di spie che venderebbero la madre pur di tenersi quello straccio di posto di lavoro che hanno."
Lo guardai sorpreso.
"Polizia Sanitaria? E che roba é? Mai sentita."
"Certo sei uno nuovo e la notizia non é mai stata resa pubblica, anzi la tengono ben nascosta." Disse il tipo di prima, poi continuò: "E' difficile da spiegare in poche parole ma diciamo che é in corso una specie di epidemia che sta dilagando e anche te ne sei stato colpito. Noi siamo una specie di squadra di pronto intervento con l'incarico di recuperare gli ignari contagiati prima che lo facciano le squadraccie del Ministero della Salute."
Lo guardavo fisso; non sapevo che dire. Certamente in quella giornata mi erano successe cose piuttosto strane ma non mi sentivo di certo malato.
"Io sto benissimo." dissi "Anzi lasciatemi andare per i fatti miei. Di questa storia non ne so e non ne voglio sapere!"
"No purtroppo non possiamo lasciarti andare per il tuo stesso bene. Ti dobbiamo portare da qualcuno."
"Ma questo é un sequestro di persona. E da chi dovreste portarmi poi?"
Il tizio ridacchiò mentre l'auto si riavviava.
"Visto che sei un contagiato ti portiamo dal dottore no?"
Mi sentii di nuovo molto preoccupato immaginandomi in una futura, poco gradevole posizione da cavia per esperimenti.
Il tragitto durò una ventina di minuti ad andatura moderata poi entrammo in un garage sotterraneo. Scendemmo dalla macchina e uno dei tre aprì una botola nella quale c'infilammo. Scendemmo diverse rampe di scale per trovarci di fronte ad una porta metallica sorvegliata da due "uomini montagna" armati di mitragliette.
Riconobbero i miei accompagnatori ed aprirono la porta.
Il solito tizio mi si rivolse parlandomi:
"Allora siamo arrivati dal dottor Marsi, avrete un colloquio. Sarai libero di affidarti a lui o meno; personalmente ti consiglio di accettare il suo aiuto. E' un luminare, ha persino salvato la vita al mio cane."
Lo guardai e nonostante i miei timori, sorrisi a quella che evidentemente voleva essere una battuta sdrammatizzante.
Mi porse la mano per stringerla.
"A proposito, mi chiamo Luca."
Strinsi la mano.
"Io sono Alberto."
Luca mi spinse delicatamente verso la porta aperta.
Varcata la soglia mi trovai in un piccolo ambiente scarsamente illuminato, di fronte avevo una porta in legno socchiusa da cui s'intravedeva della luce. Sulle pareti lateali altre due porte chiuse.
Bussai all'uscio socchiuso. Una voce m'invitò ad entrare.
[2/10 ... penso] |
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Veleno Romano Eroe in grazia degli dei


Registrato: 16/12/10 04:15 Messaggi: 130 Residenza: Roma
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Inviato: 27 Set 2011 23:10 Oggetto: |
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Terza puntata: il dottor Marsi
La stanza in cui entrai era piuttosto ampia, sul fondo una scrivana illuminata da una lampada a piantana a cui stava seduto il dottore. Di corporatura esile e dall'età apparentemente sui cinquanta anni, mostrava una faccia cordiale decorata simpaticamente da baffoni spioventi. Di fronte a sè aveva un computer portatile.
"La prego, si accomodi. Se non le dispiace avrei da finire una cosa, poi sarò da lei."
Si reimmerse nel suo lavoro.
Mi guardai intorno, vidi delle poltroncine dall'aspetto accogliente verso cui mi diressi notando nel frattempo, addossato ad una parete, un lettino da psicoanalista. Le pareti erano piene di scaffali colmi di libri salvo che in un'area dov'erano appesi quelli che sembravano essere diplomi. Mi avvicinai per osservarli, sempre ignorato dal dottore assorto nel suo impegno, e vidi che erano lauree e attestati rilasciati a Giovanni Marsi; neurologia, psicologia, chirurgia e persino veterinaria. Mi chiesi come fosse possibile tanta Scienza e se almeno qualcuna non l'avesse comprata. La voce di Marsi mi riscosse dal pensiero.
"Le ho ottenute tutte regolarmente, non dubiti."
Mi girai verso di lui, mi guardava sorridendo ironicamente.
"Non si preoccupi, non le sto leggendo nella mente. Semplicemente ho prevenuto una domanda alla quale sono abituato."
A mia volta risposi con un sorriso di circostanza.
"Allora veniamo a noi. I nostri infermieri volontari sono riusciti trarla d'impaccio da una situazione che rischiava di farsi difficile senza adeguata preparazione."
Continuò il dottore:
"Veramente degli ottimi ragazzi, specie Luca mi é particolarmente affezionato da quando salvai il suo cane. Povera bestia, ricordo ancora com'era malridotto dopo essere stato investito da un'auto della Polizia Sanitaria. Ma non so ancora il suo nome, il suo di Lei intendo, il cane si chiama Hugo. Il mio , come ha visto, é Giovanni Marsi."
Risposi presentandomi.
"Mi chiamo Alberto. Alberto Federici."
"Bene Alberto" Riprese il dottore "Andrò subito al dunque, lei é vittima di una sindrome che sta colpendo molti individui di cui non conosciamo ragione e origine, nondimeno la sintomatologia per grandi linee comincia ad esserci chiara. Ora le porrò delle domande per inquadrare il suo caso, la prego di rispondere con sincerità nel suo stesso interesse."
Mi fece cenno di sedermi nella poltrona di fronte alla sua scrivania.
Mi sedetti in attesa di domande e (speravo) chiarimenti.
"Mi dica... negli ultimi tempi ha avuto come la sensazione che non la vedessero?"
"Si ma solo oggi. Prima non mi era mai successo, oggi per molti ero come invisibile ed incorporeo."
Il dottore annuì.
"E ha avuto anche la sensazione di non vedere qualcuno che invece doveva esserci nella situazione che osservava?"
Mi tornò alla mente l'episodio dell'ufficio postale.
"Si anche questo, sempre solo oggi."
Mi fissò per un'attimo.
"Oggi? Solo oggi? Così repentinamente, senza episodi minori precedenti?"
"Si dottore, proprio così. E' successo tutto oggi."
"Uuuuuhmmmm. Piuttosto raro. E preoccupante direi."
Restò immerso nei suoi pensieri per diversi secondi.
"Lei sa cos'é una malattia sociale?"
"Per grandi linee penso di si. Una malattia sociale é una patologia che per diffusione e ripercussioni danneggia un'ampia collettività."
Marsi assentì alla mia descrizione.
"Già, più o meno é questo. E attualmente ci troviamo in un'emergenza sanitaria di vasta scala che le autorità vogliono nascondere nonostante la suà gravità per "diffusione e ripercussioni" usando le sue parole. E temo, amico mio, che lei sia stato colpito in maniera fulminante."
Le parole del dottore mi agghiacciarono. Malato! Ero malato di una malattia sconosciuta e presumibilmente pericolosa.
"Senta dottore ma si muore di questa malattia? C'é cura?"
Marsi sorrise.
"No, non si muore direttamente ma si può essere uccisi per il fatto di averla."
Su queste parole la sua faccia si fece serissima.
"E' una sindrome socialmente destabilizzante e diffondendosi potrebbe arrivare a sconvolgere completamente l'attuale modo di vivere."
Raccolse le idee in qualche istante di silenzio, poi continuò:
"Si presenta come una forma allucinatoria per cui degli individui non percepiscono la presenza di altri pur vedendo gli effetti che producono nell'ambiente; per questo l'attenzione della medicina si é rivolta in principio a chi non percepiva gli altri. In seguito e sorprendentemente, scoprimmo che era chi non veniva visto ad essere afflitto dalla patologia. In qualche modo questi interferivano con le capacità percettive dell'osservatore diventando nei fatti invisibili e incorporei. Naturalmente il pericolo massimo, per ovvie ragioni, é per chi non viene visto."
Annuii ripensando al rischio di essere investito che avevo corso poche ore prima.
"Non sappiamo in che modo sia possibile anche se ci sono supposizioni che ci portano a credere che i malati siano in grado di emettere un campo elettromagnetico a bassissima frequenza in grado d'interferire in modo estremamente selettiva sull'interpretazione delle percezioni di chi sta intorno che non sia malato a sua volta."
Fece un'espressione di perplessità.
"Infatti, tanto per complicare le cose, chi ha la sindrome non ne viene interessato salvo in rari casi nei quali il malato perde a sua volta la capacità di percepire una specifica categoria di persone..."
Tacque repentinamente, guardandomi fisso come ad attendere un mio commento.
Inghiottii la saliva che non avevo nella bocca secca, solo per riflesso condizionato, e mi schiarii la voce giusto per accertarmi di averla ancora.
"Credo di essere uno di quei casi rari." E gli raccontai di getto quello che mi era successo nelle ore precedenti.
E inevitabilmente gli porsi la domanda:
"Ma chi é che non posso vedere?"
Marsi ridacchiò.
"In altri tempi lo avrebbero considerato un dono degli dei ma oggi... non può vedere le persone inutili."
Sentii la mia faccia prendere un'espressione stupita e forse stupida.
"Cioè? Non capisco."
"Alberto, lei non é un bambino e sa benissimo che ci sono un'infinità di persone la cui esistenza é inutile. Esistono solo perchè qualcuno li considera presenti nel suo universo personale, magari perchè gli passa uno stipendio o gli serve per qualche ora di sesso. In realtà domani potrebbero benissimo essere scomparsi con tutta la memoria della loro esistenza e la Realtà riassorbirebbe i loro pochi atti ridistribuendoli in altre esistenze di maggiore magnetismo."
Era vero, in fondo la nostra vita era piena di cose di cui non sapevamo l'artefice e l'origine; uno valeva l'altro per il vivere quotidiano. A volte, per grandi cose c'era un grande Autore ma la quotidianità era fatta di cose impersonali senza una paternità definita. E ripensando all'episodio dell'ufficio postale probabilmente potevo dare un volto all'invisibile e cieco sportellista, cercando nella mia memoria i volti di quelli che avevo sempre considerato meno produttivi e dall'aria più seccata dal fatto di stare dove stavano.
Poi le domande si affollarono nella mia testa e una prevalse.
"Allora anch'io che sono invisibile sono inutile?"
Il dottore sorrise.
"No. Lei é certamente invisibile agli inutili ma esiste per quelli che hanno il suo stesso problema salvo che lei non sia inutile veramente. Ma da quello che mi ha raccontato e dal fatto che Luca l'ha vista, presumo che lei non sia inutile... Mi perdoni Alberto le dispiace se ci diamo del tu visto che dovremo lavorare insieme?"
"Si certo dottore... anzi Giovanni ma cosa intende... cioè cosa intendi per lavorare insieme?"
"Per prima cosa ti sottoporremo a dei test non invasivi, per niente dolorosi durante un brevissimo ricovero in'unità attrezzata. Poi diciamo che ci sarà una specie di riabilitazione fisioterapica... un addrestramento al controllo della tua... particolarità. Accetti?"
Il dottor Giovanni Marsi era decisamente rassicurante ed accettai.
Alzò la cornetta telefonica, compose un breve numero e disse:
"Alberto accetta di entrare in squadra, vieni a scortarlo."
Mi sorrise e dopo pochi secondi entrò Luca che mi condusse fuori dallo studio per inoltrarci in un labirinto di corridoi e scale fino ad arrivare ad un ambiente ospedaliero piccolo ma dall'aria estremamente efficiente.
[3/10... ma le idee s'affollano] |
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Veleno Romano Eroe in grazia degli dei


Registrato: 16/12/10 04:15 Messaggi: 130 Residenza: Roma
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Inviato: 01 Ott 2011 00:23 Oggetto: |
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Quarta puntata - Gli esami non finiscono mai
Nel reparto ospedaliero mi prese in consegna una bella brunetta dagli occhi verdi, piuttosto tonda ma decisamente sexy.
In particolare mi colpirono le sue mani mentre riempiva una scheda con i miei dati, aveva delle dita lunghissime ed affusolate con unghie curatissime e... Oddio! Aveva sei dita per mano e le muoveva tutte con naturalezza.
Evidentemente si accorse della mia sorpresa.
"Si, sono una mutazione genetica ma di tipo progressivo. Ho dodici dita e le uso tutte benissimo."
Cercai di trarmi d'imbarazzo con una battuta:
"Bravissima dattilografa allora."
"No, non ho mai imparato la dattilografia e scrivo con due dita ma quello che vedi é solo l'apparenza. Il fatto é che nelle mani ho il triplo delle terminazioni nervose di un comune umano e con queste posso fare cose che nemmeno immagini." Le agitò nell'aria.
Confesso che nella mia fantasia, non furono proprio limpide e lecite le capacità che immaginai potesse avere in quelle dodici dita. Ma nel tempo scoprii veramente cosa significava.
Assunse un atteggiamento cordialmente professionale.
"Allora Alberto, benvenuto fra noi. Dalla nota che il dottor Marsi mi ha mandato vedo che potresti essere molto utile nella ricerca che stiamo portando avanti. Non hai nulla da temere, ti tratteremo bene; solo di sottoporremo a qualche test non invasivo e per niente doloroso. Roba di pochi giorni in cui sarai nostro gradito ospite, poi se vorrai ti aiuteremo ad avere un miglior controllo della tua... particolarità con un semplice corso d'addestramento piuttosto divertente. Metti la firma su questi documenti per favore."
Porgendomi le carte da firmare mi sorrise in un modo che avrei accettato anche un patto con il diavolo.
Dieci giorni dopo maledivo cordialmente la bella capo infermiera Paola (questo il suo nome) e il dottor Marsi.
Non avrei mai creduto esistessero tanti esami di laboratorio a cui un umano poteva essere sottoposto; mi avevano rivoltato come un calzino, ero continuamente sotto osservazione, ogni mio parametro misurabile era stato misurato e rimisurato per verifica. Non ne potevo più; eppure quando stavo per esplodere un qualche intervento di Paola o di Giovanni, mi riportava in uno stato collaborativo e complessivamente remissivo.
Ero stato forse ipnotizzato o quantomeno plagiato? Il fatto era che le conversazioni quasi quotidiane con Marsi erano, senza nessun alone di misticismo, in qualche modo illuminanti e mi aprivano degli spazi di comprensione sorprendenti.
In un'occasione mi disse:
"Ricordi che raccontandomi dell'episodio dell'ufficio postale mi dicesti che ti sembrò che qualcuno ti vedesse eppure fece finta come se non fosse?"
"Certamente." Risposi.
"Adesso immagina, se non fossimo intervenuti e se stessi all'oscuro della malattia, da solo con quelle che si presentano come allucinazioni, cosa penseresti?"
"Di essere diventato matto ovviamente."
"Ed è proprio quello che pensa di se stesso chi ha voluto ignorarti. E' convinto di essere pazzo e cerca di dissimularlo. Tu non lo faresti, specie se temi di perdere qualcosa... magari il posto di lavoro?"
Annuii convinto.
"Per autodifesa tentano la normalità ma non può durare a lungo. Capisci che se l'inutile invisibile di turno è il tuo capo la cosa diventa un problema." Sorrise beffardo.
"Inoltre qualcuno ha cominciato a capire che ci sono diversi inutili anche fra le cariche più importanti... Immagini le ripercussioni?"
Capivo perfettamente. Altro che invisibilità come nei film e nei fumetti, questa era una specie d'imbarazzante chiaroveggenza che dava più problemi che altro nel nostro sistema sociale. Specie a chi l'aveva.
[...]
Luca si avvicinò a Matteo.
"Allora che si dice?"
"Situazione stazionaria, mi manca un pò d'azione."
"Pare che ne avremo presto a sentire il Doc."
"Marsi è entusiasta del nuovo acquisto."
Luca sorrise.
"Si, a me sembra piuttosto imbranato anche se simpatico, non capisco come potrebbe essere colui che aspettavamo."
"Giovanni ha le sue teorie. Effettivamente il dottore finora ha mostrato di sapere il fatto suo ma su questa cosa sono perplesso anch'io. Veramente imbranato il tipo."
[...]
Le dodici dita di Paola si muovevano velocissime nel fissarmi intorno al corpo e agli arti delle fasce plastiche da cui uscivano dei cavi che terminavano in un macchinario.
"Oggi di cosa sono cavia?"
"Tenteremo di rilevare i punti esatti di risonanza dei campi che emetti e ti reindurremo un campo opposto leggermente sfasato, verificando se si crea un terzo campo indipendente e modulabile."
Ovviamente afferravo il significato dei singoli termini ma cosa sarebbe significato sulla mia pelle mi sfuggiva.
"Suona pericoloso."
"Ma no, stai tranquillo. Chiudi gli occhi e rilassati, cominciamo." Rispose Paola avviando il macchinario con le sue fastastiche dodici dita.
Effettivamente non sentivo niente e stavo iniziando a temere di passare le seguenti decine di minuti annoiandomi... non che mi fossi divertito troppo nei giorni passati.
Improvviamente la botta. Cominciai a sentire nelle mie orecchie, con nitidezza mai provata prima, i suoni che facevano i fenomeni naturali delle VLF. Poi (improvvisamente) i suoni esplosero in colori nei miei occhi e assunsero forme in cui riconobbi strutture geometriche derivabili da funzioni sinusoidali; man mano che fluivano assumevano il senso di una codifica comprensibile alla mia mente e cominciai a comprenderne il messaggio intrinseco.
Non so per quanto tempo mi trovai in questo stato ma ricordo che risvegliandomi mi trovai l'ago di una siringa infilato nel braccio e Paola che stava prelevandomi del sangue.
Istintivamente mi contrassi.
"Stai calmo Alberto. Solo un piccolo prelievo, dobbiamo verificare degli enzimi. Stai bene vero?"
Annuii. Ero confuso e chiusi gli occhi. Vidi ancora le forme colorate.
Riaprii gli occhi e sbattei le palpebre tanto forte che mi parve di sentirne il suono.
Mi accorsi che come ombre sfumate i colori erano ancora presenti.
Aleggiavano intorno a tutto con le forme e le sequenze che avevo visto durante il test.
Queste percezioni erano particolarmente intense intorno agli oggetti connessi alla rete elettrica ma più di tutto lo erano intorno a Paola. La fissai nel turbinio di colori che la circondava, rispose al mio sguardo e il rosso era il colore dominante. Con un braccio l'avvicinai e lei mi lasciò fare in un vortice di toni cromatici dal rosso sangue al porpora.
Le nostre labbra si toccarono.
[...]
Nda: Chi vuole sentire i suoni uditi da Alberto (con minore nitidezza) potrà farlo in questa pagina della Iowa University.
Avviso importante: il prossimo capitolo per il contenuto potrebbe turbare i più giovani e gli animi sensibili. Lo considero VM 14 e sconsigliato ai deboli di stomaco... ve l'ho detto, non lamentatevi dopo.
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Veleno Romano Eroe in grazia degli dei


Registrato: 16/12/10 04:15 Messaggi: 130 Residenza: Roma
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Inviato: 05 Ott 2011 00:08 Oggetto: |
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Quinta puntata - Come con i cani a morderci il culo.
Mentre le magiche dodici dita di Paola stavano esplorandomi, due esplosioni sorde fecero saltare quella che avrebbe avuto una buona possibilità di essere la scena di maggior passionalità della mia Vita.
La bella infermiera di scatto si scostò da me per andare ad aprire un armadietto.
Ne tirò fuori una mitraglietta che si mise in spalla e una pistola che mi lanciò.
La presi al volo non so come.
"Sai usarla?" mi disse Paola.
"No." risposi.
"Allora impara presto."
Da un frigorifero prese un contenitore termico.
Poi disse "Vieni con me."
E si lanciò fuori dalla porta verso i labirintici corridoi.
La seguii cercando di non spararmi sui piedi.
[...]
Luca, mentre passava la canna a Matteo, s'immobilizò.
"Hai sentito?"
Matteo fece un cenno d'assenso.
"Si. Granate stordenti. Attaccano."
Guardò Luca che intanto si stava muovendo.
"Forse so dove vogliono andare, vieni con me!"
Gettò in terra il mozzicone e si buttarono giù nel labirinto di scale e corridoi.
[...]
Giovanni Marsi sentì le due esplosioni dal suo studio, chiuse il file su cui stava lavorando e si mosse con efficiente calma verso la porta.
Nell'angusto spazio dell'ambiente scarsamente illuminato in cui si trovò, ignorò la porta frontale per aprire prima quella di destra che si rivelò essere una piccola e fornitissima armeria da cui si rifornì con efficiente meticolosità e poi quella di sinistra che s'apriva su una scala a pioli, di cui non si vedeva il termine e sulla quale iniziò ad arrampicarsi agilmente verso il labirinto di ambienti e corridoi.
[...]
Le sentinelle sparse nel labirinto cercavano di entrare in contatto con i coordinatori per avere indicazioni.
Confusione, tensione, mani che si contraevano sulle armi in attesa di un qualcuno da interpretare come obiettivo.
Il formicaio era in fermento, un formichiere aveva infilato il muso nella tana; perché di un formicaio si trattava. Chilometri di tunnel aggiunti per raccordare reti fognarie, tunnel ferroviari di servizio, cantine murate e dimenticate, vecchi rifugi antiaerei persi da ogni memoria. Come avrei scoperto in seguito, leggende parlavano di percorsi verso varchi su altri tempi e dimensioni; verso altre realtà a volte desiderabili e più spesso da evitare accuratamente. Tutto organizzato e coordinato in attesa di un momento speciale, da lungo previsto, che avrebbe potuto essere anche ora se in un ragionevole lasso di tempo fosse arrivato il messaggio atteso.
[...]
Ci si presentò davanti come un'ostacolo improvviso. L'aspetto era quello inequivocabile di una testa di cuoio.
Nell'istante brevissimo che impiegò per alzare la sua arma contro di noi capii le vere potenzialità delle mani di Paola.
Con la sinistra afferrò la mitraglietta dell'avversario strappandola con forza e producendo un suono di falangi frantumate, mentre con la destra gli strinse la gola.
Non lo strangolò. Semplicemente il collo del nostro nemico assunse la forma stretta al centro di una clessidra; il colore della sua faccia virò velocemente su toni di rosso acceso per passare molto velocemente al bianco cadaverico.
I suoi occhi sporgevano innaturalmente dalle orbite. Velocemente Paola finì di estrarli dalle orbite; usando le unghie come bisturi; tagliò velocemente legamenti, nervi e pochi secondi dopo li teneva delicatamente in mano.
Aprì il contenitore termico (che dal vapore intuii contenere ghiaccio secco) e li buttò dentro... insieme a tutti gli altri che intravidi.
Mi guardò e disse "Non sono psicopatica, sono chiavi e possono servirci."
Richiuse il contenitore termico.
Avrei voluto trovarmi in una situazione che mi permettesse di vomitare in santa pace.
[...]
Corremmo ancora per qualche decina di metri per trovarci in uno spiazzo, da uno degli accessi ai corridoi si sentiva avvicinarsi di corsa qualcuno mentre una botola nel pavimento si stava aprendo.
Alzai la pistola senza sapere cosa ne avrei fatto per sentirmela abbassare con autorevole fermezza da Paola un secondo dopo, vedemmo che dal corridoio erano comparsi Luca e Matteo mentre saltava fuori dalla botola Giovanni.
"Paola! Alberto!" disse Marsi.
"Marsi!" disse Luca.
"Luca! Matteo! Giovanni!" disse Paola.
"Cristo!" dissi io "Cos'è questa? Una scena del Rocky Horror Show?"
Tutti abbassarono le armi in un imbarazzato silenzio che venne ben presto rotto da Giovanni.
"Va bene Alberto, ti dobbiamo qualche spiegazione. Ma dobbiamo trovare un posto tranquillo per parlare. Seguitemi!"
E si lanciò giù per il labirinto, con noi che lo seguivamo e io mi chiedevo perché correvo come un pazzo dietro qualcuno di cui (anche se mi ispirava una certa fiducia) non sapevo a che punto avrei potuto fidarmi.
Ma correvo come un pazzo. Correvo e forse ero pazzo veramente a seguirli.
Correvo come con il Diavolo alle spalle chiedendomi se non lo avessi a farmi da guida.
Correvo ricordando che mi ero coinvolto sperando nell'aiuto di una specie di confraternita di mutuo soccorso e adesso mi sentivo complice di una non ben precisata organizzazione paramilitare... forse terroristica.
Correvo con una pistola che non sapevo usare in mano.
Correvo senza sapere dove ma con la coscienza di aver superato un punto senza ritorno.
E durante la corsa mi resi conto che il fenomeno delle forme colorate aleggianti intorno a persone ed oggetti persisteva. Ricordai che anche durante la morte della testa di cuoio vidi i colori che gli aleggiavano intorno fondersi fra loro in un grigio omogeneo che progressivante perse di luminanza verso il nero.
E le stesse forme colorate aleggiavano intorno a tutto e tutti confondendomi ancora di più.
A volte c'era un messaggio immediato ed esplicito in quei colori, altre volte sembrava esserci un senso esoterico e sovrannaturale; altre ancora non avevano senso come certi sogni che al risveglio persistevano come messaggi in bottiglia provenienti da un dove e un quando fuori dalla comprensione comune.
Correvo fra i colori che mi circondavano contentendosi la mia attenzione con i pensieri che m'aggredivano.
Correvo e ogni tanto qualcuno si girava a guardarmi come se avessi richiamato la sua attenzione... poi valutava il mio essere in me stesso e perplesso continuava la sua corsa guardando la sua guida chiunque in quel momento fosse.
Poi venne il momento di fermarci. Entrammo in una sala esagonale colma di libri.
Tra gli scaffali immensi e colmi di volumi, una porta seminascosta che Giovanni aprì con la sua impronta digitale.
Uno dopo l'altro varcammo la porta ed entrammo per trovarci in una palestra... era forse questo il senso di "Mens sana in corpore sano"?
[5/10... ma non è detto] |
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