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ioSOLOio Amministratore


Registrato: 12/09/03 19:01 Messaggi: 16342 Residenza: in un sacco di...acqua
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Inviato: 07 Set 2008 10:19 Oggetto: |
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dr.K ha scritto: |
chemicalbit ha scritto: | Che tra l'altro è pure quello un film che è noto per non capirsi (volutamente!) cosa è vero e cosa è finto (o dovremmo meglio dire "repplicante"). |
Dipende a quale versione ti riferisci  |
effettivamente....
io le ho viste praticamente tutte..
a me è sempre apparso lineare e chiaro.. |
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Silent Runner Supervisor sezione Chiacchiere a 360°


Registrato: 16/05/05 10:17 Messaggi: 24078 Residenza: Pianeta Terra
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Inviato: 07 Set 2008 10:31 Oggetto: |
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dr.K ha scritto: | Silent Runner ha scritto: | Dubito comunque dell'efficacia di un simile procedimento: per quanto il banco ottico possa ingrandire una immagine 24x36, si baserà sempre sulla sua struttura e sulle informazioni in essa contenute.
E le immagini delle pellicole fotografiche non sono frattali. Se le ingrandisci trovi la grana. |
In realtà si ottengono risultati migliori rispetto a qualsiasi algoritmo digitale commerciale (ignoro se qualche università USA abbia o meno algoritmi superiori).
Mi spiego: se stampo un 35mm in modo da non esaltare la grana e poi fotografo la stampa con una pellicola da fotoriproduzioni (6-12 ASA o giù di lì) e per giunta in medio/grande formato, il nuovo ingrandimento avrà una risoluzione impareggiabile rispetto al digitale. Questo perché la nuova foto non riproduce la grana della prima stampa, ma solo l'immagine (le forme, i contrasti); e la grana di una pellicola da riproduzione è ultra fine. Spero di essermi spiegato, se mi rileggo non mi capisco... |
Detta in questi termini concordo pienamente. Si può effettivamente rifotografare con buoni risultati escludendo la trama.
E il confronto con il digitale è impossibile (anche se il digitale consente altre strategie di manipolazione attraverso meccanismi di interpolazione dei pixel adiacenti che consentono migliori fotomontaggi, più "gradevoli" all'occhio umano).
Ma resta il paradosso del film (è licenza poetica) dell'evidenziare quello che nella foto originale non si vedeva.
Su questo particolare era centrato il mio dissenso.
Se non era otticamente visibile nel 24x36 parimenti sarà invisibile ingrandendo ciò che non esiste nell'originale.
Salvo ovviamente che non si parli di riconoscimento. Vale a dire che, ponendo all'osservatore un'immagine confusa questi possa riconoscervi forme che altrimenti non sarebbero evidenti.
Ma qui si va finire in un altro ambito ed è quello del riconoscimento delle forme. Il nostro cervello di algoritmi superprofessionali ne ha a bizzeffe tanto che è in grado di ricostruire (prendendoli dalla memoria) forme che riconducano a ciò che potrebbe essere l'oggetto osservato.
Ne abbiamo un esempio guardando le nubi. Possiamo in esse vedere forme di animali, volti o altre cose solo perché dentro di noi sono presenti algoritmi in grado di "ricreare" un'immagine partendo da pochi elementi.
In tal senso il film può aver sfruttato questa caratteristica del cervello umano proiettandola sul metodo tecnico del Blow Up. Un gioco di metafore e di rimandi per creare una storia tra l'onirico e l'autoreferenziale (il film, la fotografia la manipolazione dell'immagine per giungere a conclusioni e narrazioni del falso e del vero).
P.s.
non sminuirti la tua descrizione era chiarissima. |
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dr.K Dio maturo


Registrato: 24/03/05 06:07 Messaggi: 1186 Residenza: di fronte a TRE ragazze olandesi appena arrivate!!!
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Inviato: 07 Set 2008 16:36 Oggetto: |
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Silent Runner ha scritto: |
Salvo ovviamente che non si parli di riconoscimento. Vale a dire che, ponendo all'osservatore un'immagine confusa questi possa riconoscervi forme che altrimenti non sarebbero evidenti. |
E' proprio su questo che si basa il film.
Il protagonista fotografa due persone in un parco. Sembrano amanti.
Ad un certo punto lei si volta preoccupata, lo spettatore pensa che si sia accorta del fotografo.
Il fotografo si distrae e ricomincia a scattare.
Lei adesso è sola, l'uomo è sparito; lei è spaventata e scappa.
Il fotografo torna in studio e sviluppa le pellicole, c'è qualcosa che non gli torna.
Dopo successivi ingradimenti del lato opposto in cui stavano gli amanti vediamo una forma spuntare da un cespuglio: una mano che impugna una pistola. Non è molto definita, ma è indubbiamente ciò che sembra.
Ingrandimenti di una foto successiva rivelano la forma del cadavere di un uomo (la testa e il tronco) stesa dietro ad un cespuglio.
E' soltanto una forma completamente nera e sgranata, ma a questo punto protagonista e spettatori sanno che è avvenuto un omicidio.
ATTENZIONE: di seguito c'è la fine del film.
Il fotografo torna al parco e non trova nulla.
Dopo altre indagini (cerca la dionna) il fotografo torna in studio e qualcuno ha portato via tutte le foto e i negativi.
Non potendo documentare il fatto, il fatto non è accaduto, o è accaduto solo nella mente del protagonista e degli spettatori.
E' l'unico film di Antonioni che sono riucito a capire e vedere fino in fondo.
Tutte le altre pellicole del regista dell'incomunicabilità restano e me incomprensibili e soporifere. |
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gomez Dio maturo


Registrato: 28/06/05 11:26 Messaggi: 2112 Residenza: Provincia di Torino
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Inviato: 17 Set 2008 17:40 Oggetto: |
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Citazione: | In realtà si ottengono risultati migliori rispetto a qualsiasi algoritmo digitale commerciale (ignoro se qualche università USA abbia o meno algoritmi superiori).
Mi spiego: se stampo un 35mm in modo da non esaltare la grana e poi fotografo la stampa con una pellicola da fotoriproduzioni (6-12 ASA o giù di lì) e per giunta in medio/grande formato, il nuovo ingrandimento avrà una risoluzione impareggiabile rispetto al digitale. Questo perché la nuova foto non riproduce la grana della prima stampa, ma solo l'immagine |
Aggiungo i miei 5cent: ai tempi in cui passavo le nottate a stampare foto in bianco e nero avevo provato ad ottenere ingrandimenti di piccolissimi dettagli stampando _su_pellicola_ (che poi ingrandivo nuovamente ristampando ancora su pellicola....) e il risultato era in effetti molto superiore a quanto oggi ottengo a parita' di condizioni da una immagine digitale (almeno con i sw disponibili a un dilettante).
Tuttavia anche in quel caso il limite era dato dalla grana della pellicola di partenza, se ad es. la targa di un'auto era composta da poche decine di granuli d'argento, i successivi ingrandimenti non la rendevano assolutamente piu' leggibile di quanto fosse in partenza. :-)
Mauro |
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Silent Runner Supervisor sezione Chiacchiere a 360°


Registrato: 16/05/05 10:17 Messaggi: 24078 Residenza: Pianeta Terra
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Inviato: 18 Set 2008 14:38 Oggetto: |
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Siamo giunti più o meno tutti quanti alle stese conclusioni: il limite è nella risoluzione della pellicola originale.
Se potessimo realizzare una foto 1:1 dell'universo intero dovremmo avere una lastra fotografica con un'emulsione la cui granulometria è infinitamente ridotta e nella quale ogni singolo granulo non dovrebbe essere superiore per dimensione ad un nucleo di idrogeno (un protone).
Ovviamente, la lastra fotografica dovrebbe avere le stesse dimensioni dell'universo. Se volessimo poi ri-fotografare questa lastra per ottenere un ingrandimento, non potremmo ottenere maggiore dettaglio (anche perché i quark che compongono il protone non sono "materia" bensì una delle componenti che consentono alla materia di "essere" e cioè di avere le caratteristiche di "materia" così come la conosciamo..).
Ma quello che mi preoccupa di più è un'altra cosa: dove trovare bacinelle per lo sviluppo sufficientemente grandi se queste, per contenere la lastra, dovrebbero essere più grandi dell'universo che le contiene? |
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dr.K Dio maturo


Registrato: 24/03/05 06:07 Messaggi: 1186 Residenza: di fronte a TRE ragazze olandesi appena arrivate!!!
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Inviato: 18 Set 2008 18:02 Oggetto: |
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Silent Runner ha scritto: | Siamo giunti più o meno tutti quanti alle stese conclusioni: il limite è nella risoluzione della pellicola originale. |
In teoria sì, in pratica anche no.
Gli esempi di gomez e di "blow up" sono dei casi limite.
Ad ogni riproduzione la grana precedente viene "sostituita" da quella nuova.
Se l'ingrandimento precedente è fatto in modo da non rivelare (troppo) la grana e le riproduzioni successive non spingono l'ingrandimento al limite e utilizzano una pellicola da riproduzione (oltre che buone ottiche, ecc...), l'ingrandimento finale avrà una buona definizione, anche dopo molti passaggi.
Non avete idea quante volte viene duplicata la pellicola originale di un film prima di venire proiettata in sala, eppure la qualità è sempre accettabile.
Ancora una volta i metodi degli "antichi" surclassano la moderna tecnologia...  |
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Silent Runner Supervisor sezione Chiacchiere a 360°


Registrato: 16/05/05 10:17 Messaggi: 24078 Residenza: Pianeta Terra
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Inviato: 18 Set 2008 18:25 Oggetto: |
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Ma infatti non c'è alcun disaccordo. Il limite è nella risoluzione della pellicola originale significa esattamente quanto hai appena detto.
Teniamo conto che la disposizione dei "grani" è casuale. Non esistono perciò due pellicole uguali per disposizione dei granuli e questo esclude effetti moiré o altri disturbi simili. Non si creano cioè interferenza fra i punti originali di formazione dell'immagine e quelli successivi.
Al massimo si possono ingrandire i granuli stessi e renderli visibili.
Ma si torna lì, la differenza finale è nel fatto che nella fotografia digitale, risoluzione a parte, i singoli elementi sensibili sono ordinati in una griglia geometrica uniforme e, per questo, l'errore introdotto dalla limitazione della risoluzione del sensore è più visibile a occhio nudo.
Teniamo conto che, al di là delle potenzialità delle emulsioni e delle ottiche, c'è sempre l'occhio umano che risistema tutto.
Ad esempio, nel processo di ottimizzazione delle immagini gif, uno dei metodi che consentono una buona ottimizzazione "visiva" dell'immagine consiste nell'utilizzare un processo che si chiama "optimized octree". Anche riducendo i colori, il processo "disperde" in modo più o meno casuale i pixel di colore diverso, ottenendo un lieve effetto di granulazione che l'occhio umano compensa dando l'illusione di un'immagine dalle sfumature più progressive. |
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