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paolodegregorio Dio minore

Registrato: 13/07/07 13:00 Messaggi: 979
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Inviato: 01 Gen 2011 13:05 Oggetto: democrazia o mercato? Marchionne for ever? |
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- democrazia o mercato? -
di Paolo De Gregorio, 31 dicembre 2010
Nella pagina “sogni e incubi” dei redattori de “il Fatto Quotidiano” molti giornalisti esternano brevemente e i più sperano in un paese normale, dove la destra sia destra (legalità, merito, rigore) e la sinistra faccia la sinistra (solidarietà, uguaglianza, libertà), il tutto nel rispetto della Costituzione e delle istituzioni.
Ma si tratta proprio di un sogno, poiché all’orizzonte non si vede nulla che ci possa avvicinare ad un paese civile, con una sinistra e una destra identitarie ed antagoniste, con regole severissime che vietino i monopoli mediatici, con un servizio pubblico televisivo i cui azionisti siano i cittadini che pagano il canone ed eleggono il presidente Rai con tutti i poteri, scelto tra personalità assolutamente indipendenti, con una Chiesa senza finanziamenti statali che si occupi di religione e non di politica.
Nessun partito politico chiede che vengano adottate quelle regole che potrebbero portarci in democrazia. Nessuno chiede l’uscita dalla Nato e dalle avventure militari, nessun partito chiede che le nostre enormi spese militari siano abolite ed investite in istruzione e ricerca.
Le decisioni fondamentali oggi sono prese dalle forze economiche, che esportano capitali prodotti in Italia, delocalizzano all’estero le attività produttive per pagare meno gli operai e con questi poteri impongono contratti tipo Pomigliano e Mirafiori, che sono dei diktat contro i quali non c’è difesa.
Nessun partito vuole affrontare questa materia, che poi è la globalizzazione, che ci ha portato crisi finanziarie ed economiche, abnormi flussi migratori, precarietà. Nessuno ci dice la semplice verità: la globalizzazione è un fenomeno selvaggio dove vince chi riesce a produrre con meno costi, e molte nazioni, come l’Italia, sono destinate al declino perché hanno perduto molti mercati che non riconquisteranno più, nemmeno con la cura Marchionne.
Non lo dice nessuno, ma l’unica strada lungimirante è quella di uscire dalla WTO, dal FMI, dall’Euro, bloccare i flussi di capitali verso l’estero, e pensare ad un modello di sviluppo che metta al primo posto la nostra autosufficienza energetica (con le rinnovabili) e l’autosufficienza alimentare (con agricoltura tutta biologica), bloccando tutte le importazioni in questi settori, e progettando, producendo e installando in Italia una nuova rete energetica diffusa capillarmente su tutto il territorio.
Una riconversione energetica di questo tipo creerebbe una importante occupazione, soprattutto se pensiamo alle esigenze di auto elettriche, con la diffusione su tutto il territorio di distributori che siano anche unità produttive di energia.
Se nessun partito progetta il futuro, è segno che sono tutti defunti, e bisogna urgentemente pensare a nuovi programmi, nuovi metodi, nuove figure politiche, nuove analisi della realtà. |
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paolodegregorio Dio minore

Registrato: 13/07/07 13:00 Messaggi: 979
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Inviato: 08 Gen 2011 13:06 Oggetto: |
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- Marchionne for ever? -
di Paolo De Gregorio, 8 gennaio 2011
L’attuale “liberismo”, che nulla ha a che fare con i suoi padri teorici (Locke, Adam Smith, Keynes), e che normalmente si coniuga con libertà e democrazia, nella fase economica della “globalizzazione” ci sforna personaggi come Marchionne, che sono stati messi dal potere industriale nella condizione di annullare ogni conquista ed ogni ruolo della classe operaia.
La FIAT, pur essendo stata, per molti decenni, finanziata generosamente con fondi pubblici (praticamente il contrario del liberismo) è stata messa nella condizione di investire i profitti all’estero, di delocalizzare senza limiti la sua produzione, per poi alzare la voce e porre diktat e aut-aut in cui non si tratta più, ma si dice semplicemente: o si fa come dice la Fiat o si chiudono gli stabilimenti in Italia, ricordando anche che la produzione italiana oggi non dà profitti all’azienda.
Veramente strano questo liberismo, ormai appoggiato anche dai sindacati e dal cadavere della sinistra. Diciamo di essere in democrazia e l’unica libertà che hanno i lavoratori e quella di scegliere tra lo schiavismo e il licenziamento.
La politica ha lasciato campo libero allo strapotere industriale, non è più in grado di pretendere nulla dagli industriali, non tutela più i lavoratori italiani, ed è impensabile la ripresa economica con migliaia di industriali e di aziende italiane trasferitesi dove il costo del lavoro e più basso.
Questo abdicare della politica ad ogni impegno di governare l’economia si rivelerà disastroso e sicuramente la crisi e il declino dell’Italia diventeranno strutturali.
Se è vero che la competizione globale premia chi riesce a produrre a costi più bassi, non abbiamo futuro. Bisogna necessariamente pensare ad un nuovo modello di sviluppo che si basi sui consumi interni da soddisfare con prodotti fabbricati in Italia, e avviare almeno nei settori della energia e dell’agricoltura una profonda riconversione.
Riconversione che ci porti alla fine della dipendenza da petrolio e dal gas esteri, attraverso una completa solarizzazione dell’energia elettrica, da collegare ad un nuovo parco macchine elettriche, progettate, costruite in Italia, e a una agricoltura (biologica) sufficiente a soddisfare tutti i consumi degli italiani.
Chiamatela come volete, anche autarchia,ma da qui non si scappa: se si vogliono far lavorare gli italiani bisogna che la riconversione energetica e quella agricola siano protette dal “mercato” e avvengano con ricercatori, aziende, installatori, tutti italiani.
In questa fase storica i lavoratori non hanno un partito di riferimento con una strategia credibile, sono schiacciati da disoccupazione, precarietà, immigrazione e si sono messi a votare per la destra perché disperati e timorosi di perdere anche quel poco di lavoro rimasto, i sindacati sono ormai al servizio dei padroni e collaborano apertamente a far passare per positiva la schiavitù e la marginalità sociale.
Le élites economiche, bancarie, i proprietari di Tv e giornali, la massoneria, il Vaticano, la potente Comunione e Liberazione, si sono sostituite alla democrazia, manovrano apertamente e sottobanco senza una decente opposizione, in ogni settore della cosa pubblica, volgendola a favore di cricche, mafie, politicanti a loro asserviti.
Questa è la desolante realtà e non si vede alcuna organizzazione politica che abbia una forza ed una strategia antagonista.
Nel mondo ormai capitalismo e comunismo (cinese) parlano lo stesso linguaggio, entrambi hanno bisogno di masse di schiavi salariati da spremere fino al limite umano, gli USA sono in giro per il mondo a predare e la Cina a comprare tutte le materie prime di valore,
Vi sono strumenti tipo Fondo monetario internazionale e Banca mondiale che strozzano per debiti paesi deboli a cui tolgono ogni indipendenza e a cui sottraggono quei settori dove si possono far profitti, affiancati da una speculazione finanziaria internazionale sui certificati di debito pubblico che espone molti paesi anche europei al fallimento.
Come si vede non sembra peregrina l’idea di sottrarsi a questi meccanismi, uscire dall’Euro e da tutte le alleanze economiche e militari e tutelare il lavoro italiano e uno sviluppo possibile, sostenibile, senza il ricatto della immigrazione e di competitività esasperata.
Un altro mondo è possibile, diceva un vecchio slogan! Ora è anche indispensabile. |
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paolodegregorio Dio minore

Registrato: 13/07/07 13:00 Messaggi: 979
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Inviato: 13 Gen 2011 16:42 Oggetto: |
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- rottamiamo Marchionne -
di Paolo De Gregorio, 13 gennaio 2010
La mitica “classe operaia” del Nord in questi anni ha votato Lega o Berlusconi. Visto come la tratta il berlusconiano Marchionne (trattamento che sarà riservato a tutti gli operai italiani), non sembra che abbia fatto un grande affare.
Era giusto abbandonare una falsa sinistra, che lascia mano libera al metodo capitalista, ma non era necessario votare per i padroni, ci si poteva astenere.
Al referendum vincerà Marchionne, si accetterà il metodo della globalizzazione,ma non si è capito che è proprio la globalizzazione che non ci offre futuro.
Infatti, enormi paesi si sono affacciati nella competizione globale, ora anche in settori di tecnologia avanzata, diventeranno presto imbattibili, e tutto l’occidente sarà ridimensionato poiché ha già perduto e perderà interi settori di mercato.
Per ritardare questa crisi la FIAT ha già, da anni, delocalizzato la maggior parte della produzione all’estero ed è pronta ad abbandonare l’Italia, come peraltro hanno già fatto migliaia di imprenditori italiani.
Di fronte a questi fatti, indiscutibili ed evidenti, non mi sembra lungimirante accettare il ricatto di Marchionne per tutelare un lavoro da schiavi, che peraltro ha poco futuro.
E’ ora che alziamo la testa dai fatti quotidiani e pensiamo ad un futuro diverso da quello che ci vogliono imporre multinazionali e speculatori finanziari.
L’imperativo categorico è quello di rifiutare la globalizzazione, e quindi la WTO, il FMI, la Banca Mondiale, la Nato, gli interventi militari, l’Europa e l’Euro, e cominciare a progettare uno sviluppo sostenibile, non più in mano a speculatori che hanno comprato certificati del nostro debito pubblico, per produrre in Italia tutto ciò di cui abbiamo bisogno, partendo da una riconversione industriale e agricola che ci garantisca per prima cosa l’autosufficienza energetica (con le rinnovabili) e quella alimentare.
E’ questa l’alternativa, possibile e indispensabile, poiché il futuro che ci promette la globalizzazione è nero nei fatti e distruttivo nel proporre consumismo e inquinamento senza limiti.
A Marchionne facciamogliela pagare. Chiunque crede che la FIAT abbia,per decenni, rubato soldi pubblici, faccia delle auto di merda (per questo perde mercato in Europa mentre la Germania le aumenta pagando il doppio gli operai e collaborando con i sindacati), non acquisti più una FIAT e convinca altre persone a non farlo, perché debbono essere puniti coloro che hanno stipendi faraonici, fanno i ricattatori, mettono a rischio la salute fisica e mentale di migliaia di esseri umani.
Il futuro del trasporto individuale in Italia deve essere quello di macchine elettriche, progettate e fabbricate in Italia, che marciano con la energia prodotta anche da distributori di energia solare, diffusi sul territorio, che producono in loco l’energia che vendono.
All’interno di questa strategia c’è lavoro, sostenibilità, diminuzione delle spese sanitarie, una agricoltura tutta biologica e senza la peste chimica, né OGM, la fine di una immigrazione che ha fatto felici i padroni ed infelici le periferie. Una vita con meno consumi, ma con meno precarietà,
Oggi nessuno pensa ad un futuro di questo tipo, nemmeno gli “oppositori”, Grillo, Vendola, Di Pietro, ma è tempo di pensarci, tenendo presente che gli aggiustamenti non servono.
E’ necessario un ribaltamento complessivo, epocale, la comprensione che la globalizzazione non porta nulla di buono, fa arretrare le condizioni materiali e sociali dei lavoratori, distrugge l’ambiente,mortifica culture,tradizioni e democrazia, e mette il potere nelle mani di speculatori finanziari, imprenditori, guerrafondai, nuovi colonialisti. |
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