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l'agonia del PD: voleva migliorare il lodo Alfano
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Autore Messaggio
paolodegregorio
Dio minore
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Registrato: 13/07/07 12:00
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MessaggioInviato: 07 Lug 2010 17:12    Oggetto: l'agonia del PD: voleva migliorare il lodo Alfano Rispondi citando

- l’agonia del PD: voleva migliorare il lodo Alfano -
di Paolo De Gregorio, 7 luglio 2010

Il senatore PD Stefano Ceccanti ha presentato, con altri, un emendamento nella discussione del “lodo Alfano” che proponeva di estendere l’immunità penale, prevista per premier e ministri, anche al capo dello Stato.
Con una confusa e improbabile argomentazione viene fuori che il nostro zombi della politica, esponente di un partito agonizzante, è stato mosso dal vivo desiderio di limitare il danno di questo lodo.
A chiunque abbia i piedi per terra e parli un linguaggio onesto e leale, appare chiaro che un emendamento del genere dà credibilità a questo indecente lodo, incostituzionale e pensato per una cricca che vuole l’impunità.
Esso manifesta solo il desiderio di intelligenza con il nemico, indica una possibile via di uscita per il Cavaliere, una ulteriore impunità, con Berlusconi al Quirinale con uno scudo protettivo di 7 anni rendendosi disponibili ad un governo di unità nazionale.
L’emendamento è stata ritirato, ma la disponibilità è arrivata al destinatario.

Buono l’articolo di Padellaro sul “Fatto” di oggi 7 luglio: no con questi non si tratta.
Migliore ancora il ricordo di Travaglio a proposito della discesa in campo di B. nel 94 con tutte quelle sceneggiate populiste, mentre in privato confidava a Biagi e a Montanelli la semplice verità: “se non entro in politica finisco in galera e fallisco per debiti”.
Minzolini, appresa l’esistenza di questa frase del suo padrone, certamente la farà conoscere al popolo del TG1, questa sera stessa.
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max1
Eroe in grazia degli dei
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MessaggioInviato: 08 Lug 2010 00:13    Oggetto: Rispondi citando

Citazione:
Migliore ancora il ricordo di Travaglio a proposito della discesa in campo di B. nel 94 con tutte quelle sceneggiate populiste, mentre in privato confidava a Biagi e a Montanelli la semplice verità: “se non entro in politica finisco in galera e fallisco per debiti”.


Ma abbiamo fonti concrete su questo o è soltanto la parola di uno contro l'altro?
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Ermengarda Categna
Dio maturo
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MessaggioInviato: 08 Lug 2010 06:25    Oggetto: Rispondi citando

max1 ha scritto:
Ma abbiamo fonti concrete su questo o è soltanto la parola di uno contro l'altro?


Difficile oggi chiedere conferma a Biagi o Montanelli. Però se non é vera é bene inventata: ricordo molto nitidamente quel periodo. Tutte più o meno le grandi e grandissime aziende erano nell'occhio del ciclone, dopo che l'inchiesta Mani Pulite aveva scoperchiato il vaso di Pandora della corruzione; in molti ci chiedevamo con stupore come mai una realtà grande come la Fininvest ne fosse apparentemente immune e, TAC! salta fuori la discesa in campo del suo presidente. Come ebbe modo di dire Andreotti, chi pensa male fa peccato ma di solito ci azzecca. Le circostanze dell'epoca non erano a favore dell'innocentismo, bé, i fatti degli anni successivi non hanno mai dato modo di smentire i malpensanti.
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paolodegregorio
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MessaggioInviato: 25 Ago 2010 16:58    Oggetto: Rispondi citando

Il “caro leader” del PD, Valter Veltroni, riemerso dal nulla, uomo con una idea fissa, rimanere nel giro della politica anche se perditore professionale, profeta del “ma anche”, nel 2007 protagonista della mano tesa a B. per un teorico “tavolo delle riforme” che dette ossigeno e forze al Caimano e scavò la fossa al governo Prodi.
Questo “acuto stratega” che, per fortuna degli africani, ha messo da parte i suoi insani propositi di fare qualcosa per l’Africa, oggi ci spiega (sul Corriere della Sera) che se si vogliono vincere le prossime elezioni bisogna evitare una ammucchiata contro il berlusconismo.

Possiamo capire il “caso umano”, qui il Valter cerca di far restare in sella il Cavaliere perché la vittoria di un FRONTE ANTIBERLUSCONISTA sconfiggerebbe la sua teoria e la sua prassi politica, ma, se il PD fosse un partito serio, un soggetto del genere lo farebbe portare via in camicia di forza da robusti infermieri.
C’è un piccolo particolare però che questo partito, il PD, è spaccato in tre: vi è il blocco dalemiano, il gruppo di Veltroni, e gli ex-democristiani con la valigia in mano pronti al salto nel possibile “grande centro”.
Da anni questo partito, che abusivamente si definisce di sinistra, è bloccato da questa lotta intestina, che sembra infinita, è un partito che galleggia, visibile sul territorio solo per le ospitate televisive, senza una identità né un programma riconoscibili, mentre in Parlamento la sua opposizione appare ibernata, incapace di proporre e gestire alleanze né con Di Pietro, né con la galassia della sinistra sparita.

In questa situazione l’unico collante che può sviluppare alleanze, anche disomogenee, e recuperare la grande astensione, è proprio il fronte anti-Cavaliere, che faccia finire 15 anni di sultanato e cancelli l’anomalia di un monopolista dei media al massimo potere politico. Un soggetto che disse in confidenza a Indro Montanelli: “se non entro in politica finisco in galera e fallisco per debiti”.
Il berlusconismo è una iattura da cancellare, un vulnus alla democrazia. Ci ha tolto la possibilità di votare le persone di nostra fiducia, ha portato in Parlamento il malaffare e le famigerate leggi ad personam che attentano alla nostra Costituzione.

Per farlo cadere io farei patti sottobanco, anche con Bossi, con Fini, con Casini, perché è necessario che si chiuda questa fase orribile e si ponga mano ad una nuova legge elettorale che, nel primo articolo, stabilisca: nessun cittadino che possiede direttamente o indirettamente il controllo di mezzi di informazione (giornali, radio, tv, case editrici), anche a carattere locale, può essere ammesso alla competizione elettorale.
Senza se e senza ma
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ioSOLOio
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MessaggioInviato: 26 Ago 2010 14:07    Oggetto: Rispondi citando

Citazione:
se si vogliono vincere le prossime elezioni bisogna evitare una ammucchiata contro il berlusconismo.

è sicuramente una cosa sensata..son quindici anni che la sinistra fa campagna elettorale non pro qualcosa ma quasi eslusivamente contro Berlusconi..senza successo pare

Non è urlando al lupo al lupo (e basta) che una Sinistra seria può far breccia come alternativa.
Ma sino ad ora il problema maggiore della sinistra è stato il "protagonismo" dei singoli...troppi galli in un pollaio non convivono..e piuttosto di veder vincere il Compagno, meglio perdere a quanto pare.
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paolodegregorio
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MessaggioInviato: 01 Set 2010 09:21    Oggetto: Rispondi citando

- tra i due litiganti: Berlusconi gode -
di Paolo De Gregorio, 31 agosto 2010

Luca Telese su “il Fatto Quotidiano” di oggi, 31 agosto, pubblica uno “sterminato” articolo sugli eterni duellanti del PD, Veltroni e D’Alema, una storia che dura da 20 anni, ma Telese resta nel cronachistico, senza andare al cuore della vicenda.
La prima cosa che si deve ricavare dal fatto che questi due anziani signori, che ricorrono ad interviste su giornali industriali per mostrare le loro abissali differenze di opinioni e di strategia politica, è che essi vivono in un partito che non esiste ed ha una linea politica così generica in cui ci può stare tutto e il contrario di tutto.

Infatti, il compito di un partito politico è quello di discutere apertamente di qualsiasi questione, raggiungere una ragionevole mediazione, e la posizione uscita dal dibattito deve essere adottata da tutti, e resa riconoscibile presso gli iscritti e gli elettori.
Senza questo metodo rigoroso si formano le correnti (il PD è spaccato almeno in 3), l’azione del partito è ingessata da veti incrociati e i consensi elettorali si perdono progressivamente.
Se questo è vero e assodato, il problema è suggerire la cura, senza timidezze e senza temere di essere velleitari. Se le medicine sono amare, ma efficaci, bisogna prescriverle e farle conoscere. Le medicine sono le nuove regole che ogni partito che si professa democratico dovrebbe avere nel suo Statuto.

La prima regola, inflessibile, deve essere quella che nessuna carica, da quella di segretario di sezione fino al segretario del partito, deve durare più di due mandati, così per tutte le cariche elettive, da consigliere comunale a sindaco, per arrivare ai parlamentari che, tassativamente, devono essere ineleggibili dopo due legislature.
Con questa semplice regola il fenomeno ventennale di due galletti che bloccano un partito per affermare la loro “leadership” sarebbe finito già da 10 anni.
L’altra regola, senza la quale nessun partito si può definire democratico, è quella delle elezioni primarie, con una distinzione: aperte solo agli iscritti per le cariche interne al partito, aperte a tutti gli elettori per candidati sindaci, governatori regionali, e parlamentari. Si supera così l’attuale immonda legge elettorale che non dà la possibilità di esprimere preferenze.

Se dal territorio emergono figure di valore sociale riconosciute dalla cittadinanza, anche se non hanno militato in un partito con le primarie possono essere imposte e creare così un contatto permanente tra base e vertice.
La strada maestra per un partito progressista è in queste regole, e la vita politica di una persona che passa attraverso due possibili mandati di sindaco e due di parlamentare, è di circa 20 anni, sufficientemente lunga per chiunque.
Persino nelle gerarchie ecclesiastiche e militari vi è la regola, non scritta, di frequenti avvicendamenti nella catena di comando. Le cricche si formano ovunque se si rimane troppo ad esercitare il potere, qualunque esso sia, e la politica ha bisogno di questa cultura per uscire dalla dittatura dei politicanti a vita e lasciare posto ai giovani, ad un ricambio costante, a nuove idee capaci di fronteggiare la crisi della nostra economia, la crisi di valori, la crisi ambientale.

I lunghi, lunghissimi 16 anni di egemonia berlusconiana nella politica italiana, sono anche frutto di una opposizione divisa e insufficiente, in cui i nostri eroi D’Alema e Veltroni si sono distinti, rispettivamente nel 1998 e nel 2008, in operazioni che hanno fatto fallire i governi di Prodi, mossi solo da uno sfrenato desiderio di potere personale, legittimando un Berlusconi in crisi, senza fare e proporre nulla che risolvesse il “conflitto di interessi”.
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MessaggioInviato: 03 Set 2010 20:12    Oggetto: Rispondi

A volere essere sinceri Veltroni non ha incarichi di partito nel PD, ed obiettivamente, a differenza del presidente ad eternum D'alema, dopo le sconfitte elettorale si e dimesso e si è fatto da parte, rimanendo in silenzio fino ad adesso.
Certo intervenire per dire come la pensa non dovrebbe essere criticato a priori, considerando che lui almeno una idea, a differenza di Franceschini-D'Alema-Bersani-Fassino-Bindi_Marini-Parisi, su come dovrebbe andara il PD la possiede.
Inoltre il suo e un progetto di governo per una (eventuale) vittoria che permette di avere un programma.
Al contrario il vaneggiamento del fronte unico antiberlusconista, il cui unico scopo sia battere il lider mignon, senza uno straccio di idea comune su come comportarsi nel caso della vittoria, rimane una insensatezza degna solo dei folli!

Inoltre nello statuto del PD, come ricordato dal sindaco Renzi esiste già la norma dei tre mandati, ma logicamente la nomenklatura da questo orecchio non ci sente Shame on you

Invece le primarie se devono dare accesso alle cariche ed alle competizioni elettorali, devono per forza avere una regola unica e non il doppio binario, o aperte a tutti o aperte solo agli iscritti, in modo da non avere ambiguità ( aperta agli iscritti per la carica di segratario eventualmente provinciale che poi pero si candida alla presidenza della provincia, ecco che il doppio metodo mostra il suo limiti) e dara la massima coerenza morale e politica.
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