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paolodegregorio Dio minore

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Inviato: 01 Giu 2010 09:40 Oggetto: fare il futuro |
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- fare futuro –
di Paolo De Gregorio, 30 maggio 2010
D’Alema afferma: l’Italia è un paese di destra. Sul perché sia diventata di destra, silenzio.
Dobbiamo ricordare che il motivo c’è, e quelle masse lavoratrici che si identificavano in una sinistra antagonista e militante, a cui era stato promesso un futuro migliore, “il sol dell’avvenire”, ad un certo punto si sono accorte, sulla loro pelle, che erano state tradite e prese in giro da una classe dirigente inamovibile e lontana, per cui sono entrate nel tunnel della indifferenza, dello scetticismo, della astensione dal voto e, nell’Italia del Nord, hanno preferito i padroni e la Lega ai traditori.
Tutta la classe dirigente del PD, che ha la pretesa di rappresentare la sinistra, ha le sue radici in questa disfatta, e niente potrà dare nuova credibilità a questo pseudo partito che deve solo fallire, spaccato tra dalemiani e veltroniani che sono divisi pure sul come essere più servizievoli verso il capitalismo al potere.
La penosa giustificazione che non esistono più le classi sociali e che quella operaia è ininfluente, è una cinica falsificazione della realtà. Infatti il volume del lavoro salariato, del precariato, dei disoccupati, dei pensionati al minimo, degli stipendiati, insomma delle classi subalterne, non è diminuito e rappresenta ancora la maggioranza del popolo italiano, di cui una parte consistente vota per la destra, contro i propri interessi. Sono scomparsi solo i braccianti, sostituiti dagli immigrati che si possono spremere a 20 euro al giorno… quando glieli danno.
Specularmene anche il sindacato ha percorso la strada della collaborazione e della subalternità ai disegni padronali. Ha accettato la globalizzazione come “inevitabile”, e oggi ci troviamo in una competizione economica globale, in cui abbiamo perduto, segmenti di mercato che non recupereremo più, e ne perderemo presto altri anche nei settori tecnologicamente più avanzati.
La subalternità all’economia liberista e globalizzata si paga. Il prezzo che presto pagheremo sarà quello della crisi legata al crescere del debito pubblico che ormai ha la dimensione da economia in bancarotta, pagheremo il prezzo delle speculazioni internazionali (dei nostri alleati) sull’euro, pagheremo il prezzo del “picco del petrolio” che arriverà prima di quanto si pensi, pagheremo presto il prezzo della instabilità ambientale del ciclo capitalista che inquina, desertifica, consuma più di quanto la terra è in grado di riprodurre, pagheremo presto anche la passività e l’immobilismo nell’affrontare il problema demografico, che per me è la più grande delle emergenze planetarie.
L’ottimismo beota del nostro premier, l’ottusa volontà di non ammettere la crisi, allontanano ogni possibilità di comprendere, fronteggiare, invertire la tendenza.
Se avessi il potere politico, proporrei un “PIANO ENERGETICO NAZIONALE”, con lo scopo dichiarato di ottenere l’autosufficienza energetica e quindi una vera indipendenza anche politica, con le tecnologie rinnovabili (sole,vento, geotermico, biomasse, idroelettrico).
Tale piano, per essere attuato, deve avere un solo gestore dell’energia, pubblico, che deve coordinare tutta la rete collegata alle aziende elettriche regionali, deve prevedere un prezzo unico per kilowat pagato dallo Stato(tipo l’attuale “conto energia”) a chiunque produca energia, dal piccolo surplus di energia di un impianto domestico, a una grande “fattoria solare”.
Una grande rivoluzione sociale, un pensare al futuro anticipando i problemi, prima che ci crollino addosso, una pace con l’ambiente, un ciclo di produzione, installazione, gestione, da fare tutto in Italia, su tutto il territorio, senza impianti giganteschi, con nuove figure sociali, produttori di energia, che vanno a vivere fuori dalle città, a gestire fattorie solari che si devono diffondere fino a quando non ci sarà energia pulita per tutti i nostri bisogni.
E’ chiaro che parlo anche dell’energia necessaria per alimentare un parco macchine tutto elettrico, che tolga per sempre dai nostri polmoni quelle polveri sottili e quei veleni che ci fanno ammalare.
Non vi sembrerebbe un segno di evoluzione vedere la “Ferrari” usare tutta la sua tecnologia avanzata, capacità tecnica e organizzativa per produrre pannelli fotovoltaici e installarli ovunque con la velocità con cui cambia le gomme ai ”pit-stop”?
Non vi sembrerebbe più lungimirante e saggio uscire dal ciclo del petrolio, che è una materia in esaurimento, e lasciare quello rimasto sotto terra o sotto i mari senza procurarci altri danni e devastazioni o altre guerre?
L’autosufficienza energetica, quella vera, che non ci fa dipendere nemmeno dai padroni dell’uranio, se ben impostata e non in mano a grandi gruppi speculativi, diffusa sul territorio, può essere, per milioni di persone, un nuovo modo di vivere, etico verso l’ambiente, a contatto con la terra, senza grandi stress lavorativi, senza padroni, con la prospettiva di sicurezza, con la possibilità di offrire ai propri figli un futuro di autonomia e di reddito, senza competere con nessuno, senza sfruttare nessuno, pensando solo alla protezione e alla efficienza dei propri impianti.
Le “fattorie solari” sono la nuova frontiera, produrranno la cultura della PACE tra l’ambiente e gli uomini, la cultura dell’autosufficienza e dell’autodeterminazione, la difesa del territorio, la fine della globalizzazione e l’uscita dal precariato in cui il nostro reddito dipende dal fatto che il nostro datore di lavoro decide di delocalizzare all’estero la sua attività e di comunicarcelo con una mail.
Il futuro e la vita sono con il SOLE!
Petrolio e uranio sono il passato, la morte dell’ambiente, le guerre. |
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paolodegregorio Dio minore

Registrato: 13/07/07 13:00 Messaggi: 979
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Inviato: 20 Giu 2010 11:45 Oggetto: |
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- investire nel futuro -
di Paolo De Gregorio, 19 giugno 2010
Molti di noi, abbrutiti dalle difficoltà e dalle scadenze quotidiane o impegnati a testa bassa, con il cervello confuso dalle superficialità che ci impone la comunicazione televisiva, delusi dalla politica e rassegnati ad adattarsi all’esistente, non sognano più un mondo diverso, gelati dall’individualismo diffuso che non fa intravedere nulla di condivisibile.
Il fallimento storico del comunismo e la scomparsa degli ideali ad esso collegati sono una parte della crisi, ma anche il cosiddetto “liberismo” capitalista, arrivato nella sua fase suprema della globalizzazione e delle multinazionali, ha generato crisi finanziarie, situazioni debitorie al limite della bancarotta, crisi ambientale, senza riuscire, non dico a risolvere, ma ad affrontare fame e sovrappopolazione, che aveva garantito di risolvere con la forza onnipotente del “mercato” globale.
L’economia ha preso il sopravvento sulla politica, e questa non riesce neppure ad imporre al sistema industriale globale una limitazione dei danni ambientali ed un contenimento della Co2, senza il quale gli scienziati ci dicono che arriveremo presto su una strada di non ritorno (vedi il fallimento del trattato di Kyoto e di Copenaghen).
Tutte le economie nazionali sono legate al sistema finanziario internazionale, Fondo Monetario in testa, e quelle più deboli ed esposte sul piano debitorio sono oggetto di una feroce speculazione (Argentina e ora la Grecia, etc.),con l’obiettivo di impossessarsi a prezzi stracciati di interi settori economici (industrie elettriche, compagnie telefoniche, acqua, ecc.) e di renderli così paesi satelliti e sotto ricatto.
L’obiettivo è quello di garantire ai paesi più forti finanziariamente ed economicamente la possibilità di uscire dalla crisi debitoria (USA in testa), scaricandola sul sistema internazionale e schiacciando i più deboli.
La frantumazione dell’Europa e la scomparsa dell’euro sono nei piani della grande speculazione finanziaria internazionale, guidata da anglofoni e sionisti.
L’ingresso di nuovi paesi produttori sulla scena internazionale con offerta di merci a prezzi bassi sta creando, anche in Italia, una strategia capitalista di aumentare la produttività e annullare i diritti, compreso quello di sciopero, con imbarbarimento dei rapporti di lavoro, che avvicina sempre più il lavoro salariato alla schiavitù, come dimostra bene la FIAT a Pomigliano.
E’ questo lo scenario che ci offre la dominazione capitalista: una vita sempre più incerta, precaria,ritmi di lavoro sempre più intensi,pochi diritti,più disoccupazione (per l’emergere di intere nazioni che si producono da sole le merci che prima noi gli vendevamo), disastro ambientale causato da un consumismo insostenibile.
E’ proprio questo il PUNTO FERMO che dobbiamo mettere, se vogliamo impegnarci per avere un futuro: questo sistema produttivo e distributivo è INSOSTENIBILE. Lo è per l’ambiente e per la qualità della vita degli uomini.
Il brutto è che nessuna forza politica, considerata progressista o di sinistra, fa il punto sulla situazione generale, e tanto meno elabora una strategia di uscita dalle logiche suicide di un capitalismo senza freni.
Ciò che fa apparire ridicola e sorpassata l’opposizione che oggi abbiamo in Italia, che il moderato De Benedetti considera una “balena arenata”, è che essa parla la stessa lingua del governo, parla di rilanciare l’economia, più produttività, i sindacati collaborano, nessuno mette in discussione la dittatura dell’economia, il nucleare si può fare, come la TAV e il Ponte sullo stretto. Oggi è evidente che sono generali senza esercito, la classe operaia non li considera più, anche perché in questa situazione non vi è alternativa al modo di produrre capitalista.
Intendiamoci però, il peso della classe operaia e la sua centralità nel ciclo produttivo è sempre lo stesso, anche in termini numerici. E’ venuto meno il suo peso politico e sociale da quando è scomparso dall’orizzonte una qualsiasi alternativa rivoluzionaria o riformista, e la “sinistra” si è accucciata nel comodo “Palazzo”, nella RAI, e si accontenta di sopravvivere (ancora per poco).
L’unico scenario antagonista che si può immaginare, di fronte alla evidente crisi finanziaria, sociale e ambientale provocata dal ciclo produttivo globalizzato, è quello di pretendere che in due settori economici vitali per la sopravvivenza, quello dell’energia e quello dell’agricoltura, si mettano regole protezioniste, in grado di far camminare un progetto di autosufficienza energetica ed alimentare su gambe italiane, dalla progettazione, alla manifattura, alla installazione, e parliamo di energie rinnovabili e di agricoltura totalmente biologica.
Noi viviamo in una situazione di incertezza e di insicurezza, basta che per 3 giorni non camminano più i camion e ci troviamo con i supermercati vuoti e le automobili ferme. Quindi possiamo immaginare in che guaio saremmo nel caso di una crisi del petrolio, con la dipendenza energetica ed alimentare che abbiamo dall’estero.
Chiunque sarà in grado di proporre agli italiani un credibile progetto che ci porti alla autosufficienza energetica ed alimentare, e che questo piano non preveda la concentrazione in poche mani, ma la segmentazione diffusa su tutto il territorio, facendo di milioni di italiani dei produttori di elettricità, pianificando una agricoltura legata ai bisogni del territorio, a km zero, pulita, con vendita diretta, ebbene chiunque lo farà, porterà un clima nuovo e lungimirante che ci spingerà finalmente a progettare il nostro futuro nazionale che ci dia delle certezze portando salute alle persone e all’ambiente.
Naturalmente non parlo di un piano quinquennale sovietico, ma di milioni di privati che diventano produttori di energia e di piccoli agricoltori non più in mano alle mafie dei mercati generali.
Il grande difetto, sia del capitalismo che del comunismo,è quello di aver bisogno di masse di schiavi salariati che non sono trattati come esseri umani, ma sono parte di una macchina produttiva, spesso nociva o letale, che non ti chiede di pensare ma di obbedire e tacere.
Questo si chiama il “grande modo di produrre” e va sostituito dal “piccolo modo di produrre”, che può essere costituito da singoli, da famiglie, da piccole cooperative, in grado di produrre ogni bene materiale necessario, escludendo la schiavitù salariata con le sue degenerazioni di violenza agli individui e all’ambiente.
Avere questo orizzonte strategico consente già ora a molte persone di incamminarsi su questa strada, collegarsi e aiutarsi tra loro, per gettare le basi di un umanesimo con radici materiali ed etiche, dove ci si riconosce nel principio di non essere sfruttati e di non sfruttare nessuno, di non nuocere alla salute dell’ambiente né a quella degli uomini.
Nelle energie rinnovabili e nella agricoltura biologica c’è questa etica, si butta al cesso la competitività e il potere dei padroni e dei soldi, ci sono le basi materiali della collaborazione tra le persone e del loro riconoscersi come nuova categoria sociale omogenea e solidale.
Vedo in giro una profonda insoddisfazione nelle classi subalterne, c’è grande incertezza per il futuro, c’è passività, rassegnazione, ci sono molti suicidi, molti si ammazzano con le droghe o con l’alcool.
Tutti i “leader” prima o poi diventano tiranni, nessuno può agire al nostro posto, bisogna cominciare a vivere e lavorare facendo la pace con gli uomini e l’ambiente, e dimostrare che un altro mondo è possibile anzi è necessario. |
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