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paolodegregorio Dio minore

Registrato: 13/07/07 13:00 Messaggi: 979
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Inviato: 12 Mag 2010 18:49 Oggetto: l'eterna crisi del PD |
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- l’eterna crisi del PD -
di Paolo De Gregorio, 12 maggio 2010
Ben due pagine de “Il Fatto Quotidiano” sono dedicate oggi, 12 maggio, a spezzoni del libro-intervista di Paolo Guzzanti al personaggio De Benedetti, che dà giudizi su Berlusconi e anche su D’Alema.
Ecco la frase che riguarda D’Alema: “credo che D’Alema abbia fatto tantissimi errori, e non capisca più la sua gente. D’Alema e quelli come lui non hanno fatto niente, stanno ammazzando il PD”.
Io avrei aggiunto: i personaggi come D’Alema e il gruppo dirigente del PD sarebbero già da molto tempo a passeggiare ai giardinetti se esistesse una regola, di evidente democrazia interna al partito, che stabilisca che, in caso di sconfitta elettorale, tutto il gruppo dirigente è obbligato a dimettersi e a lasciare spazio ad un nuovo congresso e a una nuova dirigenza.
Tutti parlano del sesso degli angeli, complicano le cose semplici, dicono che tutto è politico, ma qualche regoletta ferrea, che valga per tutti e diventi cultura politica, non la vuole nessuno.
Come nessuno in Parlamento accetta l’idea di una regola che fissi categoricamente a due legislature il massimo di presenza come deputati o senatori, regoletta che ci avrebbe già levato dalle palle il Cavaliere e il berlusconismo.
Io sono strasicuro che, se si chiedesse al popolo di decidere se adottare per i partiti e per il Parlamento queste due regole, il risultato sarebbe sicuramente di condivisione e voto a favore.
Tornando al PD, la tragedia di non avere queste regole ci consegna una opposizione inconsistente, un partito spaccato tra delemiani e riciclati veltroniani, senza una posizione unitaria su cose fondamentali tipo il nucleare ed i referendum, un partito che teme come la peste le elezioni perché incapace di elaborare una strategia unitaria, riconoscibile, bloccato da una classe dirigente vecchia e inamovibile.
In Inghilterra Gordon Brown in 3 giorni si è dimesso da primo ministro e da segretario del Labour Party, visto che aveva perso le elezioni, e probabilmente non ne sentiremo più parlare.
Una buona politica, una nuova politica può nascere solo da nuove regole, a cominciare dal funzionamento dei partiti che preveda obbligatoriamente l’uso delle primarie per selezionare i candidati e da una nuova legge elettorale.
Ecco qualche altra regola che mi piacerebbe vedere inserita:
-ineleggibilità di chi possiede mezzi di informazione, anche locali, tipo tv, radio, giornali, riviste, case editrici etc,
-ripristino delle preferenze
-nessuno può essere candidato in più collegi, ma si può candidare solo nel collegio dove risiede
-nessun condannato in via definitiva può essere candidato
-divieto di trasmettere spot televisivi in campagna elettorale poiché danno un vantaggio solo a chi possiede il denaro per farli mettere in onda, alterando la par condicio
-deputati e senatori devono essere considerati cittadini uguali agli altri e la magistratura non deve chiedere al Parlamento alcuna autorizzazione a indagare e arrestare i suoi membri
-abolizione della pensione ai parlamentari per il periodo passato in Parlamento. L’amministrazione è tenuta a pagare soltanto i contributi versati dal parlamentare nella sua attività civile: se sei operaio il Parlamento verserà i relativi contributi all’Inps, se sei un professionista i contributi saranno versati agli enti di riferimento
-abolizione del finanziamento pubblico ai partiti politici.
Paolo De Gregorio |
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madvero Amministratore


Registrato: 05/07/05 21:42 Messaggi: 19510 Residenza: Sono brusco con voi solo perchè il tempo è a sfavore. Penso in fretta, quindi parlo in fretta
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Inviato: 13 Mag 2010 03:12 Oggetto: |
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a me piacerebbe anche la pace nel mondo.
(sempre umorismo nero, io) |
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paolodegregorio Dio minore

Registrato: 13/07/07 13:00 Messaggi: 979
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Inviato: 14 Mag 2010 14:48 Oggetto: |
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- l’illusione della democrazia e della libertà -
Nel libro-intervista a De Benedetti,il giornalista di lungo corso Paolo Guzzanti (il cui unico merito è quello di aver generato Sabina Guzzanti) ci rivela un personaggio che, pur frodato e scippato dal Cavaliere, non nutre rancore, lo assolve dall’essere un mascalzone, e in fondo traspare una certa ammirazione, mentre scarica decisamente il PD e la sua dirigenza.
Essendo De Benedetti proprietario del cartello editoriale Repubblica-Espresso e di fatto l’unica opposizione al sultanato berlusconiano, questa mossa mediatica appare densa di significato politico e sembra una mano tesa a Berlusconi, stretto tra le pretese leghiste e la fronda di Fini.
De Benedetti, in sostanza, dice: io scarico questa dirigenza del PD, ormai abbandonata dagli elettori e bloccata da divisioni interne, metto in piedi un nuovo partito con personaggi con cui tu Berlusconi puoi trattare, e si fa una grande alleanza che tagli Lega, Di Pietro, destra finiana, per una prospettiva di riforme, spinti dalla paura di una crisi che è ancora dietro l’angolo e può mordere duramente.
La sensazione che un piccolo gruppo di capitalisti abbia questi poteri mi viene da una vecchia foto, non vecchissima, in cui si vedono Agnelli, Berlusconi, De Benedetti, Scalfari, Tronchetti Provera, sorridenti, conviviali, amabili, secondo me profondamente alleati, che si riconoscono i ruoli, soprattutto quello di confinare la sinistra nelle regole del gioco capitalista, sterilizzarla, facendo emergere quelle persone che anno dopo anno, cedimento dopo cedimento, hanno portato la sinistra a non avere più identità antagonista, rendendo un servizio al Gotha capitalista pari a quello della Chiesa cattolica, che convoglia i voti verso la destra.
La sensazione principale è che la “democrazia” sia una parola vuota, è un sistema che premia i poteri forti, cioè quelli veri, e che il restante teatrino sia una parodia buona per gli ignoranti e gli stupidi.
Tutti parlano di democrazia e libertà come se ci fossero, ma nessuno spiega perché il cambiamento in peggio della nostra società sia dovuto fondamentalmente al potere di un monopolio televisivo gestito con mano ferrea nella direzione del consumismo, della competizione, dell’avere per essere, della religione del denaro, della moda, del successo personale, che ha anche portato al potere politico il suo possessore.
Se la democrazia è questo, ossia portare l’uomo più ricco d’Italia, un monopolista della tv, al potere politico, e l’opposizione è al guinzaglio di un altro capitalista, insomma, se i fatti dimostreranno che la scomparsa del PD ci sarà perché lo ha deciso De Benedetti e non per il peso degli iscritti al Partito Democratico, sarà il caso di riscrivere le regole, dalla A alla Z.
Paolo De Gregorio
14.5.10 |
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