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Il negozio virtuale deve avere la licenza comunale
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Zeus News
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MessaggioInviato: 07 Giu 2009 23:48    Oggetto: Il negozio virtuale deve avere la licenza comunale Rispondi citando

Commenti all'articolo Il negozio virtuale deve avere la licenza comunale
La Cassazione ha confermato la condanna a un negozio on line che non aveva chiesto la licenza comunale di vendita, come qualunque negozio fisico.
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{tot}
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MessaggioInviato: 08 Giu 2009 02:09    Oggetto: Rispondi citando

ecco perchè l'italia non va avanti... tutte queste leggi stroncano le iniziative commercialiali sul nasciere
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BaK
Eroe in grazia degli dei
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Registrato: 08/11/08 21:52
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MessaggioInviato: 08 Giu 2009 02:23    Oggetto: Rispondi citando

Non ne capisco molto di legge... Ma credo sia una delle più grandi castronerie che la legge italiana abbia partorito...

Nel momento in cui un'attività ha partita iva ed una sede giuridica è libera di utilizzare tutti i mezzi pubblicitari utili, visto anche che lo stato ha già una (buona) fetta dei suoi guadagni...

A questo punto si dovrebbe comunicare anche la posizione ed il contenuto di ogni manifesto pubblicitario, spot televisivo o comunicato radio...
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{Flip}
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MessaggioInviato: 08 Giu 2009 09:34    Oggetto: Italia, Paese di burosauri... Rispondi citando

...ma in genere è tutta l'Europa ad essere "dirigista", mentre gli USA sono un po' troppo "permissivisti" (ora, leggermente meno di prima).
Qualcuno sa dove sta la virtù?
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Huma
Mortale devoto
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Registrato: 05/09/06 10:48
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MessaggioInviato: 08 Giu 2009 11:19    Oggetto: il problema Rispondi citando

In questo caso non è chiaro il rapporto commerciale tra il sito venditore e il produttore, infatti se fossero lo stesso soggetto giuridico non ci sarebbe problema, ma il caso non sembra questo.

Sono due soggetti giuridici differenti, uno che produce e l'altro che vende, ma in realtà ci dovrebbe essere un accordo commerciale tra i due, e vista la sentenza della cassazione devo dedurre che non ci fosse.

Si crea quindi uno scollamento tra la produzione e la remunerazione del venduto, e di conseguenza delle tasse da pagare.

Huma
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ITbit
Dio minore
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MessaggioInviato: 08 Giu 2009 11:27    Oggetto: Rispondi citando

Di grazia, dove sta il negozio virtuale? Dove e' locato il server? Dove ha residenza il titolare?

Direi che e' una estensione analogica mostruosa della legge. Del resto abbiamo vecchie cariatidi che di media sono sui 70, cosa vogliamo capiscano di Internet e tecnologie?

A quando la richiesta di una tassa sui banner? In fondo sono insegne belle e buone e occupano in senso lato spazio pubblico, anche se virtuale.

E intanto nella classifica competitivita' l'Italia continua ad arretrare, servono decine di adempimenti per aprire una attivita', all'estero in piu' di un paese in tre giorni sei in affari ... Mo' anche la richiesta al comune per una attivita' su Internet ...

Grande questo governo che fa della capacita' e genio imprenditoriale del suo capo un punto di vanto. Governo che permette che ci siano tanti lacci all'iniziativa privata e che non hanno senso alcuno. Se non si chiamasse Silvio potrebbe essere benissimo Stalin e stato Grande Fratello che controlla tutto o vuole controllare tutto castrando il merito e l'iniziativa privata. Altro che PDL, PDmL, ovvero Partito delle MIE Liberta' (Noemi docet e gli altri italiani si arrangino)
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fracama87
Eroe in grazia degli dei
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MessaggioInviato: 08 Giu 2009 11:32    Oggetto: Rispondi citando

son d'accordo in gran parte con quanto avete detto... però bisogna fare una distinzione credo...

quello non era un semplice sito pubblicitario di prodotti.. ma li vendeva direttamente...

oltre a questo concordo con Huma sull'problema tasse....

con tutto ciò non sono d'accordo neanch'io Wink
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anyfile
Semidio
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MessaggioInviato: 08 Giu 2009 12:17    Oggetto: Rispondi citando

Bisognerebbe poter leggere la sentenza, per capire qualcosa di più.

Cosa è stato realmente contestato?

Di non avere la licenza per la vendita al dettaglio? (ma non era che tutta la storia delle licenze andava abolita e tutto il settore liberalizzato?)

Ripeto bisognerebbe poter leggere la sentenza, vedere quale legge cita e poi andare a leggere la legge citata.

però, chissà perché, in Italia uno non ha diritto a leggere gratis le sentenze e per farlo è costretto a pagare cifre non certo modiche ad pochi editori privati (beh ... forse il motivo l'ho scritto ...)

La prossima volta che vado in biblioteca, vedo se si riesce a leggere la sentenza. Poi vi faccio sapere ...
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fracama87
Eroe in grazia degli dei
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MessaggioInviato: 08 Giu 2009 12:32    Oggetto: Rispondi citando

anyfile ha scritto:
Bisognerebbe poter leggere la sentenza, per capire qualcosa di più.

Cosa è stato realmente contestato?

Di non avere la licenza per la vendita al dettaglio? (ma non era che tutta la storia delle licenze andava abolita e tutto il settore liberalizzato?)

Ripeto bisognerebbe poter leggere la sentenza, vedere quale legge cita e poi andare a leggere la legge citata.

però, chissà perché, in Italia uno non ha diritto a leggere gratis le sentenze e per farlo è costretto a pagare cifre non certo modiche ad pochi editori privati (beh ... forse il motivo l'ho scritto ...)

La prossima volta che vado in biblioteca, vedo se si riesce a leggere la sentenza. Poi vi faccio sapere ...


con bersani ... forse...

ora figurati Sad berlusca ha tolto già diverse liberalizzazioni di bersani Sad Sad
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ITbit
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Registrato: 28/05/09 17:07
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MessaggioInviato: 08 Giu 2009 13:35    Oggetto: Rispondi citando

Tela chi la sentenza, chi ha voglia di leggere x esteso legga

http://www.guidaaldiritto.ilsole24ore.com/ContentGuidaDiritto/Doc.aspx?IdDocumento=10623405&IdFonteDocumentale=13&Image=&MenuOn=&cmd=gdcasscivile

Io, piu' o meno alla cieca, insisto sul bizantinismo. Non e' che perche' c'e' Internet ognuno fa quel cacchio che gli pare (in particolare comunicare attivita' serve al comune per verifica requisiti e essere a posto con antimafia e compagnia), pero' dato che il negozio e' virtuale che senso ha il comune? Se ci fosse un legislatore decente si poneva il problema. Uno andava alla camera di commercio e un ufficio unico verificava quello che era necessario verificare e dava nulla osta.

In Italia la burocrazia ha questo vizio: il cittadino e' un delinquente e vuole fare certamente qualcosa di losco. Cerca di cautelarsi con mille adempimenti necessari, carte, leggi, leggine e ... nonostante tutto sembra che certe attivita' riescano ad aprirle solo i delinquenti. E ti credo solo loro hanno il coraggio di fregarsene di certe normative che sono impossibili da rispettare.

Diventiamo un paese normale accidenti, adempimenti piu' limitati, ragionevoli, meno onerosi, uguali per tutti ma che non siano carta e basta ma anche sostanza e chi sgarra viene puntualmente colpito e punito. Adesso con le milionate di leggi che ci sono troppe sono le cose da verificare e quindi la giustizia interviene spot quando, per errore (o perche' qualcuno sta sulle scatole) qualcuno accerta che qualcosa non va.
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{Liberista sociale}
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MessaggioInviato: 08 Giu 2009 14:38    Oggetto: Scappate dall'Italia finché siete in tempo... Rispondi citando

Scappate dall'Italia finché siete in tempo, se non lo avete ancora capito, qui i lavoratori autonomi non sono i benvenuti!!!
Farebbero concorrenza alle aziende più grandi che perderebbero il controllo del mercato!

Questo è il vero motivo della burocrazia italiana, dei costi elevati di gestione, e della persecuzione culturale (se vuoi aprire una ditta significa che vuoi evadere le tasse e quindi sei disprezzato e colpevolizzato).
All'estero invece ti ringraziano e soprattutto ti rispettano...
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anyfile
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MessaggioInviato: 08 Giu 2009 14:47    Oggetto: Rispondi citando

Nella sentenza (grazie ad ITbit per il link) si cita l'articolo 18 del decreto legislativo n. 114 del 1998

La normativa tratta in modo speciale le vendite di questo tipo.
All'art. 1 comma 1 lettera h) si legge
Citazione:

h) per forme speciali di vendita al dettaglio:
1) la vendita a favore di dipendenti da parte di enti o imprese, pubblici o privati, di soci di cooperative di consumo, di aderenti a circoli privati, nonche' la vendita nelle scuole, negli ospedali e nelle strutture militari esclusivamente a favore di coloro che hanno titolo ad accedervi;
2) la vendita per mezzo di apparecchi automatici;
3) la vendita per corrispondenza o tramite televisione o altri sistemi di comunicazione;
4) la vendita presso il domicilio dei consumatori.


Presumo che la vendita in inernet rientri nel punto 3)

e per questo tipo di vendita ci sono delle norme appunto all'articolo 18 che inizia con
Citazione:

Art. 18
Vendita per corrispondenza, televisione o altri sistemi di comunicazione

1. La vendita al dettaglio per corrispondenza o tramite televisione o altri sistemi di comunicazione e' soggetta a previa comunicazione al comune nel quale l'esercente ha la residenza, se persona fisica, o la sede legale. L'attivita' puo' essere iniziata decorsi trenta giorni dal ricevimento della comunicazione.

2. E' vietato inviare prodotti al consumatore se non a seguito di specifica richiesta. E' consentito l'invio di campioni di prodotti o di omaggi, senza spese o vincoli per il consumatore.

3. Nella comunicazione di cui al comma 1 deve essere dichiarata la sussistenza del possesso dei requisiti di cui all'articolo 5 e il settore merceologico.

[seguono altri commi ...omissis ...]


Qui mi sembra evidente che si parla di soltanto di una comunicazione al comune. Non mi sembra un adempimento molto gravoso e soprattutto non è necessaria un'autorizzazione da parte del comune. Sembrerebbe che la comunicazione serva più che altro a dichiarare che non si è nelle condizioni a cui è vietato fare commercio (ad esempio se si è stati dichiarati falliti).

Rimarrebbe da discutere l'utilità di questa norma e sopratutto perché mai la comunicazione dovrrebbe essere inviata al comune di redienza della persona e non piuttosto dove è svolta l'attività (ma forse questo è dovuto che i vari motivi che escludono dal commercio siano registrati in comune oppure in un altro posto in base al comune di residenza - ma questo non torna perché mi pare di ricordare che la fedina penale sia tenuta in base al luogo di nascita.).

Ancor di più mi stupisce l'ammontare della sanzione. Si parla di più di 5 mila euro per, in base a quanto ho detto prima, la sola mancata comunicazione del non mancato possesso di un requisito. Dal momento che non è richiesta un autorizzazione, mi pare decisamente una multa eccessiva. Ovviamente il discorso sarebbe diverso se uno non avesse i requisiti per fare commercio.

L'articolo 18 nei commi successivi parla della responsabilità dell'emittente televisivo che mette in onda le trasissioni di tele-vendita. (ad esempio deve controllare che la persona che fa questo commercio hai requisiti previsti dalla legge, che sia stata fatta la comunicazione, ecc.)

Sarebbe interessante sapere se in questo caso valga l'analogia anche al caso di internet. E in questo caso a chi si applichino questi commi (all'ISP, al fornitore della piattaforma per la vendita, al proprietario dell'indirizzo IP o a chi altri? tenedo anche conto che possono esserci situazioni differenti).

Tra l'altro nel caso specifico sembra proprio che non ci sia stata dimostrazione che fosse quella persona a fare commercio, ma ci si è basati solo sul fatto che il sito web fosse intestato a quella persona e che quella persona doveva fare la comunicazione perché il sito era suo.

A parte il fatto non è affatto chiaro cosa voglia dire "intestatario del sito web". Al massimo arriverei a capire intestatatario del nome di dominio, ma cosa volgia dire intestatario del sito web, non mi è proprio chiaro.

Mi pare un bel po' strano che la comunicazione debba essere fatta da chi ha il sito e non da chi svolga commercio.

L'articolo 18, infatti, prevede esplicitamente che, nel caso della televisione, la comunicazione sia fatta dall'esercente, non dal proprietario della televisione.

Dal momento che la vendita per intenet è in analogia al caso della televisione, allora l'analogia vorrebbe che la comunicazione vada fatta dall'esercente e non dall'intestatario del sito web.

A meno che qui con intestatario di sito web si vogliaintendere chi abbia comprato uno spazio da un ISP e si faccia l'anaolgia emittente televisiva -> ISP e chi compra lo spazio in televisione con chi compra lo spazio su intenet.

Però nella legge è scritta ben in chiaro la paroal esercente.

A scanso di equivoci preciso, che da quanto capisco, chi usa un sito intenet per fare lui commercio deve evidentemente fare la comunicazione.

E questo è un punto che immagino in molti ignorano ed è quindi importante che venga dato risalto.

Ma non è questo il punto specifico di questa sentenza. In questa sentenza non si analizza un caso del genere ma un caso un po' più complicato.

In questo caso la persona "intestataria del sito" (chissà che varrà dire?) ha sostenuto di non essere lui a fare il commercio, ma non si sia tenuto conto di questa cosa.

La sentenza ha ritenuto irrivelante il fatto che fosse un'altra persona a fare commercio e che non fosse stato provato che era la perosna intestataria del sito a fare commercio. In altre parole sembrerebbe che si dia per scontato che a fare commercio sia la persona intestataria del sito.

La cosa è un po' assurda. Se Tizio si usa un capannone di proprietà di suo padre Caio per vendere senza avere l'autorizzazione (nell'ipotesi in cui l'autorizzazione è richiesta perché il negozio è di medie dimensioni), a chi andrebbe la multa? A Tizo o a Caio?

A questo punto mi viene la seguente importante domanda. Se io apro un commercio via intenrnet, non costruendo un sito completo, ma semplicemnte basandomi su un servizio offerto da qualche sito, la comunicazione devo farla io al mio comune oppure basta quella generica del sito.

Da una parte la legge direbbe che la comunicazione deve farla l'esercente (e quinddi io), ma questa sentenza sembra invece dare importanza all'"intestatario del sito" ...

Nota Bene Non sono un avvocato e le opinoni espresse qui sono solo mie interpretazioni.
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MessaggioInviato: 08 Giu 2009 14:55    Oggetto: Rispondi citando

Aggiungo allo sproloqui precendente che sempre l'articolo 18 del decreto legislativo 114 del 1998 prevede al comma 5 (link nel post precedente)
Citazione:

5. Le operazioni di vendita all'asta realizzate per mezzo della televisione o di altri sistemi di comunicazione sono vietate.


Qui non specifica cosa si intenda per asta, ma il solo fatto di vendere al miiglior offerente (come può avvenire su un certo ben famoso sito sito ... che inizialmente si pubblicizzava proprio come un sito dove si facevano le aste) non dovrebbe pertanto essere permesso in base a questa legge.
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ITbit
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MessaggioInviato: 08 Giu 2009 14:58    Oggetto: Rispondi citando

Per me il problema se l'adempimento abbia senso e' solo relativo, anyfile dice che tutto sommato basta comunicazione e non e' cosi' oneroso. Francamente a me non interessa poi tanto. Mi interessa che chi vuole fare deve poter svolgere la cosa con piu' agevolezza. Per esempio il figlio dell'intestatario sito aveva apposita licenza e se ho ben capito anche comunicazione al comune. C'era registrazione alla camera di commercio. Che cavolo vogliono questi il sangue???? Direi che l'hanno fregato per un cavillo. Un po' come la sentenza di periodico a cui sarebbe mancata la pubblicazione fatta nei confronti di un pacifico e onesto storico ...

A me puzza che la visitina telematica dei vigili sia stata fatta ad personam, sai quanti sono i negozi on line a visitarli tutti che non sapevano della necessita' di fare registrazione. Ci ripianiamo mezzo bilancio statale ...

Il punto e' che ci dovrebbe essere qualcuno che ti aiuta ad aprire una attivita' in maniera semplice e veloce. Invece sembra che la controparte pubblica sia li' per dirti, ma beccati commercialista, avvocato, consulente, esperto e cavatela altrimenti come e quando vogliamo sono dolori ...

Avere gente che apre attivita' e' un bene per tutti non un male, bisogna aiutarli, non fargli spendere denaro, allungare i tempi o altro.

C'e' questo di malato nella burocrazia italiana. Il cittadino visto come nemico e non come cliente e insieme risorsa.
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MessaggioInviato: 08 Giu 2009 15:14    Oggetto: Rispondi

ITbit ha scritto:
Per me il problema se l'adempimento abbia senso e' solo relativo, anyfile dice che tutto sommato basta comunicazione e non e' cosi' oneroso. Francamente a me non interessa poi tanto.


Concordo anche io con il tuo punto.

Non mi sono espresso benissimo nel precedente commento (perché già era lungo, non volevo allungarlo ancor di più). Non intendevo dire che ritengo utile mettere questi adempimenti, ma solo che si tratta di una cosa relativamente poco importante, quasi solo formale(*) (ben diversa sarebbe la questione, se fosse richiesta un'autorizzazione).

E proprio per questo che mi sembra ben strano che la multa sia così alta.

D'altra parte siamo in uno statro dove viene punito di più chi pagha le tasse, ma si dimentica di mettere sul retro del bollettino diversamento sul conto corrente postale il proprio codice fiscale piuttosto che uno che non paga le tasse ...


Poi qui in questo caso la cosa è ancora più strampalata. Se la persona in questione avesso fatto parte della società e l'intestatario del sito (continuo a non capire cosa voglia dire) fosse stata la società, non ci sarebbe stato bisogno di far nulla.

(*) se poi utilizzino queste comunicazioni per altri scopi è un'altro discorso. Ma stando alla legge dovrebbe servire solo come autodichiarazione del fatto che si è in possesso dei requisiti per fare commercio (anzi più precisamente di non avere motivi che impediscano ...)
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