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Mercato a bancarelle VS supermercato/centro commerciale
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GrayWolf
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MessaggioInviato: 01 Mar 2008 12:06    Oggetto: Mercato a bancarelle VS supermercato/centro commerciale Rispondi citando

Inauguro questo nuovo e apprezzabile forum con un argomento che a me sta molto a cuore:

Il fascino del mercato a bancarelle opposto al supermercato e al centro commerciale.

Quando giro per un uno dei mercati settimanali o che si tengono in occasione di festività, del paese, del santo ecc... ecc... provo sempre un calore incredibile.

Non credo si tratti di mera nostalgia, penso piuttosto si tratti di poter assaporare il contatto umano
che in un supermercato o centro commerciale si trova solo negli incontri con i conoscenti.

Comprendo che una [a mio parere] perversa legge economica impone da una parte il maggio profitto e dall'altra il maggiore risparmio, ma come non cedere a immergersi in quel bailamme di voci dei venditori che richiamano gli acquirenti come alternativa a un ambiente dove è solo l'ultima canzone di moda a essere diffusa dagli altoparlanti?


L'ultima modifica di GrayWolf il 17 Mar 2008 03:54, modificato 2 volte
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solaria
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MessaggioInviato: 01 Mar 2008 12:30    Oggetto: Rispondi citando

Concordo con te che non c'è paragone tra l'atmosfera che si respira in un mercato e i grossi centri commerciali dove vige la regola della massima spersonalizzazione e asetticità.
Purtroppo, soprattutto nelle metropoli, ormai i mercati stanno sparendo, sebbene a Milano restino quelli rionali, che ormai sono invasi da bancarelle straniere.
E non lo dico con vena polemica ma come constatazione che non esistono praticamente più i vecchi mercati con merci italiane, dove potevi fare la spesa dal tuo ortolano, formaggiaio, etc di fiducia...
Sicuramente in questo incremento smodato del numero anche di centri commerciali ci sarà un vantaggio economico (di pochi), ma di sicuro un impoverimento a livello umano.
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Benny
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MessaggioInviato: 01 Mar 2008 13:15    Oggetto: Rispondi citando

Al mercato ci andavo solo per incontrare gli amici in estate, per il resto mi piaceva poco andare per bancarelle.
Inoltre il mercato settimanale del mio paese non l'ho mai visto come 'sta gran cosa. una strada piena di bancarelle ai due lati, un sacco di gente al centro, non ricordo un particolare calore da parte dei commercianti...
Ma questa è un'esperienza isolata.

Per il resto adoro i mercatini, specie quelli natalizi, o le piccole mostre dell'antiquariato.

Anche il centro commerciale ha il suo fascino e con la persona giusta faccio volentieri un giro nell'uno o nell'altro. Pure andare per negozi è una cosa che mi piace, consigliare e farmi consigliare, ovviamente non con una compagnia a caso...
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Cybion
Dio maturo
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MessaggioInviato: 01 Mar 2008 13:26    Oggetto: Rispondi citando

La tua, caro Benny, non è un'esperienza isolata.
E' lo stesso ricordo che ne ho io.
Ma forse è l'esperienza che accomuna la nostra generazione e quelle a seguire.
Oramai il mercato rionale non è diventato poi tanto diverso dal centro commerciale, nel senso che si è persa la sua funzione aggregante e umana.
Perché, in fondo, le persone che lo frequentano sono le stesse, e in loro sono evidenti le tracce del cosiddetto "progresso" (concedetemi una vena di amarezza nel pronunciare questa parola).

Il centro commerciale è solo uno degli esempi più tangibili nella nostra quotidianità di una tendenza in atto a livello macroscopico: la velocità.

Nel mondo contemporaneo sei "adatto" se sei veloce, scattante e non resti indietro: in una sorta di darwiniana evoluzione (in)naturale distorta e mostruosa, puoi sopravvivere solo se acquisisci questa caratteristica.

E, appunto, non solo facendo la spesa.

Se non hai l'adsl ma ti connetti con l'oramai obsoleto 56kb (ciò che io faccio ancora, pervicacemente) il numero di siti che devi inserire obtorto collo nella lista delle esclusioni è in crescita esponenziale. Se, per piacere o per dovere, devi comunque accedervi, sei condannato ad attese dilanianti.
Anche questo è digital divide.

Al di là dell'informatica, se non sei veloce non sopravvivi, almeno non nelle grandi città (ma in fondo non solo in quelle).
Mi correggo: non vivi, ma ti limiti a sopravvivere.
E' sufficiente guardare le persone "anziane", vedere i loro occhi smarriti, i loro passi incerti in strade diventate a loro aliene, preda della paura causata dal non riconoscimento di un mondo che corre loro accanto, ma che ha deciso di lasciarli giù dalla propria folle corsa come inutile zavorra.

Se sei lento, non sei produttivo.
Se sei lento, verrai triturato dall'ingranaggio mostruoso del capitalismo (come non ricordare Tempi Moderni di Chaplin?)
Se sei lento, sei inutile.
Se sei lento, non "esisti".

Ma se sei lento, puoi alzare gli occhi e vedere il mondo intorno a te.
Se sei lento, puoi ancora gustare il puro piacere del viaggio fatto per viaggiare e non per arrivare.
Se sei lento, senti le voci di chi parla accanto a te.
Se sei lento, puoi conoscere il mondo.
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MessaggioInviato: 01 Mar 2008 13:38    Oggetto: Re: Mercato a bancarelle VS supermercato/centro commerciale Rispondi citando

GrayWolf ha scritto:

Quando giro per un uno dei mercati settimanali o che si tengono in occasione di festività, del paese, del santo ecc... ecc... provo sempre un calore incredibile.

Non credo si tratti di mera nostalgia, penso piuttosto si tratti di poter assaporare il contatto umano
che in un supermercato o centro commerciale si trova solo negli incontri con i conoscenti.


...vocio..profumo di fiori e patatine...arcobaleno di colori..sguardi incrociati.. Il sole, l'aria, il contatto umano...una mattina al mercato..a Schio.
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dasio78
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MessaggioInviato: 01 Mar 2008 15:26    Oggetto: Rispondi citando

Cybion ha scritto:


Se sei lento, non sei produttivo.
Se sei lento, verrai triturato dall'ingranaggio mostruoso del capitalismo (come non ricordare Tempi Moderni di Chaplin?)
Se sei lento, sei inutile.
Se sei lento, non "esisti".

Ma se sei lento, puoi alzare gli occhi e vedere il mondo intorno a te.
Se sei lento, puoi ancora gustare il puro piacere del viaggio fatto per viaggiare e non per arrivare.
Se sei lento, senti le voci di chi parla accanto a te.
Se sei lento, puoi conoscere il mondo.


che bella riflessione...
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Dicevano i CCCP di Ferretti... Produci, consuma, crepa
Questo è il supermercato.

L'umanità in scatola, come i pomodori, perde il suo sapore.
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dasio78
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MessaggioInviato: 01 Mar 2008 15:28    Oggetto: Rispondi citando

Benny ha scritto:
Per il resto adoro i mercatini, specie quelli natalizi, o le piccole mostre dell'antiquariato.


Bellissimo, il contatto con oggetti che hanno "vissuto", che sono stati desiderati, odiati, dimenticati... l'odore delle mille storie che hanno sfiorato.
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MessaggioInviato: 01 Mar 2008 19:04    Oggetto: Rispondi citando

Come è giusto che sia, confrontandomi, a volte, mi sorgono insopprimibili dubbi.
Ben lungi da me l'intenzione di polemizzare, mi chiedo: non sarà il vostro soltanto il fascino della dialettica retorica?
O il mio pragmatismo inizia a corteggiare il cinismo e soverchia il mio pur accentuato romanticismo?
Tutto quel vociare tanto decantato... è rumore infernale, meramente pittoresco, come la folla ostacolante, legnosa e malaccorta...
Mi occorre una vaschetta di carote: entro in un supermercato, mi dirigo al banco frutta, la prendo, vado alla cassa, pago il dovuto ed esco. Nel silenzio e nella tranquillità, e diretto.

Concordo appieno con l'elogio della lentezza di Cybion, ma è il contesto che mi lascia perplesso.
Vado in barca a vela, e non in motoscafo, nonostante quella che per molti è considerata una lentezza esasperante, giusto perchè è il contesto quello di cui voglio godere. Ma al mercato ci vado per la vaschetta di carote!

Vi chiedo: sono io ad aborrire il "casino", cenestetica a parte, o siete voi che amate la retorica?
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Danielix
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MessaggioInviato: 01 Mar 2008 19:07    Oggetto: Rispondi citando

Che diamine è successo?!! Shocked
Ho postato io il commento sopra, ma appare come "ospite"!!


Shocked
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MessaggioInviato: 01 Mar 2008 19:13    Oggetto: Rispondi citando

Anonymous ha scritto:
Come è giusto che sia, confrontandomi, a volte, mi sorgono insopprimibili dubbi.
Ben lungi da me l'intenzione di polemizzare, mi chiedo: non sarà il vostro soltanto il fascino della dialettica retorica?
O il mio pragmatismo inizia a corteggiare il cinismo e soverchia il mio pur accentuato romanticismo?
Tutto quel vociare tanto decantato... è rumore infernale, meramente pittoresco, come la folla ostacolante, legnosa e malaccorta...
Mi occorre una vaschetta di carote: entro in un supermercato, mi dirigo al banco frutta, la prendo, vado alla cassa, pago il dovuto ed esco. Nel silenzio e nella tranquillità, e diretto.

Concordo appieno con l'elogio della lentezza di Cybion, ma è il contesto che mi lascia perplesso.
Vado in barca a vela, e non in motoscafo, nonostante quella che per molti è considerata una lentezza esasperante, giusto perchè è il contesto quello di cui voglio godere. Ma al mercato ci vado per la vaschetta di carote!

Vi chiedo: sono io ad aborrire il "casino", cenestetica a parte, o siete voi che amate la retorica?



Penso ci sia mercato e mercato Daniel...da me il mercato è nel centro storico di Schio, per nulla caotico e non ci vado per comprare le carote ma per fare..."un giretto al mercato"..e lo faccio da quando ero una bimba.

Telefonata di una coppia di amici d'infanzia: "Stella..vieni al mercato?....Prendiamo pollo e patatine e lo mangiamo al parco..."..lentezza..pigrizia appunto..e anche amicizia..no..non solo retorica... Very Happy
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MessaggioInviato: 01 Mar 2008 19:49    Oggetto: Rispondi citando

Camminare in un mercatino dell'antiquariato o alla fiera dei fiori sui Navigli ha un qualcosa di magico per me e non lo dico per retorica...Poi se ci si vuole limitare al casino e al rumore, beh, questione di punti di vista!
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Cybion
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MessaggioInviato: 01 Mar 2008 20:08    Oggetto: Rispondi citando

Danielix ha scritto:
Come è giusto che sia, confrontandomi, a volte, mi sorgono insopprimibili dubbi.
Ben lungi da me l'intenzione di polemizzare, mi chiedo: non sarà il vostro soltanto il fascino della dialettica retorica?
O il mio pragmatismo inizia a corteggiare il cinismo e soverchia il mio pur accentuato romanticismo?
Tutto quel vociare tanto decantato... è rumore infernale, meramente pittoresco, come la folla ostacolante, legnosa e malaccorta...


Ho evidenziato una frase di Daniel con cui concordo in pieno: in effetti, è questa la percezione sensoriale che mi attanaglia se penso a un qualsiasi mercato.

Danielix ha scritto:
Mi occorre una vaschetta di carote: entro in un supermercato, mi dirigo al banco frutta, la prendo, vado alla cassa, pago il dovuto ed esco. Nel silenzio e nella tranquillità, e diretto.


Silenzio e tranquillità?
In un piccolo supermercato, certamente.
Ma non ho mai sentito un attimo di silenzio all'interno di un centro commerciale.
Sarà perché ci lavoro, là dentro, che ho il nervo scoperto sull'argomento? può darsi.
Credimi Daniel: dall'apertura alla chiusura, il silenzio è una mera chimera, la tranquillità un'aspirazione irrisolta.
Mi occorre una vaschetta di carote? faccio lo slalom tra clienti assatanati nella corsa all'ultimo detersivo in offerta, cerco di arrivare al banco frutta senza ricevere troppi urti, vado alla cassa mettendomi pazientemente in coda, quando finalmente giunge il mio turno pago, esco ma anche fuori la stessa musica rimbombante mi insegue.. alla fine, esausta, mi allontano.
Silenzio e tranquillità non sono di questo "mondo" che si chiama centro commerciale.

Danielix ha scritto:
Concordo appieno con l'elogio della lentezza di Cybion, ma è il contesto che mi lascia perplesso.
Vado in barca a vela, e non in motoscafo, nonostante quella che per molti è considerata una lentezza esasperante, giusto perchè è il contesto quello di cui voglio godere. Ma al mercato ci vado per la vaschetta di carote!

Vi chiedo: sono io ad aborrire il "casino", cenestetica a parte, o siete voi che amate la retorica?


Il mio "elogio della lentezza" è stato appunto stimolato dal discorso originario, andando al di là del contesto, o meglio traendone spunto per farne considerazioni a più ampio spettro su una società come la nostra, in cui chi come te ha scelto la lentezza è guardato con sospetto.

E non sei l'unico, ad aborrire il "casino"...
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Danielix
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MessaggioInviato: 01 Mar 2008 21:12    Oggetto: Rispondi citando

Premesso che è per me un onore e un trionfo sinceramente insperato venir quotato da Cybion, e non sono uso a formalismi diplomatici, sicchè ha da esser letto per com'è quanto or ora esposto, e giammai interpretato (e mi venga perdonato, se possibile, il presente stile aulico/enfatico, ma ne avevo voglia perchè ultimamente ho bisogno di ridere un po' ROTFL ) , mi accingo con delizia a fare altrettanto:
Cybion ha scritto:

Silenzio e tranquillità?
In un piccolo supermercato, certamente.
Ma non ho mai sentito un attimo di silenzio all'interno di un centro commerciale.
Sarà perché ci lavoro, là dentro, che ho il nervo scoperto sull'argomento? può darsi.
Credimi Daniel: dall'apertura alla chiusura, il silenzio è una mera chimera, la tranquillità un'aspirazione irrisolta.
Mi occorre una vaschetta di carote? faccio lo slalom tra clienti assatanati nella corsa all'ultimo detersivo in offerta, cerco di arrivare al banco frutta senza ricevere troppi urti, vado alla cassa mettendomi pazientemente in coda, quando finalmente giunge il mio turno pago, esco ma anche fuori la stessa musica rimbombante mi insegue.. alla fine, esausta, mi allontano.
Silenzio e tranquillità non sono di questo "mondo" che si chiama centro commerciale.
Certamente, se parli di "centro commerciale", comincia a tornare arduo parlare di "pace e tranquillità", e va pure rimarcato che tu, ahimè, in siffatti gironi infernali ci presti opera..., e per otto, incresciosamente lunghe, ore!
Ma, dal momento che io mi riferivo a innocui supermercati...
Tuttavia resto del parere che [mod rozza on] sempre meno del bordello di un mercato è!! [mod rozza off].

Cybion ha scritto:
Il mio "elogio della lentezza" è stato appunto stimolato dal discorso originario, andando al di là del contesto, o meglio traendone spunto per farne considerazioni a più ampio spettro su una società come la nostra, in cui chi come te ha scelto la lentezza è guardato con sospetto.
1) Si, l'avevo capito.
2) Ah, sapessi quanto!

Cybion ha scritto:
E non sei l'unico, ad aborrire il "casino"...

[mod cucciolo] Squeeze Squeeze[/mod cucciolo]
________________________________________________________________________________

@ Solaria: "...beh, questione di punti di vista...", devo interpretarlo come:"io adoro il casino"?
Perchè... sulla magia... spero tu non nutra dubbi che possa più che comprendere uno che, mandando affanculo in toto qualsivoglia convenzione umana, ha scelto di vivere in una barca, vagabondando, senza un lavoro, e per sovrappiù crescendoci figli...!!! Wink
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GrayWolf
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MessaggioInviato: 02 Mar 2008 03:22    Oggetto: Rispondi citando

Shocked Cybion [prima le signore] e Danielix Shocked
mi avete lasciato a bocca aperta!! Applause

Vorrei fare un'estensione a quanto detto in apertura:

[mod romantico on]
E' pur vero che ora il mercato con le bancarelle è tutto quello che avete detto, ma a mio parere, c'è una componente in più ed è forse quella che mi fa sentire più calore in quell'ambiente che non nella sterile asetticità di un supermercato/centro commerciale:
le origini di quella sequenza di banchi con la merce esposta.
Una volta era l'unica realtà aggregante e ludica, in più era l'unico modo per venire a conoscenza delle innovazioni "tecnologiche" o per avere notizie aggiornate su ciò che accadeva in altri luoghi, non facilmente o addirittura impossibili da raggiungere.
Ho sottolineato che non era nostalgia perché non sono così vecchio Wink [questo per evitare le malelingue]
semplicemente immagino che in realtà così siffatte i valori dovevano essere più veri, più vicini "all'essere umani" e se chiudo gli occhi, pur non essendoci stato, mi sembra di vivere quei momenti e questa è una bella iniezione di serenità
[mod romantico off]

@Danielix
non credo che il cinismo abbia soverchiato il tuo romanticismo.
Tu e Cybion avete ragione, pragmaticamente ragione, forse sarà che gli anticorpi del mio "essere romantico" sono grossi come tartarughe Smile
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MessaggioInviato: 02 Mar 2008 10:38    Oggetto: Rispondi citando

Elogio della lentezza? Cybion ha ragione e così Danielix e Solaria e tutti gli altri, malgrado le leggere divergenze e i distinguo necessari.

Mi chiamo Silent Runner e corro silenziosamente.
Posso essere silenzioso e concentrato all'interno di un sistema rumoroso e distratto, un sistema affaccendato e lento perché intasato.
Eppure posso correre veloce lo stesso, raggiungere i punti dove cambiare direzione semplicemente progettando il prossimo passo ed eseguendolo con naturalezza.
Il silenzio non è assenza di rumore, è attenzione. All'interno di un mercato caotico e vermicolante posso restare immobile e frangere i flutti che mi girano intorno come se non esistessi, come se fossi lì ma non fossi rilevante e per questo innocuo come una parete qualsiasi od un bancone piedo di prodotti che al momento non ci interessano. Danno più fastidio i gruppi di persone che si fermano a chiacchierare impedendo il passaggio o i carrelli che, abbandonati momentaneamente, suonano come una presa di possesso territoriale inaccettabile, carrelli che scostiamo con rabbioso fastidio, indignati o semplicemente scocciati dalla mala creanza altrui.
Guardo la gente fluire incarognita, imbronciata, preoccupata o presa dalla fretta e non penso a niente, assolutamente a niente. Li guardo con una vena di sottile sorpresa, quasi uno sbaffo su di un disegno imperfetto.
Aspetto.
So di essere un elemento interferenziale nella massa in movimento ma so anche di non poter fare diversamente.
Fatte le mie scelte esco dal sistema e me ne torno alle mie faccende personali.
La folla è inevitabile, il caos no. Almeno per me.
Ma di quello che accade a me non interessa nessuno perché ciascuno è interessato solo al suo particolare ed è giusto che sia così. Ma anche questa, devo rileavre, è una riflessione pleonastica.
Il piccolo mercato rionale ha in sé le stesse caratteristiche del grande centro commerciale con la differenza che si rivela tutta nella fauna che lo frequenta.
Mentre nei grandi centri commerciali la cente si incontra e si pavoneggia più che acquistare, nei mercati si va solo per necessità settimanali o, per qualche piccola schiera di romantici, per vivere un momento di intimità amicale confondendosi fra una folla talmente anonima da essere incolore.
Nel mercato rionale scivolo via con rapidità, non mi interessa soffermarmi davanti alle solite bancherelle dei cinesi che ormai hanno sostituito la variegata mistura di generi che caratterizzava i mercati poveri, bancherelle di cinesi che si presentano ordinate, con ripetute offerte di abbigliamento improbabile e dai prezzi che qualche sospetto generano facilmente: indumenti made in Cina ma realizzati in Italia.

Mi piace invece girare per il mercato al momento della scrematura, quando gli ambulanti se ne vanno, con le loro luci ancora accese e la miriade di affaccendamenti che ricompongono in scatole misteriose tutta quella merce che ridondava gocciolante dai banchetti improvvisati solo a metà. I gesti sono rapidi e rassegnati, di chi è stanco per una giornata disagevole passata a muoversi in uno spazio ristretto e frastornante, dietro un banchino della cui merce si è carcerieri o custodi preoccupati.
Il passaggio del denaro, consolante ma pur sempre fastidioso, come un languore allo stomaco, consolazione o giustificazione dell'essere lì come idioti, davanti a sconosciuti all'apparenza facili ad abboccare ma sempre pericolosi con il loro possibile, inarrestabile sovrabbondante rifiuto.
E' facile alla fine concludere chi sarà il maggiormente stressato al termine del ciclo.
Mi piace girare nei mercati quando i commercialti smontano le loro giostre e le loro luminarie fatte di lampade a basso consumo, di sbiaditi ripiani e di squallidi sostegni metallici o capre di legno, mi piace vederli rimboccare le coperte dei loro grandi teloni all'interno del sacello o scrigno nel quale, sopra il furgone, si raccoglie il tutto per richiudersi in uno scatolone metallico che è più di un'insegna, è uno status symbol che distinguerà il loro mezzo commerciale da altri, adibiti al solo trasporto.
Li vedo andar via, stanchi e sbiaditi a loro volta dietro i parabrezza sporchi, padri e madri con magari un figlio minore al seguito, preludio di una cucina illuminata dal neon sospeso al centro della tavola, e il calore di qualche fornello acceso, più stanco di loro.
Li vedo andar via a passo d'uomo, evitando gli ultimi pedoni sulla strada sudicia e capisco che anche questa giornata, per qualcuno è davvero giunta al bivio rassicurante che li condurrà al sonno.
Per un istante me ne resto immobile in mezzo al disastro, allo sfascio dell'ordine che fino a poco prima brulicava di persone mormoranti. D'inverno, più spesso, oltre al buio, ho il beneficio della pioggia che ha lucidato l'asfalto rendendo più drammatica la scena. Nessun romanzo ottocentesco potrebbe essere più carico di dramma di questo breve istante che separa il tutto dal dopo.
E finalmente posso riprendere a correre silenziosamente.
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MessaggioInviato: 02 Mar 2008 10:44    Oggetto: Rispondi citando

Silent Runner ha scritto:

Mi piace invece girare per il mercato al momento della scrematura, quando gli ambulanti se ne vanno, con le loro luci ancora accese e la miriade di affaccendamenti che ricompongono in scatole misteriose tutta quella merce che ridondava gocciolante dai banchetti improvvisati solo a metà. I gesti sono rapidi e rassegnati, di chi è stanco per una giornata disagevole passata a muoversi in uno spazio ristretto e frastornante, dietro un banchino della cui merce si è carcerieri o custodi preoccupati.
Il passaggio del denaro, consolante ma pur sempre fastidioso, come un languore allo stomaco, consolazione o giustificazione dell'essere lì come idioti, davanti a sconosciuti all'apparenza facili ad abboccare ma sempre pericolosi con il loro possibile, inarrestabile sovrabbondante rifiuto.
E' facile alla fine concludere chi sarà il maggiormente stressato al termine del ciclo.
Mi piace girare nei mercati quando i commercialti smontano le loro giostre e le loro luminarie fatte di lampade a basso consumo, di sbiaditi ripiani e di squallidi sostegni metallici o capre di legno, mi piace vederli rimboccare le coperte dei loro grandi teloni all'interno del sacello o scrigno nel quale, sopra il furgone, si raccoglie il tutto per richiudersi in uno scatolone metallico che è più di un'insegna, è uno status symbol che distinguerà il loro mezzo commerciale da altri, adibiti al solo trasporto.
Li vedo andar via, stanchi e sbiaditi a loro volta dietro i parabrezza sporchi, padri e madri con magari un figlio minore al seguito, preludio di una cucina illuminata dal neon sospeso al centro della tavola, e il calore di qualche fornello acceso, più stanco di loro.
Li vedo andar via a passo d'uomo, evitando gli ultimi pedoni sulla strada sudicia e capisco che anche questa giornata, per qualcuno è davvero giunta al bivio rassicurante che li condurrà al sonno.
Per un istante me ne resto immobile in mezzo al disastro, allo sfascio dell'ordine che fino a poco prima brulicava di persone mormoranti. D'inverno, più spesso, oltre al buio, ho il beneficio della pioggia che ha lucidato l'asfalto rendendo più drammatica la scena. Nessun romanzo ottocentesco potrebbe essere più carico di dramma di questo breve istante che separa il tutto dal dopo.
E finalmente posso riprendere a correre silenziosamente.

una bella descrizione....leggendo mi sono ritrovato quasi fisicamente in mezzo a quelle piazze...
parole che sembrano una fotografia...pare di vederle queste situazioni in una foto in bianco e nero oppure a colori un po' sfocata, stirata nelle zone delle luci, giochi di ombre e di mood...
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MessaggioInviato: 02 Mar 2008 23:29    Oggetto: Rispondi citando

avete ragione, ma...
se lavori tutti i giorni dalle 9,30 alle 19, il mercato rionale te lo puoi scordare.
odio il supermercato perché non sopporto la folla bovina, perché nella maggior parte dei casi sono costretto a comprare un kg di carote quando me ne basterebbero 2 (di numero, vivo da solo, le altre 8 marciscono prima che possa mangiarle), per la fila alle casse e perché spesso "mobbizzano" i dipendenti.
E le poche volte che sono andato al mercato ho preso dei sonori "pacchi" (devi costruire un rapporto di fiducia col bancarelliere, altrimenti ti rifila la fuffa). Rimpiango i tempi in cui accompagnavo la nonna al mercato settimanale dietro casa (Due chili e mezzo, signò, che faccio? lascio?)
Per fortuna mia sorella ha l'orto in piemonte! Smile

Non è una critica, per carità, solo non tutti si possono permettere la slow life
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(life is fast, live it slow è la mia firma in altra community)
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MessaggioInviato: 03 Mar 2008 00:24    Oggetto: Rispondi citando

Mercatino di paese.
"Arance bellissimeee", "zucchine regalaaate", "Tle cavolfioli un eulooo". C'e' ressa tutta attorno alle bancherelle; ti servi da solo scegliendo la frutta migliore ed evitando quella marcia, poi porgi il sacchetto di carta al fruttivendolo. Questi la pesa (appoggiando una mano sulla bilancia), fa un rapido calcolo a mente e si fa pagare, in contanti, imbrogliando nel dare il resto. Il tunisino che ti ha guardato l'auto nel parcheggio credeva che non arrivassi piu' e ti ha fatto una bella riga; ma tu non te ne accorgi e gli dai anche la mancia.

Mercatino di Milano.
Silenzio. Perché il fruttivendolo dovrebbe urlare, se tanto la gente comprerà ugualmente? Insieme agli altri clienti stai nella tua bella fila indiana davanti alla bancarella; qualcuno nell'attesa legge anche il giornale. Il fruttivendolo serve tutti ordinatamente ma con rapidità, scegliendo lui i frutti (nella proporzione di quattro buoni e uno marcio) che infila nei sacchetti di plastica. Li pesa sulla bilancia (senza mani), poi fa un rapido calcolo mentale e aggiunge il 20%. Paghi col bancomat. Sali nella metropolitana affollata, mettendo bene in mostra i carciofi.

Ipermercato.
Uscito dal lavoro, arrivi che è rimasta solo la frutta marcia. Infili il guantino e pazientemente riesci a trovare qualche pezzo passabile, poi vai alla bilancia e ti ci appoggi sopra con tutto il tuo peso, mentre la stampante scrive lo scontrino: otto peperoni cento grammi, un affare. Alla cassa lasci il guantino nel carrello, per risparmiare la fatica al prossimo cliente. Accettano solo carte di credito, ma la tua è smagnetizzata e la cassiera fa una fatica boia perché il lettore la riconosca. Stai per uscire ma quando passi il varco un tuo peperone inizia a suonare; un solerte vigilantes modello armadio ti lancia un'occhiata truce e ti perquisisce seduta stante da capo a piedi; poi ti dice "Tutto a posto", ti stampa sulla fronte il timbro "Controllo eseguito in data xyz" e ti indica l'uscita.
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MessaggioInviato: 03 Mar 2008 15:52    Oggetto: Rispondi citando

zeussino ha scritto:
Mercatino di paese.
"Arance bellissimeee", "zucchine regalaaate", "Tle cavolfioli un eulooo". [...]

Mercatino di Milano.
Silenzio. Perché il fruttivendolo dovrebbe urlare, se tanto la gente comprerà ugualmente? [...]

Ipermercato.
Uscito dal lavoro, arrivi che [...]

Sbonk
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MessaggioInviato: 03 Mar 2008 15:55    Oggetto: Rispondi

dr.K ha scritto:

E le poche volte che sono andato al mercato ho preso dei sonori "pacchi" (devi costruire un rapporto di fiducia col bancarelliere, altrimenti ti rifila la fuffa).

vero....se ti conosce (e stai comunque attento) vieni trattato decisamente meglio. Altrimenti la "fregatura" (dal peso fitizio alla qualità più bassa della merce) è in agguato.
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