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Zabriskie Point (i capolavori devono essere per tutti?)
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ioSOLOio
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MessaggioInviato: 03 Ago 2007 14:14    Oggetto: Zabriskie Point (i capolavori devono essere per tutti?) Rispondi citando

pongo anche a voi l'interrogativo seguente...


è morto il regista Michelangelo Antonioni...e un paio di sere fa hanno ovviamente trasmesso due dei suoi capolavori..Zabriskie Point e Blow Up

ora..qualcuno di voi ha visto Zabriskie Point ?
e se si...ha voglia di spiegarmi sinteticamente la trama, ovvero cosa il regista ha voluto dire con una trama che deve per forza essere una sorta di "allegoria", di "metafora" visto il generale non-sense ?


perchè ho letto un po' in giro...e ovunque in tanti parlano naturalmente di capolavoro...ma nessuno si abbassa a spiegare il capolavoro a chi magari non lo capisce e sinceramente domanda.
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dasio78
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MessaggioInviato: 30 Ago 2007 14:07    Oggetto: Rispondi citando

Mha...

Per me il "capolavoro" rientra in quel settore soggettivo che sono i nostri gusti personali: è ciò che ci piace, ciò che esprime quello che pensiamo, quello che "avremmo voluto farlo noi".

Non esiste un' opera che sia oggettivamente un capolavoro.

Si dice che la morte rende dorato anche il metalo brunito...

Spesso si celebrano come "capolavori" opere mediocri solo perchè l'autore è morto...

Questo in generale... nello specifico, di Antonioni non ho mai visto niente, quendi qui mi fermo!!
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ioSOLOio
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MessaggioInviato: 30 Ago 2007 14:24    Oggetto: Rispondi citando

dasio78 ha scritto:

Non esiste un' opera che sia oggettivamente un capolavoro.

dissento, almeno in parte.
Nel senso che ritengo che il bello "assoluto" sia un dato sufficientemente oggettivo...ovvero alla portata di tutti

Che poi l'eventuale "classifica" del bello possa non essere identica per tutti è scontato.
Insomma...per me "capolavoro" dovrebbe essere qualcosa che è visibile a tutti. Il bello che chiunque riesce a scorgere, anche senza essere un critico d'arte o cinematografico...anche senza dover per forza tirar fuori paroloni di spiegazione che in pochi comprendono.
Se vedo la Pietà di Michelangelo (si tratta di altro artista Wink ), se vedo un panorama da togliere il fiato, se ascolto il Va Pensiero....trasmettono emozioni che chi più chi meno riesce a percepire, anche senza conoscere a fondo la storia dell'opera (certo conoscerla magari aiuterebbe a comprendere meglio, ma la percezione arriva lo stesso)




dasio78 ha scritto:

Spesso si celebrano come "capolavori" opere mediocri solo perchè l'autore è morto...

già...
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Gateo
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MessaggioInviato: 30 Ago 2007 17:47    Oggetto: Rispondi citando

Posso supporre che anche al cinema si applichino i criteri dell'arte moderna, a noi mortali certi dipinti sembrano macchie di umidita', mentre i pochi eletti cadono in estasi.
E non dimentichiamo che spesso nel cinema vincono premi dei film che la corazzata Potiomkin sembra un film dei Vanzina.
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axlman
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MessaggioInviato: 31 Ago 2007 00:03    Oggetto: Rispondi citando

Antonioni, Fellini, Bergman... per quanto mi riguarda chi li definisce dei registi geniali è solo perché si vergogna di ammettere che dei loro film non ci ha capito una cippa e si è annoiato da morire a vederli.

Quello che non capisco è il perché di tanta ritrosia ad ammettere la verità, visto che effettivamente in quei film non ci si capisce una cippa e sono mortalmente noiosi.

8)
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MessaggioInviato: 04 Set 2007 11:37    Oggetto: Rispondi citando

Un capolavoro andrebbe inscritto all'interno di un sistema di stilemi e di valori specifici, assolutamente da contestualizzare.
Un'opera cinematografica può essere considerata un capolavoro se raggiunge una qualità (secondo precisi canoni relativi e non prescindibili) superiore al miglior prodotto ottenuto nel genere espresso sia dall'artista che all'interno del contesto stilitico nel quale l'artista si esprime o viene inserito dalla critica.
Pur non essendo l'opera più bella di Leonardo da Vinci, la Gioconda è considerata un capolavoro.
Nella definizione dell'opera subentrano sempre (come ha giustamente fatto notare Gateo) elementi di gusto legati alla cultura del tempo ed alle abitudini o capricci della critica e del mercato operante.
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MessaggioInviato: 04 Set 2007 11:51    Oggetto: Rispondi citando

axlman ha scritto:
Antonioni, Fellini, Bergman... per quanto mi riguarda chi li definisce dei registi geniali è solo perché si vergogna di ammettere che dei loro film non ci ha capito una cippa e si è annoiato da morire a vederli.

Quello che non capisco è il perché di tanta ritrosia ad ammettere la verità, visto che effettivamente in quei film non ci si capisce una cippa e sono mortalmente noiosi.

8)


Non c'è niente di male a non capire una cippa.
La colpa non è solo di chi non capisce ma è anche di chi non ha saputo educare alla "lettura".
L'accesso alle opere del passato o alle opere che si collocano al di fuori della nostra comprensione può risultare sgradito a chi non ha ricevuto una "educazione" alla lettura delle opere in generale, cosa che purtroppo ne' la famiglia ne' la scuola hanno saputo garantire.
La formazione del gusto personale si deve dunque appoggiare a quello che offre il mercato.
Se uno cresce in un ambiente dove prevale un certo gusto, questi non avrà altri parametri di riferimento e cercerà sempre conforto fra le cose che conosce meglio.
La formazione di una "Elite" spocchiosa e paraintellettuale degli ultimi anni ha allontanato dai giovani e dalla popolazione tutta in genere, la possibilità di accedere alle opere prodotte, in modo da poterne cogliere in modo gratificante il senso, non solo estetico o ideologico che dir si voglia.
Queste opere, di non facile lettura, sono diventate sempre più illeggibili proprio a causa dell'assenza di "traduttori culturali" che consentissero l'accesso ai contenuti profondi delle opere stesse.
Allo stesso modo, senza una adeguata preparazione matematica non può apprezzare la bellezza formale di una equazione come E=Mc².
Il risultato è stato quello di allontanare le generazioni successive (e anche le contemporanee) da un patrimonio artistico che per diritto dovremmo poter apprezzare o respingere con cognizione di causa.
La reazione più comune, infatti, è quella del "Non lo capisco per cui non vale un accidente!" Ma è una perdita e una rinuncia per chi è costretto a fare questa affermazione.
La semplificazione delle forme stilistiche, il martellamento della banalità eletta a somma forma espressiva condivisibile, comunitaria ed accomunante (una sorta di comunismo consumistico) ha prodotto una sorta di cecità ai colori, alle variabili ed alle varianti possibili.
Una perdita di biodiversità culturale che ha resto incapaci di percepire qualcosa al di fuori dei "MacDonald" dell'arte, del fumetto e della musica.
Mi spiace di non poter spiegare meglio la gravità di questo fenomeno trasversale.
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axlman
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MessaggioInviato: 04 Set 2007 13:37    Oggetto: Rispondi citando

Silent Runner ha scritto:

La reazione più comune, infatti, è quella del "Non lo capisco per cui non vale un accidente!" Ma è una perdita e una rinuncia per chi è costretto a fare questa affermazione.

No, no, non è che io non capisco certi film, sono loro ad essere senza trama, quindi senza né capo né coda: sarò tradizionalista, sarò con poca immaginazione, sarò poco acculturato, ma quello che pretendo da un film è che abbia un inizio e una fine. E che tra l'uno e l'altra non annoi a morte: se devo annoiarmi guardo un muro e risparmio. Magari già che ci siamo, che mi stimoli la riflessione, ma la vedo dura se è girato in modo da essere tanto criptico da non offrire alcuno spunto se non per super-addetti ai lavori.

Che si realizzino a fare opere di qualsiasi genere, se poi le possono capire solo in dieci "eletti"? Sempre che quei dieci le capiscano davvero e non si limitino a far finta per tirarsela (e a me questo dubbio non svanirà mai, Corridor Silente).

E se magari si facesse arte per attrarre ed educare, invece che per respingere le masse e per sentirsi superiori, cantandosela e suonandosela tra snob?
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MessaggioInviato: 04 Set 2007 17:21    Oggetto: Rispondi citando

axlman ha scritto:
Silent Runner ha scritto:

La reazione più comune, infatti, è quella del "Non lo capisco per cui non vale un accidente!" Ma è una perdita e una rinuncia per chi è costretto a fare questa affermazione.

No, no, non è che io non capisco certi film, sono loro ad essere senza trama, quindi senza né capo né coda: sarò tradizionalista, sarò con poca immaginazione, sarò culturalmente arretrato, ma quello che pretendo da un film è che abbia un inizio e una fine. E che tra l'uno e l'altra non annoi a morte: se devo annoiarmi guardo un muro e risparmio.

Non è quanto intendevo ma va bene se mi dici che non ti piace quel che non sembra avere una trama (e anche se ce l'ha ma non si fa vedere è la stessa cosa). Il "senza capo ne coda" è un giudizio legittimo ma non è la vera ragione ultima di un film l'avere un capo ed una coda.
Dici di essere tradizionalista e passi ma non dire che sei culturalmente arretrato perché non è necessario. Lo sappiamo! Twisted Evil Wink

axlman ha scritto:

Che le realizzi a fare le opere di qualsiasi genere, se poi le possono capire in dieci? Sempre che quei dieci le capiscano davvero e non si limitino a far finta per tirarsela

Le realizzi perché hai un'idea che vuoi concretizzare, un progetto che ti sta a cuore o che credi di dover realizzare per te stesso. Sta poi al pubblico decretare il successo di un'opera e si sa che spesso il pubblico è tradizionalista ed ha paura del nuovo. Pensa alle critiche spaventose che ebbe l'emergere del movimento Impressionista o anche solo i Valzer degli Strauss, che scandalizzarono gli abitué del tempo.
Certo, esistono opere che perdono smalto perché datate già fin dalla nascita. Il periodo storico nel quale nacquero le opere che contesti era un periodo di grande crisi sia del cinema che dell'arte in genere, un periodo di passaggio che, come tutti i periodi di passaggio, sono difficilmente comprensibili fuori dal contesto storico nei quali sono nati. Solo gli storici del cinema possono apprezzare le opere che appartengono a quel periodo disgraziato in tutti i sensi, disgraziato perché fuochi appena accesi, fuochi di cambiamento sociale e culturale, furono subito spenti prima che potessere veramente produrre un cambiamento.
Il fatto che poi, ci sia qualcuno che apprezza quelle opere solo per tirarsela, sappi che costoro sono in buona compagnia. Ed è una compagnia nient'affatto snobistica, fatta di persone del tutto "normali".
Lo scadimento MOSTRUOSO che ha attraversato il cinema e la fiction televisiva italiana non ha assolutamente cancellato dalla faccia della terra le persone che apprezzano, lodano e osannano prodotti che, curiosamente, si rivelano inferiori per qualità e cultura allo stesso pubblico che invece dovrebbe "educare".

axlman ha scritto:
(e a me questo dubbio non svanirà mai, vero Silent?).

Vero.
axlman ha scritto:

E se magari si facesse arte per educare, invece che per respingere le masse e per sentirsi superiori, cantandosela e suonandosela tra snob?

Mmmh. L'arte alla Cattelan? Provocazione snobistica, a presa dei fondelli del pubblico e dell'arte stessa? Cattelan (tanto per fare un esempio) non è che una enorme autoinstallazione Live di se stesso e di tutto quello che gira intorno al business che condiziona l'arte di oggi.
Business. Ecco la parola magica.
Ma la colpa non è degli artisti alla Cattelan! Gli artisti fanno il loro mestiere di artisti, producono opere secondo il loro istinto naturale ed i loro eventuali calcoli. Ma è sempre l'inconscio che pilota il creativo.
Hai mai visto una mostra di Henry Moore? Sei mai entrato dentro o sotto una delle sue immense sculture? Io ho visto i monoliti di Stonehenge ma non ho ricevuto altrettanta emozione.
L'arte moderna o contemporanea utilizza stilemi espressivi non sempre riconducibili al figurativo. Le emozioni che ho provato alla mostra di Henry Moore al Forte Belvedere in quel di Firenze (roba di ormai molti anni fa) sono indelebili. Tanto quella delle sculture di Arnaldo Pomodoro sono irripetibili. E devi credermi non sono ne' uno snob ne' uno che se la tira.
Ci sono artisti che devono scremare il loro dialogo con il mondo per produrre opere forse incomprensibili ai più, sintesi della sintesi più estrema. Ma questo non deve farceli condannare a priori.
Guardati intorno! Tutto quello che ti circonda sembra ridondante. Il tuo stesso DNA è ridondante: te la sentiresti di eliminare i geni dormienti, all'apparenza inutili, solo perché non ne comprendi lo scopo od il significato ultimo?
Io non credo che tu conosca a fondo la meccanica dei mezzi di trasporto che usi eppure li utilizzi senza pensarci sù. Non conosci i processi produttivi di ogni singolo componente ed il suo scopo ma viaggi anche se ignori praticamente ogni cosa del mezzo sul quale stai viaggiando, senza ricavarne danno.
Dirai che non è la stessa cosa e il paragone non regge. E' vero, non è la stesa cosa ma è solo per farti comprendere che, forse, all'origine del tuo dissenso c'è una richiesta che l'arte non può evadere o soddisfare.
Al mezzo di trasporto chiedi che ti porti da qui a là e senza danni.
All'arte chiedi di consolarti, divertirti, affascinarti, commuoverti e così via.
Ma sia per l'arte che per il mezzo di trasporto, sia che tu sia attivo alla guida o ti faccia trasportare, qualcosa di tuo ce lo devi mettere: benzina, sforzo muscolare, attenzione o il prezzo di un biglietto.
L'arte ha bisogno di qualcosa di tuo per potersi esprimere. Devi sempre fare uno sforzo personale, devi contibuire a dar forma dentro di te a quel che ti viene proposto.
Ma può anche darsi che la cosa che ti viene proposta non trovi aperture per entrare dentro di te.
E allora?
Puoi fare la stessa cosa con le cose che non comprendi: non giudicarle.
Se ti incuriosiscono, se ti dicono qualcosa, avvicinati e cerca di conoscerle: se non ti piacciono, lasciale perdere senza disprezzarle.
Non è così che fai con le persone che scegli per le tue amicizie e per la tua vita sentimentale? Se qualcuno che incontri non ti dice nulla, se non ti ispira, lo ignori semplicemente. Quella persona interesserà qualcun altro. Nessuno del resto te la impone. Se in tivù un film ti annoia puoi cambiare canale o alzarti, prendere una telecamera e girare tu il film che vorresti vedere.

Io non credo che si faccia arte per respingere le masse: credo che le masse non abbiamo imparato ad emanciparsi dalla manipolazione che viene dall'alto e per questo diventano diffidenti nei confronti di tutto quello che non viene calato dall'alto come buono per le masse.

Che il business abbia quasi ucciso l'arte sono d'accordo. Ma l'arte è il prodotto della sedimentazione dei sentimenti e del modo che abbiamo per esprimerli. Non a caso tutte le epoche hanno avuto correnti artistiche ben definite, chiuse su se stesse. L'arte barocca non avrebbe mai accettato di convivere con l'Art Decò o con il cubismo e via di questo passo. Oggi, con i potentissimi mezzi di comunicazione di massa, con la facilità di spostare persone e idee riusciamo a far convivere arte del passato accanto all'arte del presente, un'arte astratta che spesso è tornata alle origini ancestrali del segno e del colore, dove la simbologia prevale sulla rappresentazione realistica.
Insomma non esiste arte assoluta ma solo un fiume lento che scorre, con le sue rapide, i suoi meandri e le sue zone di morta.
E il fiume non è mai lo stesso, non puoi mai bagnarti due volte nelle stesse acque.
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liver
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MessaggioInviato: 04 Set 2007 17:41    Oggetto: Rispondi

axlman ha scritto:
Antonioni, Fellini, Bergman... per quanto mi riguarda chi li definisce dei registi geniali è solo perché si vergogna di ammettere che dei loro film non ci ha capito una cippa e si è annoiato da morire a vederli.
Su Antonioni sono d'accordo, ma fino a ieri credevo fosse un problema mio. Fellini? Ne possiamo parlare, anche se la sua poetica mi sembra tutt'altro che criptica: piuttosto mi sembra assai popolare.

Ma, per favore, giù le mani da Bergman! I suoi film sono comprensibilissimi. Magari, per chi è abituato ai ritmi hollywoodiani, un po' noiosi. Ma è sufficiente imparare ad apprezzare le pause e i silenzi per assaporarne il gusto intenso.

Oh, intendiamoci, qualche film modesto l'ha fatto anche lui. Ma i suoi migliori sono capolavori assoluti.
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