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Atesia divide l'Unione (e il Paese)
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Autore Messaggio
Zeus News
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MessaggioInviato: 28 Ago 2006 14:39    Oggetto: Atesia divide l'Unione (e il Paese) Rispondi citando

Commenti all'articolo Atesia divide l'Unione (e il Paese)
Il caso rivela la profonda divisione non solo all'interno del centrosinistra, ma nell'Italia tutta.
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{kalos}
Ospite





MessaggioInviato: 29 Ago 2006 11:51    Oggetto: outsourcing america Rispondi citando

Ron e Anil Hira hanno scritto ?Outsourcing America? a proposito di delocalizzazione (outsourcing) all?estero. Prendo spunto per scrivere una breve recensione dopo avere letto dell?ispezione (era ora?) da parte del Ministero del Lavoro nei confronti di un?azienda di call center.

Luminari della scienza dell?economia professano come liberale la delocalizzazione (outsourcing) dei lavori all?estero, secondo quanto hanno appreso durante i loro studi (Adam Smith): mandare la produzione laddove la mano d?opera costa meno è un vantaggi. Si sotiene che alla fine le merci così prodotte costeranno di meno per i consumatori (che rimangono in sourcing, cioè qui).

I due fratelli Hira hanno il coraggio di ribattere, ed esporre i perversi effetti sociali del ?libero mercato globale?. Accusando i politici e gli economisti di negare questi effetti, fino ad accecarsi di fronte alle loro conseguenze, per dottrinarismo.

Il fatto che venga minacciato di trasferire all?estero centina di posti di lavoro oggi offerti agli italiani non deve incutere timore. Già oggi molti call center sono delocalizzati in India, ad esempio, dove signore che parlano inglese sono liete di fare quel mestiere per 200 dollari il mese.

Stanno per volare fuori dai confini nazionali anche professioni che qualcuno oggi ritiene intoccabili: come quella di notaio o di avvocato o di architetto (quella di informatico, oramai lo sappiamo, è già in viaggio da tempo?). Mestieri che pagano (dovrebbero pagare, diciamo più precisamente) il grosso delle imposte, quelle che finanziano i necessari costi di una grande civiltà cosiddetta occidentale: istruzione, sanità, infrastrutture, ricerca.

Purtroppo, se si permette alle grandi imprese (come lo si è permesso alla FIAT in passato) di ricattare i lavoratori e di sbarazzarsene, per pagare di meno, si rischia grosso per il futuro di questa nazione. I titolari di queste aziende, concentrati sui profitti a breve termine (da cui dipendono le loro gratifiche) e sui risultati trimestrali (da cui dipendono i rialzi azionari
momentanei) stanno liquidando il futuro a lungo termine.

Già hanno buttato nel fango la dignità della persona umana, costringendo i loro dipendenti a svolgere attività che nemmeno Ford nella sua teorizzazione della catena di montaggio, avrebbe avuto il coraggio di suggerire. Deprezzano il vero valore dell?azienda: il ?capitale umano?, e di conseguenza anche i consumatori che comprano i loro prodotti.

Difatti questi dipendenti precari che domani rischiano di perdere il posto di lavoro, una volta rimasti disoccupati, scompariranno anche come consumatori. Il loro potere d?acquisto, già molto ridotto, quando troveranno, se lo troveranno, un nuovo lavoro (meno pagato), impedirà anche di accumulare risorse per il periodo della vecchiaia, incrinando e probabilmente spaccando definitivamente il nostro sistema previdenziale.

La dottrina di Adam Smith, ripetuta a pappagallo da economisti di bassa statura (non solo culturale, ma anche di fatto fisiologica), comporta che gli italiani che perderanno il lavoro saranno costretti ad emigrare altrove, come avviene già per molti dei nostri connazionali che vanno ad esprimere altrove il loro potenziale nel settore della ricerca scientifica o nel campo dell?informatica.

Basterebbe vedere che cosa è successo negli Stati Uniti d?America: molti operai
industriali, che furono espulsi un decennio fa dal loro abituale settore, perché la produzione industriale si spostò all?estero, hanno seguito corsi di ri-qualificazione per trovare impiego
nell?informatica. Ora si trovano nella triste situazione di vedere sparire all?estero anche la loro seconda carriera. Un disastro sociale che sfocerà in un arretramento della civiltà italiana e certamente già oggi incrina seriamente la sicurezza nazionale.

La delocalizzazione, che provoca disoccupazione ai livelli alti delle professionalità sta già provocando, di conseguenza, un crollo delle iscrizioni alle università e non stimola nessuno ad aderire alle associazioni di categoria che si battono per un riconoscimento di professioni come quella di operatore di call center o di informatico.

Delocalizzare per mettere piede nei mercati asiatici emergenti, come strombazza certa stampa specializzata, è una grande illusione. La realtà è che queste aziende italiane sono incapaci di competere con quelle imprese estere, perché quelle sono molto più veloci ad assimilare tecnologia e conoscenza delle imprese occidentali. Di fatto, le statistiche mostrano che le imprese di informatica e tecnologia informatica indiane regolarmente superano in competitività le loro analoghe americane, anche sul mercato americano.

Quindi, faccio mia la proposta dei due autori del libro: perché non delocalizziamo anche i lavori strapagati dei general manger di queste imprese italiane? Se si vogliono mettere in strada 3.500 impiegati che prendono 1.000 euro al mese o anche meno? perché non mettiamo per strada una sola o quelle poche persone del top management che prendono, al mese, quanto i 3.500 impiegati tutti messi assieme? Da un punto di vista meramente logico: si espone di meno la Nazione al rischio di collasso sociale.

http://e3i.org/?p=105
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{xxx}
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MessaggioInviato: 03 Set 2006 21:35    Oggetto: Contratto di Associazione in Partecipazione nei CC Rispondi

Perche' non si parla mai dell'uso illegale di questa forma contrattuale? Porto ad esempio il mio caso: Sono un associato in partecipazione con apporto di solo lavoro(non di mia volonta', ma se vuoi lavorare accetti di tutto) che presta servizio in qualita' di ICT in Vodafone(ormai sono quasi 5 anni). Dovrei da contratto essere una sorta di consulente ma di fatto sono assoggettato a turni di 8 ore anche notturni e senza differenziazione di compensi; non mi spettano ferie ne' malattie; il mio associante trattiene i contributi inps ma non li versa; gli emolumenti mi vengono elargiti a 60gg. se tutto va bene e mi viene imposto di compilare una nota spese che non ha ragione di essere(dichiaro di spostarmi in posti d'Italia che nemmeno conosco); ogni 2 anni firmo le mie dimissioni con la societa' per poi firmare un altro contratto di associazione(cosi' facendo la societa' che mi elargisce gli emolumenti si avvantaggia della legge sul falso in bilancio); i giorni in cui sono di riposo sono costretto a essere reperibile per garantire il servizio(p.s.: loro la chiamano disponibilita'); la stessa Vodafone mi manda a lavorare presso i call center del Gruppo Cos dove ha delle commesse in out-sourcing. La societa' a cui faccio capo e' Synergia2000 che ha come associati(e quindi nelle mie stesse condizioni) almeno altre 200 persone dislocate su tutto il territotio nazionale. Perche' quando si fanno queste inchieste andando ad indagare fin dentro ai Call Center non ci si accorge che esistono anche altre realta' che esulano dalla "cuffia"? Perche' devo sentire il Ministro Damiani che dice al tg5 di questa sera che aumenteranno i contributi inps per gli associati in partecipazione? Ma l' Onorevole e' a conoscenza che con la scusa dei versamenti Inps la mia societa' mi decurta sempre piu' quella sorta di stipendio? Credo che come il mio caso ne esistano tanti altri in Italia e non tutti facenti capo a Synergia2000(di societa' cosi' l'Italia pullula). La cosa piu' grave pero' e' che grandi multinazionali come Vodafone(e' il mio caso), ben sapendo di questa posizione atipica, continuino ad approfittarne imponendo ritmi ed obblighi lavorativi da lavoratore dipendente, facendosi scudo di "non sapere e non voler sapere" la nostra posizione contrattuale in quanto i suoi accordi con Synergia 2000 prevedono quanto da loro richiesto e quindi impostoci. Sappiate che molti di noi che sono stati "cacciati" da un giorno a un altro senza aver diritto ad una motivazione non sono riusciti (e credo mai nessuno ci riuscira' se non si interviene a livello politico) nemmeno a scalfire l'imponente impianto legale con cui si difendono questi "avvoltoi". Potrei davvero segnalarvi tante e tante altre situazioni di raccapriccio ma desidero, e invito tutti a farlo, che una seria inchiesta scoperchi questa realta'.
Mi vergogno a non dovermi firmare per la paura di perdere questo seppur misero lavoro.
Ciao
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