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Brujeria
Eroe in grazia degli dei
Eroe in grazia degli dei


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MessaggioInviato: 28 Gen 2006 23:43    Oggetto: Rispondi citando

...si avviò...
ma poi si rese conto che qualcosa mancava per completare il bagaglio...
rifece con ecalma, e cone la mano sul cancellino che la separava dalla sua EX casa...
una volta chiuso per lei sarebbe cambiato tutto...
basta quel laido del portiere, e soprattutto basta di quella curiosa di sua moglie...
basta radici..
vediamo un po' cosa ci presenta il mondo, con un contorno di patatine fritte, ketchuo e patate dolci...
zaino in spalla Marta si incamminò lungo il viale della sorpresa..dietro l'angolo qualsiasi cosa poteva accadere, ma lei non se ne curava troppo..
ssSTAPP! un'altra birra respirava aria fresca e l'hall del paese delle meraviglie si avvicinava sempre di più...
eccoci qua...
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anabasi
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MessaggioInviato: 29 Gen 2006 10:58    Oggetto: Rispondi citando

Era una cosa che le sarebbe piaciuto fare gia' da tanto tempo, ma non ne aveva mai avuto il coraggio: e' vero, come dicono alcuni, che le decisioni importanti, ed a volte anche estreme, vengono sovente prese in seguito ad un evento banale. E' il principio della "goccia che fa traboccare il vaso", riflette' Marta mentre andava incontro alla sua nuova vita. Quale vita, non lo sapeva neppure lei, ma sarebbe stata sicuramente una nuova vita.
Un altra cosa che avrebbe voluto fare era recarsi alla stazione dei treni o dei pullman e salire sul primo che fosse in partenza, per qualsiasi destinazione. Inizio' dal poco, salendo sul primo tram che vide arrivare. Si sedette proprio dietro all'autista e gli chiese quale linea fosse e se per caso passasse nei pressi di una stazione.
"Le sciroccate tutte a me devono capitare!" bisbiglio' sotto gli spessi baffi a manubrio, senza farsi sentire da Marta, e trovo' la pazienza di risponderle gentilmente: «Si signorina, la linea 15 passa per la stazione ferroviaria. Ci arriveremo tra mezz'ora».
Marta si rilasso': aveva preso una delle piu' importanti decisioni da un bel po' di tempo a questa parte. Appoggio' lo zaino sulle ginocchia, socchiuse gli occhi e si appisolo', sollevata.
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GrayWolf
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MessaggioInviato: 29 Gen 2006 11:11    Oggetto: Rispondi citando

Si riscosse un po' bruscamente quando la manona del conducente la scosse mentre diceva: "Signorina, siamo arrivati, se vuole scendere, lì c'è la fermata del tram che la porterà in stazione" mentre con l'altra mano indicava un altro tram fermo in attesa.

Vedendo quei grossi baffi a Marta venne da ridere e non sapeva perchè.
Si sentiva sollevata e nel contempo impaurita per la decisione presa, il faccione dell'uomo era cordiale e per qualche motivo strano le dava un po' di sicurezza.

Qualcuno la stava trattando con gentilezza anche se solo per dovere, questo a Marta piaceva, le piaceva pensare di aver preso la decisione giusta.

Svelta scese e con una leggera corsetta raggiunse il veicolo in attesa, appena fu salita, come se stesse apettando solo lei, il tram partì.
Dopo poche fermate si fermò davanti alla stazione ferroviaria.
Allo sportello di vendita dei biglietti c'erano due o tre persone, lei si accodò alla fila e attese pazientemente.
Quando fu il suo turno l'impiegato le chiese: "per dove ?", Marta fu presa dal panico: "Bella domanda !" si disse e....
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anabasi
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MessaggioInviato: 29 Gen 2006 11:39    Oggetto: Rispondi citando

...si volto', raccolse lo zaino e si allontano' dallo sbigottito bigliettaio.
"Come posso chiedere un biglietto per una destinazione che ancora non conosco?" riflette' mentre attraversava l'enorme salone della biglietteria. Vide il cartello che indicava la direzione per i binari, e si avvio'. Poi, improvvisamente, capi' cosa chiedere al bigliettaio. Torno' sui suoi passi, e busso' educatamente al vetro della biglietteria: era ormai tarda sera, l'impiegato stava per terminare il turno e fino all'indomani nessuno avrebbe rilasciato biglietti.
L'uomo alzo' gli occhi: « Ha deciso dove vuole andare?» chiese con un sorriso smorzato dalla stanchezza « Tra pochi minuti chiudo»
«Qual'e' il primo treno in partenza?» domando' Marta, emozionata. In quei secondi si stava giocando il suo futuro: dovunque andasse il primo treno, lo avrebbe preso e sarebbe scesa soltanto all'ultima stazione. Quello sarebbe stato il suo modo per lasciare al fato la determinazione della sua destinazione.
«Tra sette minuti partira' il 123456 per Praga. E' la' che vuole andare?»
«Si, mi dia un biglietto per Praga»
Ormai era tutto deciso. Per la verita', non aveva mai immaginato che esistesse una linea diretta fino a Praga, ma la cosa non le dispiaque affatto. Aveva fatto un patto con se stessa, e lo avrebbe rispettato fino in fondo. E poi, avrebbe potuto andarle decisamente peggio!
Pago', esaurendo qualsi completamente i pochi soldi che aveva portato con se', mise in tasca il prezioso biglietto, raccolse lo zaino e si avvio' velocemente ai binari.
Senti' la voce del bigliettaio «Si affretti! Mancano solo quattro minuti alla partenza!» e si mise a correre. Il fato aveva deciso per lei, e non lei non si sarebbe lasciata scappare l'occasione.
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GrayWolf
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MessaggioInviato: 29 Gen 2006 12:55    Oggetto: Rispondi citando

Ancora una volta, come un segno del destino, appena salita, il treno si mise in moto per condurla verso il suo sogno.
Via!! verso quella libertà che aveva sempre cercato e mai trovato o forse, ammettendolo a se stessa, non aveva mai voluto trovare.

Sapeva poco di Praga, la città dalle mille chiese, la città misteriosa ove si diceva, ci fosse il crocevia delle energie.
Proprio di questo sentiva il bisogno, di energia, quella che dà la follia di una decisione repentina, presa "a sangue caldo" che dava ebbrezza più di un bicchiere di vino.

Il paesaggio che scorreva davanti al finestrino, per analogia, la fece ripensare alla sua vita, stritolata nell'ingranaggio della città, di una società autoreferenziale che pensava solo a se stessa e dove gli esseri umani erano solo numeri.

Ora basta! si stava lasciando alle spalle tutto ciò, la sua vita aveva preso una svolta, il suo sogno...
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Gipi'
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MessaggioInviato: 29 Gen 2006 13:17    Oggetto: Rispondi citando

...pedalava, pedalava come un matto.

Chissa' come si sara' arrabbiata Marta, penso' tra se e se Giacomo, mentre cercava di riportarle la bicicletta che aveva preso in "prestito" senza avvisarla. Ogni volta che mi riavvicino a lei, riesco sempre a combinare qualche casino.
Adesso che sono arrivato, provo a suonarle o lascio la bici e me ne vado?

Hei lei! urla il laido portiere, cosa pensa di fare?
Volevo solo lasciare qui la bici della signorina Marta, risponde Giacomo.
Se la riporti via, quella "signorina", come la chiama lei, se ne e' andata questa mattina, e non credo tornera' piu'. Se ne vada, rimbrotta il portiere.

Di nuovo chiuso nei suoi pensieri e riavviandosi con la bici per mano, Giacomo combatte con le emozioni e non riesce a capire come fare per contattare Marta. Chissa' ora dov'e'...
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MessaggioInviato: 29 Gen 2006 14:47    Oggetto: Rispondi citando

Uno scossone violento la fece sussultare,si sveglio' dal suo torpore con una strana sensazione di allarme.Qualcosa si strano stava accadendo,nello scompartimento erano tutti in piedi mentre il treno andava fermandosi.Guardo' fuori,nulla,solo campi coltivati e poche case isolate.Dov'erano?Non capiva le parole che sentiva ma i toni e le espressioni la misero in agitazione.Un signore con una strana divisa le passo accanto correndo e ansimando,lei guardo' speranzosa e spaventata una signora che le sedeva difronte,aveva circa sessant'anni,vestita in modo elegante ma non appariscente ed era calma,troppo calma!
Decise di cercare informazioni e si avvio' verso il vagone di testa,era un treno lungo e fatiscente,ogni porta si apriva con fatica e ogni volta che incontrava qualcuno doveva appiattirsi alla parete per passare ricevendo risposte incomprensibili ma agitate ad ogni sua domanda.
Arrivo' alla carrozza di testa senza aver ancora capito il perche' di quella strana situazione,penso' che il personale di servizio doveva essersi volatilizzato e maledicendolo decise di tornare al suo posto e attendere che il treno ripartisse quando con la coda dell'occhio vide che il portellone della carrozza era socchiuso,si avvicino' e con timore e curiosita' lo apri',un'aria gelida e pungente la fece trasalire.C'era un silenzio inquietante,il treno era fermo e nessuno accanto a lei,provo a sporgersi ma poteva solo vedere il lungo serpentone di carrozze e tante teste che si sporgevano da finestrini.Guardavano tutti avanti,c'era chi puntava il dito,chi si portava le mani al viso o sulla bocca,chi rimaneva immobile con l'espressione di chi sa di stare assistendo a qualcosa di terribile e unico.Basta,con decisione apri' completamente il portellone sbilanciandosi tanto da finire in piedi sulla massicciata e quello che vide le tolse il fiato.
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GrayWolf
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MessaggioInviato: 29 Gen 2006 15:37    Oggetto: Rispondi citando

... "E' proprio una testa matta, quella là" pensava Giacomo riavviandosi verso casa con la bicicletta di Marta.

"Oddio, non è che io sia troppo normale" rimuginava fra se ma l'ansia lo stava assalendo e gli faceva mancare il fiato.

"Chissà in che guaio è andata a cacciarsi, devo fare qualcosa, magari se n'è andata per colpa mia" l'ansia ora si stava trasformando in angoscia e senso di colpa.

Grattandosi il mento con fare pensoso si disse "Dunque vediamo, non ha la bicicletta, ha lo zaino, deve aver preso i mezzi pubblici, vediamo un po', tentar non nuoce" ciò detto si avviò alla fermata del tram, abbastanza vicina da fargli presumere che "la testa matta" avesse scelto quella, anche perchè era un capolinea.

C'era un tram fermo, il guidatore aveva due splendidi baffi a manubrio incollati su un faccione gioviale.
"Mi scusi, ha mica preso il tram una ragazza, minuta con un grosso zaino e dall'aria un po' ehmm, come dire.... svanita ?"

"Quella scirocca... signorina" rispose l'omone, "Sì, voleva andare in stazione".
Giacomo sentì che le gambe gli tremavano, "Ma per andare dove? " e l'uomo: "E io che ne so, ho dovuto svegliarla per farle prendere il tram corretto"

A questo punto il senso di colpa di Giacomo iniziò ad alimentare il panico.
Che fare ? la risposta era una sola....
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ZapoTeX
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MessaggioInviato: 29 Gen 2006 17:30    Oggetto: Rispondi citando

Giacomo saltò giù dal tram e decise di non aspettare il secondo mezzo. Balzò in sella alla bicicletta che, gentilmente, il conducente gli aveva permesso di portare. Era vietato, ma a quell'ora il tram era vuoto.

Percorse la discesa che separava la fermata dalla stazione come un motociclista al gran premio, piegando la bici fino a sfiorare il suolo con le ginocchia.

Sentiva un groppo in gola, non poteva sopportare l'idea che lei se ne andasse senza nemmeno avvertirlo. Marta era più di un'amica per lui, anche se la loro storia era finita. E sfogava la sua paura sui pedali, facendo correre la bici anche più veloce di quanto la discesa da sola avrebbe fatto. Ma né il fischio della fresca aria notturna nelle orecchie né il calore nei quadricipiti lo distoglievano da quello che provava.

La stazione era deserta. C'era solo un uomo in uniforme, con la borsa in mano che si stava avviando verso l'unica auto ancora presente nel parcheggio.

"Lei, ha visto una ragazza minuta con un grosso zaino per caso? Le ha dato un biglietto?"
"Io? Sì... ma, non so altro."
Giacomo notò che il volto dell'uomo, appena dopo che aveva pronunciato il sì era cambiato e ora pareva spaventato.
"Come non sa altro? In questo paesino sperduto a quest'ora quanti viaggiatori vede? La prego, mi dica dove è andata!"
"Le ripeto che non me lo ricordo, ora se non le spiace devo proprio andare". Dicendo questo con voce tremante, l'uomo salì in auto e sgommò via.
Giacomo lo rincorse per pochi metri, ma rinunciò subito. "Maledizione!" esclamò.

Ma poi gli venne in mente che a quell'ora non ci sono tanti treni. Il portinaio gli aveva detto che Marta non era andata via da molto. Con la bici aveva fatto certamente più in fretta di lei con il tram. Dunque il suo treno doveva essere appena partito. Stava correndo verso il tabellone delle partenze, quando un fischio lo fermò: iniziò a correre nella direzione contraria. un treno stava partendo. Attraversò 3 binari anche se era vietato e corse più che poteva. L'ultimo vagone del treno gli sfuggì per pochi metri.

Stanco e arrabbiato per non essere corso subito verso quel treno, si girò e vide l'insegna elettronica del binario che mostrava, fiera e irreale, la scritta "Praga - 22.49"

Ma che ci va a fare quella matta a Praga?

Giorgio, il bigliettaio, aveva appena messo la macchina in box ed era salito in casa. Prese una torcia e una tenaglia dal ripostiglio e si precipitò in salotto. Tolse i chiodi che fissavano il tappeto al parquet della sua vecchia casa. Buttò il tappeto da un lato e afferrò la manigli della botola che quel tappeto aveva coperto per 30 anni. Si fece strada con la torcia. Tossendo per la polvere, riusciva comunque a sentire i versi dei topi che il suo ingresso stava facendo fuggire.

Giunse in una stanzetta e si diresse, facendo attenzione a non camminare dove il legno era marcio, verso la cassaforte. Si era ripetuto la combinazione tutte le sere prima di addormentarsi, pregando perché non gli servisse mai.

Aprì il diario e lesse quella mezza pagina. "Allora era tutto vero! Non è possibile ho sempre creduto che fossero scmenze! Sono stato un cretino a non accorgermene prima! Perché le ho dato quel biglietto, perché? Avrei dovuto capirlo subito che era lei, prima che arrivasse quello sbarbato a chiedere dove era andata!"
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MessaggioInviato: 29 Gen 2006 19:22    Oggetto: Rispondi citando

Giacomo, col fiatone e nella confusione piu' totale, distoglie lo sguardo dal tabellone e si incammina al parcheggio della stazione per recuperare la bicicletta malamente scaraventata a terra nel tentativo di raggiungere Marta.

Non ci aveva fatto caso, ma nel manubrio era allacciato uno di quei marsupietti porta tutto e senza pensarci lo apri'. Naturalmente era vuoto tranne per un pacchettino di fazzoletti di carta ed uno di questi era stato usato per un appunto.

"00420 241 747477" sembrava un numero di telefono. Si guarda intorno e vede che in stazione c'e' un telefono pubblico. Che fare? Chissa' chi ha dato quel numero a Marta?

Stanco, confuso ed affamato decide che la priorita' e' "sapere" e si avvia al telefono. Sono le 23.10. Recupera la sua scheda telefonica pregando di avere credito a sufficenza e digita il misterioso numero "00420 241 747477" ci mette un po' a prendere la linea ma suona libero.

" inspektor Gustav Perutz, koho činit tebe mluvit? "
(Ispettore Gustav Perutz, chi parla?)

Giacomo rimane impietrito e riattacca.

Aveva lavorato nella Repubblica Ceca per due anni per conto di una grossa azienda di impianti, prima di mettersi in proprio e qualcosa della lingua lo ricordava.
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MessaggioInviato: 29 Gen 2006 20:03    Oggetto: Rispondi citando

Con le mani tremanti, Giorgio chiuse il libretto e poi gli occhi, per riordinare le idee.

"Lo sapevo, lo sapevo" continuava a ripetere fra se, mentre ripercorreva a ritroso il cunicolo che l'avrebbe riportato nell'appartamento, strano a dirsi, pur non facendo caso a dove metteva i piedi, gli riuscì di tornare evitando, quasi li conoscesse a memoria, i punti pericolosi dove il legno era marcio.

Appena uscì dalla botola, in fretta e furia iniziò a rivestirsi e ancora più in fretta salì in macchina diretto alla stazione.

Un unico pensiero lo assillava: "Devo trovare quel ragazzo, devo dirgli tutto"; mentre guidava continuava a toccarsi la giacca, nella tasca interna aveva riposto il manoscritto, ora ogni tre secondi si assicurava che fosse ancora lì.

Arrivato davanti alla stazione vide Giacomo che scuotendo la testa stava apprestandosi ad andarsene.


L'ultima modifica di GrayWolf il 29 Gen 2006 20:15, modificato 1 volta
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anabasi
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MessaggioInviato: 29 Gen 2006 20:14    Oggetto: Rispondi citando

Abbasso' il ricevitore del telefono con fare stizzito. "Chissa' perche' c'e' sempre qualcuno che si crede furbo e fa di questi scherzi!" riflette' rassegnato.
Diede uno sguardo al vecchio orologio da polso di fabbricazione sovietica, regalo che aveva ricevuto piu' di vent'anni prima, appena diplomatosi all'Accademia di Polizia di Brno. Allora era un giovane di belle speranze, e non avrebbe lontanamente immaginato che ruolo sarebbe andato ad occupare quattro lustri piu' tardi. Il suo ufficio era stato ricavato nel seminterrato di un vecchio edificio nel centro storico di Praga, a pochi passi dal fiume. Le lancette fosforescenti gli dissero che erano le 23 passate da qualche minuto, e che per quella giornata aveva fatto ben piu' del suo dovere. Si sollevo' dalla sedia, deciso a tornare a casa.
"A far cosa, dopo tutto?" si chiese, ben conoscendo la risposta. Avrebbe trovato una casa vuota, ed anche fredda. Nessuno, al posto suo, si era preoccupato di accendere la stufetta supplementare. "Supplementare " era un educato eufemismo: la stufetta era l'unica fonte di calore in quel periodo. L'impianto condominiale di riscaldamento si era guastato un paio di settimane prima, e nessuno si era ancora presentato per la riparazione. Tutto sommato, l'efficienza dei suoi compatrioti non era cambiata di molto, nonostante il passaggio all'economia di mercato.
Con questa amara constatazione, apri' il cassetto della scrivania e prese la vecchia semiautomatica che dall'inizio della carriera l'aveva sempre accompagnato, e l'aveva salvato piu' volte da situazioni pericolose. Non amava la violenza, pensava che il mezzo migliore per risolvere i problemi che gli si presentavano davanti fosse l'uso dell'intelligenza, ma in diverse occasioni la sua materia grigia aveva dovuto cedere il passo al freddo acciaio brunito che stava in attesa sul fondo del cassetto.
Infilo' l'arma nella fondina che portava sotto la giacca, spense la luce sulla scrivania ed usci' chiudendo dietro di se' la porta. Nelle altre stanze non c'era piu' nessuno dei suoi subalterni. Perutz raggiunse le scale ed in pochi istanti fu nell'androne del palazzo.
Nessuno, dall'esterno, avrebbe immaginato che quel vecchio e signorile palazzo ospitasse una sede distaccata della polizia ceca, e men che meno nessuno avrebbe immaginato i reali compiti di quella speciale unita' che lui comandava. Certe volte ne era incredulo pure lui, e comunque a parenti ed amici, i pochi che gli erano rimasti, diceva soltanto quello che chiunque si sarebbe aspettato di sentire.
Attraverso' la strada ed arrivo' alla passeggiata lungo il fiume. Da li' si aveva una stupenda visuale sul fiume, la riva opposta, la collina sulla quale si ergeva il palazzo reale e, circondato da esso, la chiesa di San Vito. Ogni volta, per lui era un'emozione ammirare quelle meraviglie dell'architettura e sempre si ritrovava a paragonarle alle meschinita' ed agli intrighi che era costretto a combattere.
Ripenso' a quella strana ragazza italiana: sembrava di piu' di una semplice traccia, e, dopo averla contattata, le aveva anche lasciato il numero di telefono del suo ufficio, ma non le aveva detto chi fosse ne' in quale citta' lavorasse.Fino a quel momento le sue supposizioni, quantomeno ardite, non avevano trovato riscontro....
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MessaggioInviato: 29 Gen 2006 23:39    Oggetto: Rispondi citando

Eh si, quelle quattro macchine toglievano il fiato.
Avevano qualcosa di sinistro e Marta si aggrappò alla maniglia del portello, vinta da un'ansia che non sapeva spiegare.

Sembrava se lo sentisse che i sinistri figuri, passeggeri delle autovetture, ora scesi e che si stavano dirigendo verso il treno, cercassero proprio lei.
Sentiva la gente borbottare in quella lingua a lei sconosciuta, quei borbottii non avevano niente di rassicurante, capiva che vedere quelle macchine con quelle insegne e quegli uomini, per i passeggeri del treno era un fatto inconsueto, insolito, molti di loro li vedevano per la prima volta.

Le venne in mente ciò che l'ispettore Perutz, in uno stentatissimo italiano le aveva detto: "Mi telefoni se avverte di essere in pericolo".
Iniziò a frugare nello zaino, ma dove accidenti stava quel numero ?
All'improvviso la consapevolezza la folgorò: "Maledizione, maledizione, era nel marsupio sulla bicicletta... e ora ?".
La paura, partendo dalla spina dorsale salì fino ad irrigidirle il collo, dove andare ? scappare ? e perchè mai ? non aveva fatto nulla di male.
Eppure qualcosa le diceva di farlo, quella vocina "dentro" urlava: "Scappa! vai finchè sei in tempo, non ti hanno ancora vista".
Detto fatto, cedette all'impulso, aprì lo sportello opposto e saltò giù, il peso dello zaino la trascinò in terra ed il viso fu graffiato dai rovi.
Si rialzò, spolverò le ginocchia dalla polvere, istintivamente si aggiustò i capelli con quella mossa tipicamente femmile e si mise a correre a perdifiato fra i campi.
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MessaggioInviato: 30 Gen 2006 00:31    Oggetto: Rispondi citando

Era giovane, e ben allenata: in pochi minuti mise una discreta distanza tra se' ed il treno. Quando il suo respiro inizio' a farsi troppo affannoso, la ragazza si fermo' a prendere fiato. Fu quella l'occasione per voltarsi indietro: fino a quel momento non l'aveva fatto, nel timore di essere inseguita. Il terreno che aveva attraversato si alzava progressivamente, ponendola in una posizione leggermente sopraelevata. Da li' aveva un'ottima visuale, molto piu' completa e riusci' a cogliere una visione d'insieme ed anche alcuni dettagli che non aveva avuto modo di interpretare bene, nella fretta della fuga.
La macchine con le insegne sulle fiancate e quegli uomini in divisa dall'aspetto minaccioso probabilmente non erano li' per lei, bensi' per un altro motivo che, dal suo nuovo osservatorio, risultava molto piu' evidente.
La linea ferroviaria, dopo aver attraversato una lunga distesa di campi sporadicamente interrotta da qualche villaggio, si indirizzava verso un profondo dirupo. Un ponte permetteva alla ferrovia di superare l'ostacolo e proseguire nella campagna, avvicinandosi alle colline e, al di la' di esse, alla frontiera con la Repubblica Ceca.
Ebbene, il ponte non c'era piu'. La ragazza vide il locomotore fermo a poca distanza dal ciglio del precipizio, un paio di metri di rotaia sporgersi nel vuoto ed una traversina di legno ancora imbullonata penzolare minacciosamente. Non comprese cosa fosse successo, ma capi' che tutti loro si erano salvati grazie ai pochi metri che li separavano da un tragico tuffo nelle acque torbide del fiume sottostante. Marta non parlava tedesco, quindi non riusci' a comprendere nulla di cio' che dicevano concitatamente l'un l'altro i passeggeri. Individuo' una coppia di turisti di lingua inglese, e riusci' ad afferrare qualcosa del loro dialogo: a quanto pareva, il ponte era crollato nella notte, inspiegabilmente, pochi minuti prima dell'arrivo del treno. Il capotreno aveva aggiunto, alle loro domande pressanti ed impaurite, che al macchinista era parso di vedere una strana luce rossa, quasi un semaforo, e d'istinto si era fermato, anche se la tabella di marcia non prevedeva neppure un rallentamento in quel tratto. Pochi minuti dopo, erano arrivate gli automezzi dei pompieri e dei poliziotti del vicino paese, avvertiti dal fragore della caduta del ponte, che si era sentito per chilometri.
Marta si spavento': sembrava che il destino la volesse portare a Praga, ma che una forza avversa si adoperasse in ogni modo per impedirglielo o, quanto meno, ritardarne l'arrivo. Forse qualche oscuro motivo la portava laggiu', forse un compito al quale era stata predestinata, in quella citta' che non aveva mai visitato, una citta' dalle bellezze ineguagliabili ma anche dai profondi segreti, una citta' che, a detta di alcune leggende, rappresentava, insieme ad una citta' italiana e ad una francese, i vertici di un triangolo evocatore di potenti forze soprannaturali. Marta era una ragazza pratica, con i piedi per terra, e non aveva mai creduto a quelle dicerie, ma in quel momento le sue certezze si stavano sgretolando, quasi come il cemento armato con cui era stato costruito il ponte che avrebbe dovuto farle raggiungere l'altra sponda.
Non aveva mai avuto un carattere forte, e quasi non si riconobbe nella velocita' con la quale prese una decisione: sarebbe comunque andata a Praga, con o senza ponte.
Il suo respiro era ormai tornato regolare; si rimise in spalla lo zaino, che al momento rappresentava la sua unica proprieta', e riprese la marcia. Avrebbe potuto tornare verso il treno, ma che vantaggio ne avrebbe avuto? Prosegui' nella direzione che aveva preso quando si era allontanata dalla linea ferroviaria, anche perche' il sentiero sembrava portare verso le colline.
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MessaggioInviato: 30 Gen 2006 16:07    Oggetto: Rispondi citando

povero Giacomo...lì da solo nel piazzale della stazione...gli giravano in testa ancora quelle poche parole "...inspektor Gustav Perutz..."
quasi non ci credeva..anzi, faticava a crederci
non riusciva a spiegarsi il perchè quel numero di telefono si trovasse in quel marsupio, appeso a quella bicicletta...la bicicletta di Marta

Marta...

gli tornava in mente Marta, e assieme alle immagini tornavano anche i suoni, i profumi...

...pedalavano sorridenti lungo quella stradina di campagna, circondati solo da campi di girasole, così gialli e fitti che sembrava un mare dorato che s'increspava sotto le delicate folate di vento
un vento amico, che permetteva a Giacomo di coccolarsi con il morbido abbraccio del profumo di Marta
folate di marta lo aveva soprannominato lui, in gran segreto, dentro la sua mente innamorata
ancora non era riuscito a dirle quelle due parole, così semplici ma al tempo stesso così ricche..ricche di emozioni, batticuori, ingarbugliamenti intestinali e mani sudate...

mi piaci

sembrava quasi che la sua bocca si rifiutasse di pronunciarle, quasi fosse una formula magica che avrebbe risvegliato gli dei degli inferi e disciolto la terra in un mare di lava
era lui che ora stava bruciando però, e non riusciva a trovare una via di fuga dall'incendio delle sue emozioni
fecero una sosta sotto un gigantesco faggio per dissetarsi con un sorso d'acqua, e fu proprio lì sotto, al fresco e riparati dal sole, che i pompieri dell'anima vennero in aiuto a Giacomo
posarono le bicilette sull'erba e si sedettero vicini, senza farlo apposta, ma vicini
quasi ci fosse una forza invisibile che li avesse spinti proprio lì, su quella soffice macchia di trifogli
Marta incominciò a cercare un quadrifoglio, e se lo avesse trovato, sicuramente lo avrebbe messo a seccare fra le pagine della sua amata agenda
Giacomo invece incrociò le braccia dietro la testa e chiuse gli occhi, quasi a trattenere ancor di più le forze e le emozioni
il profumo di lei era intenso ora che si trovavano a un metro di distanza
gli occhi chiusi e le orecchie tese per sentire le dita di lei spulciare fra i trifogli in cerca dell'amuleto...
ad un tratto però basta frusciare
un alito tiepido e profumato sopra la sua fronte
folate di marta oltremodo intense e poi...
labbra
calde
morbide
velluto che indossa rugiada
brivido
intenso
dolce
inebriante
neuroni che viaggiano veloci
arrivano al cervello e lo stimolano
è l?estasi
non risponde
non vive
gode ogni attimo di questo tatuaggio d?affetto
lo sta baciando
la sta baciando
si stanno baciando
un solo stimolo bussa al cervello, una vocina che sussurra ??abbracciala, stringila forte, prenditi quel contatto che tanto vuoi, fonditi??
...
...
Marta...
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anabasi
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MessaggioInviato: 30 Gen 2006 18:48    Oggetto: Rispondi citando

Quella notte, l'ispettore Perutz non torno' a casa. Non era stata la prima volta: sovente si tratteneva in ufficio fino a notte inoltrata, e decideva di rimanere a dormire sul divano foderato in finta pelle che aveva fatto aggiungere all'arredamento standard. Aveva il quartier generale in un seminterrato, ma almeno lo spazio era abbondante ed aveva potuto organizzarlo in modo efficiente.
Quella notte, pero', qualcosa era diverso: si sentiva strano, come era successo raramente in vita sua.
Era un uomo razionale, amante della logica ed abituato ad un approccio scientifico ai problemi. Se il destino, e le tradizioni di famiglia, non lo avessero portato a frequentare l'Accademia di Polizia, probabilmente sarebbe diventato uno scienziato. Ma tutti erano stati poliziotti: suo padre, suo nonno, ed un altro paio di generazioni prima di loro, anche se un tempo non erano chiamati cosi'. Lui si era adeguato al solco tracciato dalla tradizione, ma aveva interpretato il suo ruolo, fin dall'inizio della carriera, in modo differente rispetto ai suoi colleghi. Dotato di una spiccata attitudine all'analisi, di un'intelligenza agile e priva di preconcetti, era in passato riuscito a risolvere casi molto complessi, ai quali investigatori piu' anziani ed esperti di lui si erano arresi. Tutto cio' gli aveva procurato la fama di essere colui che sapeva risolvere le situazioni piu' complicate, quelle nelle quali gli indizi erano piu' scarsi o addirittura contrastanti.
Non era la notorieta' cio' che cercava: era un uomo schivo, non particolarmente brillante in societa' e, pur avendo un aspetto gradevole ed un discreto successo presso il gentil sesso, non amava trovarsi sotto la luce dei riflettori.
Ebbene, proprio a lui, l'uomo dall'approccio razionale, avevano affidato la conduzione della "Sezione CZ".
"Un nome stupido per un reparto di cui quasi nessuno conosce l'esistenza" riflette' in silenzio "Ed e' pure il nome di una vecchia marca di motociclette. Me ne fossi almeno potuto comprare una, quando avevo vent'anni" concluse, deluso e rassegnato. Era gia' tanto aver potuto, qualche anno addietro, acquistare una Skoda quasi nuova: con lo stipendio che riceveva non poteva permettersi di soddisfare altri desideri non indispensabili.
La "Sezione CZ" era praticamente sconosciuta perche' era stata istituita per occuparsi di tutti quei casi insoliti, lasciati irrisolti dai suoi colleghi e destinati a diventare un dossier appoggiato sui ripiani alti dell'immenso schedario nella sede centrale, in piazza Středočen, a prendere polvere.
Quando un caso era troppo complicato, soprattutto perche' vi erano elementi ritenuti "inspiegabili", era invalsa l'abitudine di affidarlo ai "ragazzi" di Perutz.
«Ne vuole un'altra?» disse la cameriera, accennando al grosso boccale di birra da un litro che l'ispettore aveva svuotato nell'ultima mezz'ora.
Perutz guardo' attraverso lo spesso vetro del boccale, valutando la situazione, incerto sulla decisione da prendere. Sollevo' gli occhi e vide la donna, giovane e piuttosto in carne, vestita nel costume tradizionale dalla generosa scollatura, che era stato adottato come divisa della birreria: si, quel lavoro le si addiceva. Come dicevano i francesi?....Aveva "le fisique du role".
Tutto considerato, perche' non concedersene un'altra? Dopo tutto, il nuovo giorno era iniziato da quasi un paio d'ore, e nessuno lo aspettava a casa. E poi, una buona birra lo aveva sempre aiutato a mettere a fuoco gli elementi di un mistero, e questo che da qualche settimana aveva tra le mani poteva a buon diritto definirsi tale.
Mentre gli effetti dell'ottima birra di Pilsen iniziavano a farsi sentire, ricordo' il nome di quella vecchia serie di telefilm americani, i cui protagonisti risolvevano casi strani, talvolta molto simili a quelli che nella realta' lui doveva decifrare: era "X Files", o qualcosa di simile, ma a quell'ora della notte non ne era piu' molto sicuro.
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GrayWolf
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MessaggioInviato: 01 Feb 2006 00:50    Oggetto: Rispondi citando

...Qualcosa la spingeva a mettere più strada possibile fra se e il treno.
Fermamente convinta ad arrivare a destinazione, Marta iniziò a percorrere la strada che l'avrebbe portata fra quelle colline che non conosceva.
Sapeva che avrebbe incontrato delle difficoltà, una su tutte, la più insormontabile, quella della lingua, eppure non si perse d'animo.
Quella vocina che da "dentro" le suggeriva da sempre cosa fare, ora le stava dicendo: "Vai, non preoccuparti, ci sarà una soluzione a tutto".

Mentre camminava, l'assalì la nostalgia pensando ai pomeriggi passati con Giacomo.
"Quell' incoscente... mai una volta che m'abbia detto d'amarmi, eppure così tanto caro" il pensiero la fece sorridere e rabbuiare contemporaneamente.
"Se non fosse stato così... così... " non trovando il termine adatto lasciò il pensiero sospeso.
"Ora non sarei in questa situazione, magari saremmo sul divano a guardare insieme un film alla televisione" si fermò e con le mani sui fianchi e pestò con stizza un piede per terra, quasi a voler dare un calcio all'uomo a cui stava pensando.
Riprese a camminare dicendosi: "Ora la cosa più importante è organizzarsi".
Al buio era difficile orizzontarsi, vedendo una grossa pianta le cui fronde quasi toccavano terra, decise di sostare finchè non fosse giunta l'alba.
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Brujeria
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MessaggioInviato: 01 Feb 2006 10:31    Oggetto: Rispondi citando

...
"..Marta..
che imbecille sono stato..sempre
se avessi usato la bocca per parlare, per dirle ciò che provavo, invece di usarla solo per ricevere quel bacio
magari adesso saremmo sul divano a guardare insieme un film alla televisione..."
rapito in questo oceano di pensieri Giacomo prese a calci una lattina vuota di 7up, quasi a voler scacciare quei bei ricordi ormai tanto, troppo lontani
non si accorse però dell'auto che stava entrando velocemente nel parcheggio, e come un calciatore provetto sparò una punizione spedendo la lattina proprio nel sette del parabrezza
l'auto inchiodò all'istante
il rumore della frenata lo risvegliò dal torpore mentale in cui si era rifugiato
dall'auto scese un gigante e Giacomo lo fissò con timore, pensando che adesso gli avrebbe rotto il naso, peggiorando solo di poco quella schifosissima giornata
il timore lasciò il posto allo stupore quando riconobbe in quell'energumeno il bigliettaio della stazione, quello che "non sapeva altro"
"probabilmente è tornato indietro per sciacquarsi la coscienza dall'omertà di prima..ma ormai è tardi..già so dove era diretta Marta" pensò Giacomo e si diresse verso di lui per scusarsi della lattina contro l'auto
quando gli fu davanti, o sarebbe meglio dire sotto, si accorse che il gigante sudava ed aveva lo sguardo impaurito di un bambino
faceva effetto vedere questo omone in questo stato
"guardi mi scusi, non volevo colpire la sua macchina, non l'avavo vista entrare nel parcheggio, anche se per la verità lei andava un pochino troppo veloce per i miei gus.."
Giacomo s'interruppe quando l'omone gli piazzò le mani sulle spalle e pensò "questo è strafatto e adesso fa anche me, ma a pezzi..addio mondo..addio Marta..."
quello che accadde un istante dopo ebbe dell'incredibile
l'armadio si inginocchiò davanti a lui e con voce rotta dal pianto iniziò a supplicarlo di perdonarlo, che mai avrebbe voluto agire in quel modo, che se l'avesse riconosciuta prima non le avrebbe permesso sicuramente di partire, di andarsi a cacciare nei guai, che avrebbe cercato di fermarla a tutti i costi, che...
"si calmi si calmi ora...non capisco cosa mi sta dicendo..ma con chi ce l'ha? di chi sta parlando? chi non avrebbe lasciato partire?" domandò Giacomo alla montagna di muscoli lacrimanti, e subito un lampo nella sua testolina illuminò un viso, un nome, un profumo...Marta!
"ma allora lei la conosce! e di che guai sta parlando?! perchè non l'avrebbe lasciata partire? che significa tutto questo?!?"
cercò di calmarlo..l'avrebbe anche preso in braccio e cullato, se solo non fosse stato grande e pesante come la sua cinquecento
attese che le lacrime finissero, e che finissero pure i sussulti, perchè con quelle mani sulle spalle era come stare attaccato alle fasce dimagranti che si vedono in televisione
se avesse avuto in mano uno shaker, sai che ottimo alexander ne sarebbe uscito...
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GrayWolf
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MessaggioInviato: 01 Feb 2006 20:01    Oggetto: Rispondi citando

... come per distoglierlo dai suoi pensieri alcolici, l'omone si rialzò, mentre cercava di ricomporsi, estrasse dalla tasca interna della giacca un libretto e lo porse a Giacomo.

Era uno di quei quaderni che si usavano una volta, la copertina nera, appena zigrinata, la bordatura dei fogli rossa e la carta ingiallita anche da nuova.
I bordi e la copertina erano un po' consumati e aveva il caratteristico odore delle cose vecchie, era un vecchio quaderno.
Giacomo, senza capire, iniziò a sfogliarlo, alcuni fogli contenevano disegni, altri una sequenza di numeri tanto da parer formule, altri contenevano pezzi di testo scritti nella stessa lingua che aveva riconosciuto al telefono.
Arrivato ad una delle ultime pagine, vide una cosa che gli fece gelare il sangue nelle vene: un volto femminile, disegnato a penna, lo stava guardando dalla pagina, il volto della "sua" Marta, come una fotografia scattata qualche giorno prima degli attuali eventi.

Attonito alzò lo sguardo ed incrociò quello dell'altro che fissandolo gli chiese: "E' lei vero ?" indicando con il grosso indice la pagina.
Incapace di parlare Giacomo mosse la testa in su e in giù per assentire, con un groppo in gola, così grosso da impedirgli quasi di respirare.
Al suo cenno affermativo, una mano che sembrava una morsa gli serrò un gomito, una sola parola rimase sospesa nell'aria, come nemmeno provenisse dalla bocca del gigante: "Andiamo!!"...
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MessaggioInviato: 02 Feb 2006 12:34    Oggetto: Rispondi

Sempre tenendolo per il gomito, lo spinse verso l'auto e lo fece salire sul sedile accanto a quello di guida; chiuse la portiera, fece il giro dell'auto in un istante, mostrando un'agilita' insospettabile per la sua stazza, e si sedette dietro al volante.
Giacomo avrebbe comunque avuto il tempo di scendere dall'auto, e le possibilita' di fuggire erano a suo favore: era molto piu' agile, grazie alla sua corporatura snella, e piu' giovane del bigliettaio. Non lo fece: pur essendo stato terrorizzato dal suo modo di fare concitato, quasi al limite dell'esaltazione, aveva compreso che le sue intenzioni erano protettive nei confronti di Marta. Appariva sinceramente preoccupato per una persona che evidentemente non aveva mai visto in precedenza: era reale il suo dispiacere per non aver riconosciuto nella ragazza la persona ritratta a penna nel quaderno e non averle impedito la partenza per Praga.
La curiosita', ed il desiderio di ritrovare ed aiutare Marta lo trattennero nell'abitacolo dell'auto, mentre l'uomo avvio' il motore. Si spostarono di un paio di chilometri e raggiunsero un parcheggio deserto ma ben illuminato. L'uomo posiziono' l'auto in un punto equidistante dagli ingressi del piazzale in modo che nessuna via di fuga fosse a loro preclusa, ed oriento' il mezzo in modo che quegli stessi ingressi fossero ben visibili attraverso il parabrezza. L'ampiezza del parcheggio avrebbe permesso di accorgersi con notevole preavviso dell'eventuale arrivo di estranei.
Tutte quelle precauzioni non sfuggirono all'attenzione di Giacomo, che si preoccupo' ancora di piu'. In quei pochi minuti di manovre, arrivo' a sospettare che il bigliettaio avesse qualche rotella fuori posto, e che l'incontro fra lui e Marta fosse stato soltanto una coincidenza. Si....ma il quaderno ed il ritratto? Era un disegno appena abbozzato ed i dettagli non erano ben evidenziati: probabilmente avrebbe potuto raffigurare qualche altra ragazza, ma la somiglianza era comunque notevole.
L'uomo lascio' il motore acceso ed i fari continuarono ad illuminare l'area davanti ai loro occhi.
"Almeno, ha tolto la marcia" penso' Giacomo: non e' proprio fuori di testa.
L'uomo non si volto' verso il suo passeggero. Tenne le mani strette sulla corona del volante, cercando di recuperare il normale ritmo della respirazione e continuando a tenere sotto controllo gli ingressi.
«Mi chiamo Giorgio» disse, ancora ansimando «Ho quel quaderno da trent'anni. Prima di me, ne aveva uno simile mio padre e prima di lui mio nonno. Le poche altre copie esistenti vengono tramandate di padre in figlio, e sono distribuite in tutta l'Europa. Fin da bambino, mio padre mi ha fatto imparare a memoria i tratti di quel disegno, e mi ha fatto giurare che l'unico scopo a cui avrei dedicato la vita sarebbe stato individuare la ragazza ritratta e proteggerla da qualunque pericolo.»
Strinse maggiormente le mani sul volante, finche' le nocche divennero bianche «Ho scelto un lavoro che mi permettesse di vivere ma anche di essere a contatto con il maggior numero di persone,....e quando la ragazza e' arrivata non me ne sono accorto! E dire che sembrava strana: non sapeva neppure dove andare, e mi ha chiesto quale fosse il primo treno in partenza. Mah....con tutti gli sciroccati che vedo ogni giorno! Pero'...il primo treno era proprio diretto a Praga: avrei dovuto rifettere, prima di darle il biglietto!»
Giovanni ascolto' stupefatto il monologo: non sembrava un pazzo, anche se era comunque una persona poco comune e la sua storia appariva incredibile.
«Ma perche' tutto questo?» riusci' a dire, quando Giorgio ebbe finito e rimase in silenzio «Qual'e' il motivo?»
«Non ne ho idea, e non lo sapeva neppure mio padre, e neppure mio nonno»
"E neppure suo bisnonno " concluse tra se' Giacomo.
«So solo che» continuo' il bigliettaio «questo e' stato l'obiettivo principale di tutti i figli maschi della mia famiglia, e che e' stato sempre tenuto tutto segreto. Tu sei il primo estraneo che ne sia venuto a conoscenza: ho dovuto farlo, perche' non saprei a chi altro rivolgermi»
«Come, non conosci i tuoi...colleghi?» replico' Giacomo, sconcertato.
«No, so solo che ci sono....o che "dovrebbero" esserci, in giro per l'Europa. Non abbiamo contatti tra di noi: nessuno deve conoscere l'identita' degli altri, per non correre il rischio di tradirli se scoperti»
«Scoperti da chi?»
«Non so come si chiamino, ma il loro obiettivo e' eliminare la ragazza del ritratto»
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