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Estendere la normativa televisiva ai video sul web
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bdoriano
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MessaggioInviato: 05 Feb 2010 09:09    Oggetto: Estendere la normativa televisiva ai video sul web Rispondi

The Wall Street Journal ha scritto:
Italy Plans to Extend TV Rules to Web Videos

ROME—Italy's government is forging ahead with plans to extend television-broadcasting regulations to Web sites that host videos, marking one of the most sweeping attempts by a Western government to tighten control over the use of video on the Internet.

The draft decree, expected to take effect early this month, would force sites such as Google Inc.'s YouTube to operate more like traditional TV broadcasters within Italian borders.

It seeks to "establish a principle," Paolo Romani, Italy's deputy minister of communications, said in an interview. "If you use copyrighted material, your site becomes an editorial ...

Traduzione a cura di Italia dall'estero
Citazione:
L’Italia è decisa ad estendere la normativa televisiva ai video sul web

Roma – Il governo italiano procede spedito coi piani per estendere l’applicazione delle normative per le emittenti televisive anche ai siti web che ospitano video, attuando così uno dei tentativi più radicali da parte di un governo occidentale di intensificare i controlli sull’uso del video su Internet.

La bozza del decreto, la cui entrata in vigore è attesa per l’inizio di questo mese, costringerebbe i siti come Youtube, di proprietà di Google Inc., a operare in modo simile alle emittenti televisive tradizionali all’interno dei confini italiani. E’ un tentativo di “stabilire un principio”, ha dichiarato in un’intervista Paolo Romani, viceministro con delega alle comunicazioni. “Se si usa materiale protetto da copyright, il sito diventa un prodotto editoriale, un’emittente che si trova allo stesso livello di altre emittenti”.

Secondo la normativa proposta, i siti dovrebbero ottenere un’autorizzazione per poter ospitare video protetti da copyright, come i programmi televisivi spesso caricati dagli utenti su siti come YouTube. Inoltre, verrebbero costretti ad ottenere una licenza per trasmettere rilasciata dall’ufficio di Romani, e sarebbero passibili di sanzioni legali per qualsiasi materiale diffamatorio presente sui video caricati.

Le violazioni potrebbero portare a multe e a cause per diffamazione e per violazione del diritto d’autore, stando ad una copia della bozza del decreto visionata dal Wall Street Journal. Il piano italiano rappresenta il primo caso in cui una nazione europea tenta di assegnare alle aziende internet la responsabilità per i contenuti generati dagli utenti, ha dichiarato Stefan Krawczyk, portavoce della European Digital Media Association, un’associazione di categoria che conta tra i suoi membri Google, Yahoo Inc., Amazon.com Inc. e Microsoft Corp. “E’ veramente preoccupante perché stabilisce un precedente. Oggi in Italia, e domani potrebbe accadere in Lettonia, in Grecia o in Danimarca”, ha dichiarato Krawczyk, il quale ha aggiunto che l’associazione ha inviato una lettera di protesta a Roma e ai legislatori a Bruxelles.

Romani ha dichiarato che il decreto nasce come risposta a una direttiva della Commissione Europea avente lo scopo di conformare le normative nazionali a quelle europee in materia di abbassamento delle barriere per la vendita di pubblicità, film e diritti televisivi. Ma alcune personalità di spicco del mondo di Internet hanno dichiarato che la direttiva stabilisce che le normative europee non dovrebbero modificare il modo in cui i governi regolamentano i siti web con contenuti video.

“Qualsiasi tipo di legislazione che tenti di far valere le stesse regole applicate ai media tradizionali a soggetti come noi renderebbe quasi impossibile investire nello sviluppo di questo tipo di tecnologia”, ha dichiarato Marco Pancini, consulente di Google sulle politiche pubbliche in Italia. Stefano Parisi, amministratore delegato dell’azienda di fornitura di servizi internet Fastweb SpA, ha dichiarato che il decreto “non fa che aggiungere altri intoppi burocratici alle aziende operanti in un mercato che si evolve rapidamente”.

Lo scorso mese, alcuni dirigenti di Google e Yahoo hanno sollevato dei dubbi nei confronti del decreto in un incontro con Romani. Questi ha dichiarato di aver assicurato loro che il decreto sarebbe stato rivisto per far sì che i “singoli blogger” non venissero colpiti dalla regolamentazione.

La mossa dell’Italia arriva nel momento in cui Google è alle prese con diverse controversie in altri Paesi. Google ha minacciato recentemente l’abbandono della Cina dopo aver accusato il governo cinese di attacchi informatici sui propri utenti. A dicembre, un tribunale parigino ha condannato l’azienda con l’accusa di violazione del diritto d’autore per la scannerizzazione di libri e per averne reso disponibili alcune parti in Rete. Google ha fatto appello.

L’Italia, prima ancora delle nuove leggi proposte, era già andata oltre rispetto alla maggior parte dei paesi occidentali nel tentativo di ritenere responsabili i siti web per il contenuto. Alcuni dirigenti di Google sono sotto processo a Milano per diffamazione. L’accusa afferma che non hanno controllato a dovere un video caricato su un sito gestito da Google che mostrava atti di bullismo contro un disabile messo sulla rete da uno degli aguzzini. I legali di Google affermano che non possono essere ritenuti responsabili dei video caricati dagli utenti e che il sito web ha rimosso il video dopo aver ricevuto notifica dalle autorità.

In separata sede, un tribunale milanese ha recentemente ordinato a YouTube di cancellare dalla rete alcuni spezzoni di un programma televisivo prodotto da Mediaset. Il giudice ha dichiarato che YouTube ha fatto uso illecito di materiale tutelato dal diritto d’autore dell’emittente tv di proprietà del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Google ha dichiarato che ricorrerà in appello.

Il decreto potrebbe anche incoraggiare i siti web per i video e le emittenti televisive a stabilire degli accordi per la condivisione dei contenuti, così come hanno già fatto la TV di Stato Rai e YouTube. Andrea Portanti, direttore del settore internet presso la RAI, ha dichiarato che l’azienda potrebbe far causa più facilmente ad altri siti web che pubblicano il suo materiale. “La possibilità di individuarli è maggiore”, ha dichiarato.
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