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panterarosa87
Dio minore
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MessaggioInviato: 11 Apr 2009 20:01    Oggetto: racontami una favola Rispondi citando

postiamo le favole.
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panterarosa87
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MessaggioInviato: 11 Apr 2009 20:07    Oggetto: Il lupo sazio e la pecora Rispondi citando

C?era una volta un lupo che dopo aver mangiato a crepapelle vide in lontananza una pecorella lunga distesa per terra?..

Man mano che si avvicinava alla pecora, il lupo si accorse che questa era svenuta, o aveva fatto finta, perché aveva paura di lui???
Il lupo allora, cercando di rassicurarla, soprattutto perché aveva già mangiato a sazietà, le fece coraggio promettendole che se avesse fatto immediatamente tre affermazioni sincere, l?avrebbe lasciata libera?.

Questa senza lasciarsi pregare due volte cominciò così ad esternare: "Prima di tutto, caro lupo, non ti avrei mai voluto incontrare; secondo, se proprio avessi dovuto incontrarti avrei preferito tu fossi stato almeno cieco; terzo, auguro a tutti voi lupi malvagi la più straziante delle morti, perché, pur senza subire torti da parte nostra, ci continuate a fare la guerra.
A queste parole così sincere, il lupo, lasciò libera la povera pecorella?..
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panterarosa87
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MessaggioInviato: 13 Apr 2009 17:09    Oggetto: Rispondi citando

C'era una volta una grande città con palazzi e alte mura, governata da un re. Un giorno vi giunse uno scienziato e si fece assumere come insegnante in una delle scuole più importanti. Costui era in grado di trasformare in oro qualsiasi vile metallo. La notizia si sparse e arrivò alle orecchie del re che lo volle al suo cospetto e gli chiese se la notizia era vera. Lo scienziato negò. Il re si arrabbiò molto, lo interrogò ancora, ma siccome questi continuava a negare lo fece rinchiudere nei sotterranei del castello.

Dopo qualche tempo il re, fingendosi un prigioniero, si fece rinchiudere insieme allo scienziato e lo invitò a confidarsi con la massima fiducia. Questi, rassicurato, confidò al re di sapere effettivamente trasformare i metalli in oro e spiegò il procedimento.


Il re si allontanò, poi lo fece chiamare e gli raccontò dell'inganno. Lo scienziato fu molto contrariato e quando tornò a casa scrisse molte copie sulle quali spiegava il procedimento e poi le diffuse nelle case della città. Ben presto tutti furono in grado di trasformare il metallo in oro e tutti divennero incredibilmente ricchi. Ma con la ricchezza si diffuse la pigrizia, la negligenza e il grano che nessuno aveva più divenne così caro che ogni chicco era venduto a peso d'oro.

Poi non ci fu più grano e la gente moriva di fame. La terra improvvisamente crollò, le mura caddero e la città adesso non è più abitata da nessuno.
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MessaggioInviato: 19 Apr 2009 07:42    Oggetto: Rispondi citando

Il lupo e la cicogna
di Jean de La Fontaine


I lupi mangiano voracemente. Si racconta, dunque, che un lupo durante un banchetto si ingozzasse talmente che per poco non ci perse la vita:
Un osso gli si conficcò in fondo alla gola.
Per fortuna di quel lupo, che non poteva emettere un suono, passò lì vicino una cicogna. Le fece un cenno, lei accorse: ecco subito il chirurgo all'opera. Lei estrasse l'osso poi chiese il salario per il buon lavoro fatto
- Il tuo salario!? - esclamò il lupo. - Tu scherzi, mia buona comare! Come! Non è già molto che tu abbia potuto togliere il collo dalle mie fauci? Sei un'ingrata: attenta a non cadermi mai sotto le grinfie.
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panterarosa87
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MessaggioInviato: 25 Apr 2009 07:41    Oggetto: Rispondi citando

L'omino di latta era un omino triste triste. Ovunque andava, tutti ridevano di lui. Con tutto il rumore che faceva ogni volta che camminava per la strada, spesso i bambini lo prendevano in giro; quelli più cattivi, addirittura, gli gettavano sassi. L'omino di latta era quindi costretto a non uscire quasi mai. La sua casetta era per lui un rifugio ideale, quello da cui si sentiva al riparo dal mondo esterno. Le finestre erano piccoline, ma bastavano per osservare ciò che accadeva al di fuori. Aveva tutto ciò di cui poteva aver bisogno; il suo unico problema era che si sentiva molto solo. Un giorno, mentre si trovava nell'ingresso della sua casetta, si fermò e rimase di stucco. Incredibile! Notò una porta, mai vista prima di allora, di colore rosso, con una bella maniglia dorata. "Che significa tutto questo?" pensò tra sè e sè, indeciso se aprirla oppure no. Alla fine si fece coraggio e la spinse piano piano. La porta, con un leggero rumore, si aprì completamente per poi chiudersi dietro di lui. "Ma dove sono?" si domandò l'omino, tremando un po' per la paura. All'improvviso vide una luce verde provenire da lontano. All'inizio era una specie di chiarore molto debole, poi diventò sempre più forte, fino quasi ad abbagliare tutta la stanza. L'omino di lattapensò di esser diventato matto. "Povero me!" piagnucolava, "ora non sono più al sicuro neanche a casa mia!". Non fece in tempo a finire la frase, che subito ebbe un altro grande spavento. Dal fascio di luce che lo abbagliava uscirono delle marionette variopinte. Erano fatte in più modi: alcune di cartone, altre di latta, proprio come lui, altre ancora di legno. Erano così numerose che in un attimo riempirono tutta la stanza. Il nostro omino era a dir poco terrorizzato. "Ma ... ma... che succede? Cosa volete da me?" cominciò a chiedere. Le marionette si misero tutte intorno a lui e insieme gli dissero: "Non aver paura! Siamo qui per aiutarti! Se ci accetterai come tuoi amici, sarai felice per sempre!". L'omino di latta voleva indietreggiare, scappar via, ma questo non gli era possibile. Le marionette capirono che l'omino di latta aveva una gran paura e lo tranquillizzarono dicendo: "Siamo qui per farti compagnia! Vedrai, ci divertiremo insieme! Non avrai più bisogno di uscire di casa, ormai ci siamo noi e tutto andrà benone!". E subito si misero al lavoro. Un gruppo di esse si dette da fare per creare uno spazio da usare come prato. Altre si misero a costruire altalene, scivoli e ogni altra forma di divertimento adatta per stare all'aperto. Una marionetta creò delle luci speciali, grazie ad un particolare fluido magico che usciva dalle sue mani, e di colpo la stanza si illuminò completamente; sembrava proprio di stare in pieno giorno all'aria aperta! Una marionetta-bambina aveva portato con sé rose e viole per rallegrare il prato, e così l'aria cominciò a profumare di fiori. In men che non si dica le marionette trasformarono il luogo buio e solitario, in cui aveva vissuto fino ad allora l'omino di latta, in uno splendido giardino con tanti divertimenti. "E sarà così per sempre!" disse la marionetta-bambina all'omino. "D'ora in poi tu riderai e giocherai con noi, vuoi?". L'omino di latta trovò il coraggio di sorridere, e la marionetta-bambina lo prese per mano. Da quel momento in poi, per giorni e giorni, fu un continuo susseguirsi di risate, giochi e buon umore. L'omino di latta era sempre al centro dell'attenzione, e tutte le marionette cercavano di farlo sentire a suo agio. Ben presto, però, nelle strade della città si cominciò a notare la sua assenza. I bambini e i grandi iniziavano a chiedersi perché non lo si vedesse più da nessuna parte. Alcuni bambini cattivi dicevano: "Beh, si vede che le nostre sassate lo hanno sistemato a dovere!". Quelli più buoni dicevano: "Sentiamo la sua mancanza! Era così tenero e buffo!". Un giorno un bambino, particolarmente preoccupato per la sua assenza prolungata, andò davanti alla sua casetta. Notò subito un'aria diversa, come se tutta la casina fosse circondata da un alone di mistero. Da lontano, inoltre, sentiva un rumore di voci in festa, di canti e allegria. "Che strano!" pensò il bambino, "sembra quasi che il tempo qui si sia fermato!". Stava per andar via, quando udì una vocina che canticchiava in lontananza: "Come si sta bene, come si sta bene, tutti insieme all'omino di latta!". Il bambino non era sicuro di aver capito bene; si voltò verso la casina per vedere meglio cosa succedeva. E, prima di riuscire a capire cosa stava accadendo, fu avvolto da un bagliore di luce verde e fu trasportato all'interno della casetta. Qui venne a trovarsi in mezzo a tante simpatiche marionette e all'omino di latta. "Dunque sei a casa!" gli disse il bambino. "Ero sinceramente preoccupato per te, ma vedo che stai bene!". L'omino di latta non ebbe il tempo di rispondere, perché le marionette lo presero per mano per fare un bel girotondo. La marionetta-bambina si voltò verso il bambino e gli chiese: "Vuoi unirti a noi?", e lui accettò con gioia. Quando il girotondo fu terminato, egli disse all'omino di latta: "A nome di tutti gli altri bambini, ti voglio dire che ci sei mancato tanto! E voglio anche chiederti scusa da parte dei bambini più cattivi, che ti facevano sempre piangere!". L'omino di latta gli rispose: "Adesso non preoccuparti più! Come vedi ho trovato nuovi amici che staranno per sempre qui con me, e ormai sto bene!". Il bambino salutò tutti e andò via. Ma non poté fare a meno di raccontare ai suoi amici la sua incredibile avventura. Lui stesso pensava di aver vissuto un meraviglioso sogno! Fu così che da quel giorno in poi decine di bambini, amici dell'omino di latta, andarono a trovarlo nella sua casetta e si divertivano un mondo, insieme a tutte le marionette. Ormai tutti i bambini erano felici solo se potevano giocare con l'omino, e da allora la sua casina diventò la più famosa di tutta la città.
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panterarosa87
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MessaggioInviato: 10 Mag 2009 16:05    Oggetto: Rispondi citando

Il lupo e la cicogna
di Jean de La Fontaine


I lupi mangiano voracemente. Si racconta, dunque, che un lupo durante un banchetto si ingozzasse talmente che per poco non ci perse la vita:
Un osso gli si conficcò in fondo alla gola.
Per fortuna di quel lupo, che non poteva emettere un suono, passò lì vicino una cicogna. Le fece un cenno, lei accorse: ecco subito il chirurgo all'opera. Lei estrasse l'osso poi chiese il salario per il buon lavoro fatto
- Il tuo salario!? - esclamò il lupo. - Tu scherzi, mia buona comare! Come! Non è già molto che tu abbia potuto togliere il collo dalle mie fauci? Sei un'ingrata: attenta a non cadermi mai sotto le grinfie.
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celestia
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MessaggioInviato: 15 Mag 2009 17:43    Oggetto: Rispondi citando

IL MERLO E LA VOLPE

Un giorno una volpe affamata s'imbattè in un merlo che era rimasto impigliato e non riusciva a liberarsi. Subito voleva mangiarselo ma il merlo le fece notare che era un piccolo boccone e non si sarebbe potuta saziare, mentre le contadine che andavano al mercato avevano polli, formaggi e uova, e se lo liberava poteva procurarglieli
La volpe che aveva capito liberò il merlo. Questo svolazzò come se avesse avuto un'ala rotta e volò verso le donne. Le donne impietosite presero a rincorrerlo, e deposero a terra i cesti per avere le mani libere e prenderlo. Nel frattempo la volpe aveva compiuto un giro vizioso ed era arrivata alle ceste. Così si era pappata le uova, i polli e il formaggio. Soddisfatta si leccò il muso perchè si sentiva sazia
Il merlo aspettò che la volpe avesse finito di mangiare e canticchiò una canzoncina di fronte alle donne attonite, che si accorsero di essere state gabbate. Fecero per tornare alle ceste ma trovarono solo gli avanzi del pasto della volpe e allora si disperarono. Anzichè andare al mercato tornarono a casa strillando e imprecando
Mentre le contadine ebbero il danno e le beffe, il merlo e la volpe pareggiarono i conti
(Antica fiaba francese)
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MessaggioInviato: 16 Mag 2009 11:40    Oggetto: Rispondi citando

La lente che guarisce
di Piera Giacconi

C?era una volta una scarpina che voleva essere felice. Era spaiata e un po? sgualcita, sola in mezzo a calzature di lusso. Che strano pianeta quello delle scarpe, pensò preoccupata. Fra vertigini di tacchi a spillo, lacci, patelle e fibbie luccicanti, la piccina nascondeva il suo velluto spelacchiato dicendo che presto sarebbe tornato. Non trovando in giro simili tessuti, pensava ormai irrimediabilmente all?oblio.

A volte si credeva pantofola, però aveva troppo tacco; altre si immaginava nata per il teatro, ma non osava calcare le scene. E fu così che a forza di seguire corsi per scoprire quale fosse la sua origine vera, si rese conto che la sua vocazione era aggiustare pantofole. Sì, riportarle al loro antico splendore, ecco. Taglia, ferisci e squarcia, l?auto, l?asfalto e i talloni con il tempo umiliavano quelle comode calzature, avvicinandole alla pattumiera. E lei con maestria intuiva come rammendare ad arte, facendole diventare nuove e simpatiche perfino a chi odia riposare.

Sono una rivoluzionaria, si disse, ricamerò tutto in oro, è deciso. Acquistò non senza fatica il necessario ed aprì una piccola bottega. Solitaria, studiava le forme più slanciate e più ardite, riprendendo antichi testi sull?aerodinamica. Ascoltava bene chi arrivava all?atelier e non le veniva difficile perché aveva un?innata consapevolezza, che è amore per la Vita. E le pantofole smarrite, che arrivavano curiose per averne sentito parlare, ci venivano volentieri: in fondo c?era sempre la tavola imbandita e allegria e bella musica, e ciò di cui lei raccontava lo conosceva bene per averlo vissuto davvero, non solo studiato.

Che alchimia sorprendente, il rinnovamento dell?oro! Che movimento, un gran passaparola. Allora si può vedi, facevo bene a crederci, pissi pissi bau bau, vieni anche tu domani, vedrai. Iniziarono a chiederle rattoppi sempre più artistici ed innovativi e la piccola, temendo il confronto con più noti esperti rammendatori, dubitava di essere all?altezza. E pregò.

Cadde affranta in mezzo ai rocchetti scintillanti e dorati, invocò il dio dell?intarsio e la madonna del velluto, affinché guidassero le sue mani nel disegno finale da raggiungere. Nessuno lavorava le brutte pantofole come lei, apripista da ballo delle debuttanti: le faceva diventare degne di principesse e cavalieri.

E poiché pregare la faceva sentire in compagnia, ogni mattina curva sui filati preziosi, si raccoglieva in se stessa e si collegava con tutto il suo essere alla madonna del velluto e al dio dell?intarsio - come con dei buoni amici. E le piaceva la vita che stava facendo, sì. Pur nella confusione dei ritagli, dei libri di sartoria calzolaia, delle richieste di sempre nuovi disegni. Pur nel gran bisogno di un aiuto; allora immaginava tutte le altre scarpette - solitarie - dello strano pianeta delle scarpe, che come lei ? rivoluzionarie - credevano nel rinnovamento dell?oro. E si sentiva subito meglio. Molte altre calzature iniziarono ad arrivare, non più solo pantofole.

Talvolta il pensiero di una parola troppo diretta e di ardite proposte di cambiamento nella struttura calzante la turbava. Certe situazioni erano veramente difficili da trasformare, solo con le sue forze! Ma negli errori e nella fragilità, nei fallimenti, trovò la leggerezza di lasciare a ciascuna calzatura il diritto di rompersi e consumarsi, perché tanto poi sarebbe diventata più bella. Scoprì che attraverso l?intervento della ruota della Fortuna si sarebbero presentate e presentate e presentate altre infinite occasioni di rivedere abitudini e accadimenti, e trasformare quell?esperienza in ricchezza.

Ora sapeva leggere financo nell?animo degli stivaletti da moto o delle décolleté da matrimonio, e intuiva la riparazione necessaria, spesso camuffata dalle frasi fuorvianti dei proprietari. Il suo cuoricino di farfalla era come una super lente trasparente, che sapeva leggere gli eventi oltre l?apparenza e guarire con la speranza di una nuova vita. Non si usano più i sandali da schiava? E lei li trasformava in sandali da città, più sobri. E che dire delle sneakers puzzolenti di plastica per il troppo uso? Diventavano magicamente ballerine con le paillette profumate agli olii essenziali di montagna.

Senza pietà riconosceva le parti in agonia e con un piccolo spadino appuntito incideva e ricuciva, rattoppava e ammodernava, fino a dare la forma finale, più adeguata alle nuove esigenze o prospettive del momento.

Scoprì così un giorno che era diventata, là in quella piccola bottega solitaria molto frequentata, la migliore amica di se stessa ed ascoltava ormai i suoi propri consigli. Dapprima con sospetto, dovranno confermarmeli da lassù, si aspettava. Ma da lassù le fecero sapere che ormai il metodo era dentro di lei, cioè la chiave del metodo era lei. Commossa e grata per il sostegno che da lassù veniva sempre, riprese a cucire e tagliuzzare, ché ormai era iniziata una nuova vita: con la sua amica sarebbe stata felice, per sempre.
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MessaggioInviato: 16 Mag 2009 11:51    Oggetto: Rispondi citando



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MessaggioInviato: 16 Mag 2009 12:05    Oggetto: Rispondi citando

Non c'è il copyright sulla roba che postate, vero? Confused
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MessaggioInviato: 16 Mag 2009 13:39    Oggetto: Rispondi citando

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MessaggioInviato: 17 Mag 2009 14:30    Oggetto: Rispondi citando

IL CONIGLIO E IL LEONE

Un giorno tutti gli animali, grandi e piccini, si radunarono in grande agitazione. Era arrivato nei dintorni un grande leone feroce, che minacciava di uccidere tutte le bestie, se non gli avessero procurato 3 pasti al giorno.
- Che cosa dobbiamo fare?- dicevano tutti gli animali impensieriti
- Lo so io cosa dobbiamo fare- disse il coniglio- ci penserò io a liberarvi
Se ne andò verso l'abitazione del leone tra lo stupore di tutti. Per via si fermò in un pantano, si rotolò ben bene nella melma e quando fu conciato da far schifo si presentò al leone:
- Signore, - disse - eccomi perchè facciate di me i 3 pasti di oggi
- Di te? - ruggì il leone indignato - di te che si più sudicio di un verme? Torna subito indietro e dì loro che mi mandino un cervo bello grasso
- Mi rincresce, signore, ma i cervi, le pecore e le capre hanno dovuto mandarli all'altro leone
- Quale altro leone?
- Ma signore, quell'altro terribile leone più grande e più forte di voi!
- Dove sta codesto leone?
- Venite e ve lo mostrerò
Il coniglio condusse il leone verso il pozzo
- Guardate: eccolo lì dentro - disse dando una rapida occhiata nell'acqua e poi subito ritraendosi impaurito; - per carità! non vi accostate! E' tremendo, feroce! Guai a voi se vi vede!
Messer leone corse al pozzo, ci vide la propria immagine, la prese per quella di un altro leone, si gettò furibondo nell'acqua e vi annegò. Il valoroso coniglio tornò tutto tronfio dagli altri animali e ognuno lo guardò con rispetto e ammirazione
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panterarosa87
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MessaggioInviato: 17 Mag 2009 16:27    Oggetto: Rispondi citando

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sibilla
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MessaggioInviato: 17 Mag 2009 20:32    Oggetto: Rispondi citando

Panterarosa!!!
COSA ti sei messo in testa?!?!?!?





Help Fuga



Ovviamente mi riferivo al tuo avatar. Twisted Evil
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panterarosa87
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MessaggioInviato: 17 Mag 2009 20:55    Oggetto: Rispondi citando

ti riferisci al' avatar.
l'olietto cioe erba
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celestia
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MessaggioInviato: 26 Mag 2009 16:06    Oggetto: Rispondi

FIABA DELL'ALVERNIA

C'era una volta un agricoltore che aveva alle dipendenze molti servi, ma Margherita, la sua serva migliore era famosa per la sua fedeltà al padrone, ma era anche nota per lo spregio per la religione. Una domenica il padrone ordinò ai servi di spargere letame in un campo, ma si rifiutarono perchè volevano santificare la festa. Margherita fu l'unica ad obbedire, ma ben presto si rese conto che non le sarebbe stato facile fare il lavoro da sola e si sentì stanca. Fu allora che vide un omino uscire dal bosco, fischiò e arrivarono tanti nanetti che cominciarono a spargere il letame sul campo e fecero il lavoro in un lampo. Quando ebbero finito l'omino disse a Margherita di farsi trovare nel fienile alle sei per dargli la sua ricompensa. Nel medesimo istante sparì. Margherita aveva paura perchè capì che era un fatto strano. Mentre rientrava a casa vide una donna vecchissima con la faccia grinzosa, che le disse: "Infelice che sei, Ti sei appena consegnata al diavolo. Già da lungo tempo mi trovo in Purgatorio perchè ho lavorato di domenica anzichè andare a messa. Ma posso salvarTi dalla mia stessa sorte se mi saprai dire il nome del sesto giorno della settimana, che è quello che ho dimenticato. Ma se lo so di nuovo la mia pena avrà fine"
Margherita rispose:"Il sesto giorno è il venerdì"
"Oh grazie, per merito tuo ottengo la redenzione! Allora anch'io ti dirò come sfuggire al diavolo. Stasera vai nel fienile come convenuto, ma bada di non avere addosso cordicelle o cinture di sorta. Quando il diavolo si presenta, gettagli in faccia un fastello di paglia, ma fai veloce, prima che si avvicini a Te!"
La vecchina sparì prima che Margherita potesse ringraziarla
Margherita tornò a casa e alle sei raggiunse il fienile. Non si mise nessuna cintura come le aveva consigliato la vecchia. Puntuale comparve il diavolo e Margherita gli gettò in faccia un fastello di paglia prima che potesse fare un solo passo. Il diavolo fuggì urlando terribili imprecazioni
Margherita non andò mai più in quel campo e si guardò bene dal lavorare di domenica, nè perse una sola messa. E così non le capitò più di vedere il diavolo.
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