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Saper dare piacere
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Proserpina
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MessaggioInviato: 10 Ott 2008 21:48    Oggetto: Saper dare piacere Rispondi citando

Master e Johnson (sessuologi americani) hanno osservato maggior cura e attenzione al piacere dell'altro nelle coppie omosessuali rispetto alle etero. Perchè? Un' ipotesi è che vi sia maggior consapevolezza di quello che piace essendo queste coppie dello stesso sesso e quindi conoscendo l'altro attraverso la percezione di sè.


E secondo voi...Saper dare piacere che qualità richiede?
Manualità? Empatia? Sensibilità tallile? Fantasia?...
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kevin
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MessaggioInviato: 11 Ott 2008 14:13    Oggetto: Rispondi citando

secondo me,
nessuna di quelle può dar il piacere al partner se manca la passione,
l'abbandonarsi totalmente, il saper lasciare la testa sul comodino
e il saper "sentire" l'altro/a come fossimo noi stessi.
ci deve essere un amalgama totale,
perdersi uno dentro l'altra, i corpi devono diventare uno, un solo respiro,
deve avvenire la fusione totale.
vi siete mai fatti viaggiare dentro dall'energia del vostro/a partner?
se sentite questo, io penso che non serva altro
credo anche che ci vuole la fortuna di trovare l'anima gemella,
se si trova, allora tutte quelle qualità che prose cita, saranno comprese
nel bagaglio dell'altra nostra mezza identità
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Proserpina
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MessaggioInviato: 11 Ott 2008 19:54    Oggetto: Rispondi citando

kevin ha scritto:

vi siete mai fatti viaggiare dentro dall'energia del vostro/a partner?


Ti quoto e aggiugo che mi chiedo spesso se e quali siano i vari livelli di "sensorialità"..

Spero di spiegarmi..ognuno di noi percepisce nella relazione intima cose diverse...Tatto, vista, olfatto, udito..si amalgamano come dici tu ma ogni senso ha tonalità diverse da persona a persona.

Tu parli di energia e immagino che sai di cosa parli..descrivere questo livello percettivo è difficilissimo e si rischia di non essere capiti bene.

Ma ve ne sono altri..che ognuno sa di possedere in maniera più o meno marcata.
Per me è il tatto..a volte mi sembra di avere gli occhi sui polpastrelli.
Conosco persone che hanno un olfatto sviluppatissimo.

E tutto questo crea "inter-azione", relazione...

Sarebbe bello confrontarsi su qual'è il senso prevalente usato nell'intimità.
Ci proviamo? Very Happy
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Silent Runner
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MessaggioInviato: 29 Ott 2008 20:16    Oggetto: Rispondi citando

Il piacere è come un odore ricordato un attimo prima che questo diventi consapevole.
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Registrato: 08/10/07 14:22
Messaggi: 4599
Residenza: Sono solo nella tua mente (by Odos)

MessaggioInviato: 29 Ott 2008 21:13    Oggetto: Rispondi citando

Silent Runner ha scritto:
Il piacere è come un odore ricordato un attimo prima che questo diventi consapevole.


letta quattro volte...ora la leggo un'altra volta eh... Wink

Il piacere è come un odore...ti assorbe per un attimo ma si ricorda a lungo....
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ZapoTeX
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MessaggioInviato: 30 Ott 2008 10:51    Oggetto: Rispondi citando

Interessantissimo thread!

Onestamente non saprei dire se c'e' un senso prevalente, almeno per me. Andando per esclusione, direi che non e' la vista, tanto e' vero che quando ci si trova nel buio completo non si sente la mancanza di qualcosa, e' semplicemente diverso.
Per me non e' nemmeno l'olfatto, banalmente perche' non ricordo nessun odore che mi abbia eccitato particolarmente, ne' nessun odore che io associ ad una persona o ad un momento (a parte l'odore acrilico di Crystal Ball, che mezzora prima di capire che e' quello mi fa sempre venire in mente "Questo e' l'odore di quando avevo 3 anni", ma non fa parte dell'intimita').
Eliminerei anche l'udito: in quei momenti voci e rumori sono eccitanti non in se', ma per il significato che hanno (ad esempio relativamente allo stato emotivo del partner), almeno per me.
Tra tatto e gusto diventa tosta, sono entrambi estremamente importanti ed eccitanti anche al solo pensiero. Direi che propendo leggermente per il gusto. Per me, per quanto potenti siano le sensazioni tattili, e' la cosa che ha piu' effetto... Puoi sentire tutta l'energia della persona in maniera dolce e travolgente, e lasciarti trasportare.

Citazione:
Il piacere è come un odore ricordato un attimo prima che questo diventi consapevole.

Devo rifletterci...
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Silent Runner
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MessaggioInviato: 01 Nov 2008 19:50    Oggetto: Rispondi citando

Sì, ammetto che è un po' complicata. Le parole spesso non sorreggono il senso che si vuole dare agli enunciati e allora dobbiamo forzarcele dentro.

Ma avete mai pensato di descrivere un piacere fisico usando le parole?
Può un piacere essere liquido, nebbioso, acuminato, sordo, rapace, convesso, aperto, tintinnante, colloso, fresco, ampio, granuloso, capovolto, coraggioso, inutile, distratto, gommoso? Può il piacere essere un tuffo, un refolo, una geometria frattale, un'ombra sul muro, un bicchiere pieno di luce, una stanza ricordata all'improvviso?

E' più facile descrivere un sogno che sta svanendo piuttosto che descrivere un piacere fisico. Gli odori sono profondamente legati alla memmoria e la memoria viene spessissimo stimolata a riemergere dagli odori.
Ho scritto: "Il piacere è come un odore ricordato un attimo prima che questo diventi consapevole".

Ciascuno di voi può leggervi ciò che somiglierà a quanto più si avvicina all'idea di un piacere, così come ciascuno percepisce odori, suoni, colori in modo differente e vi affiderà emozioni diverse.
Ma c'è un "qualcosa" di indefinibile che sfugge alle parole e questo è il ricordare un odore prima di esserne coscienti del tutto e nel crepuscolo della memoria e della percezione emergono sensazioni, sentimenti e percezioni altrimenti nascoste e inattive.
Non è facile capirla questa mia frase perché è una frase tra la metà del sogno e la metà della sua memoria prima che questa divenga del tutto cosciente e così venga "ri-tradotta" dalla nostra razionalità in concetti tronchi e frammentati come un puzzle triturato in un frullatore. Impossibile rimetterlo insieme.
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ZapoTeX
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Residenza: Universo conosciuto

MessaggioInviato: 02 Nov 2008 06:49    Oggetto: Rispondi citando

In altre parole ci stai dicendo che il tuo testo ha vita propria e non si riduce a quello che TU autore pensi. Anche Eugenio Montale, probabilmente il più grande poeta italiano del 1900, la pensava così!

Ciao!
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Silent Runner
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MessaggioInviato: 02 Nov 2008 11:41    Oggetto: Rispondi citando

ZapoTeX ha scritto:
In altre parole ci stai dicendo che il tuo testo ha vita propria e non si riduce a quello che TU autore pensi. Anche Eugenio Montale, probabilmente il più grande poeta italiano del 1900, la pensava così!

Ciao!

Ciao ZapoTex!
Vado un po' OT perché l'argomento in qualche modo lo richiede.

Curiosa osservazione: io adoro giocare con l'autoereferenzialità negli enunciati sia per puro divertimento che per usi più seri e cioè per costruire percorsi nei quali il lettore può perdersi a piacere. Ma credo che l'osservazione di Montale sia valida per tutti i testi letterari che mirino ad esprimere parti o componenti non appartenenti al mondo fisico.

Ciò che ho scritto era talmente fuori da qualsiasi possibile descrizione che il testo non poteva che essere necessariamente "straniante".
La verità però è altrove: in effetti ho scelto di dare a ciascuno la possibilità di interpretare in modo personale, cercando cioè dentro di sé le similitudini o risonanze con quanto descritto, perché il piacere è una sensazione talmente personale e indicibile da non poter nemmeno essere evocata del tutto a memoria.

Da qui ho pensato che la descrizione di un odore ricordato potesse in qualche modo essere funzionale e potesse farvi comprendere quanto sia arduo evocare in voi la memoria personale del piacere. Piacere che non è un oggetto solido ma un percorso misterioso all'interno di una miriade di ramificazioni percettive.
Ma questo comprendere l'impossibilità ci avvicina, appunto, alla memoria stessa del piacere, come il ricordo fugace di un volto o di una medusa che galleggia indistinta sotto un velo d'acqua che la separa dalla siccità.

Ma nel piacere c'è una componente di dolore che si sovrappone e che sembra lottare per fondersi con il desiderio che la cosa continui e perciò al contrario finisca, termini per darci almeno un po' di respiro.
Non siamo esseri quantistici, non viviamo a pacchetti, a cluster come la superficie dei nostri dischi rigidi: viviamo le nostre sensazioni in modo fluido, una sorta di "fuzzy perception" mentre le parole sono definizioni esatte, contengono cioè la memoria del loro significato.

Non possiamo dunque dire che il mio testo abbia vita propria se non quella di un automa messo in movimento dalla nostra volontà o piuttosto non sia una marionetta mossa dai fili in fondo ai quali non ci sono solo le nostre mani ma anche la memoria delle storie che stiamo per raccontare a noi stessi e agli altri.
Che dire dunque? Siamo creature di desiderio, come diceva Laborit, perché rinunciare al piacere di immaginarci felici in mezzo alle nostre idee di felicità? Idee così variabili da essere esse stesse idee di idee?

Grazie per aver citato Montale: è bello che qualcuno ogni tanto citi un poeta.
Anche se il poeta è un fingitore.
(così) Sostiene Pessoa.
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Proserpina
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MessaggioInviato: 02 Nov 2008 20:43    Oggetto: Rispondi

Silent Runner ha scritto:


Ma c'è un "qualcosa" di indefinibile che sfugge alle parole e questo è il ricordare un odore prima di esserne coscienti del tutto e nel crepuscolo della memoria e della percezione emergono sensazioni, sentimenti e percezioni altrimenti nascoste e inattive.



Indubbimente...molto più efficaci metafore o immagini...

Il piacere è il retrogusto di un buon vino..non lo puoi descrivere. Wink
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