Indice del forum Olimpo Informatico
I Forum di Zeus News
Leggi la newsletter gratuita - Attiva il Menu compatto
 
 FAQFAQ   CercaCerca   Lista utentiLista utenti   GruppiGruppi   RegistratiRegistrati 
 ProfiloProfilo   Messaggi privatiMessaggi privati   Log inLog in 

    Newsletter RSS Facebook Twitter Contatti Ricerca
* il gioco del nonno
Nuovo argomento   Rispondi    Indice del forum -> Al Caffe' Corretto
Precedente :: Successivo  
Autore Messaggio
danielegr
Dio maturo
Dio maturo


Registrato: 04/05/05 08:54
Messaggi: 2277
Residenza: 43 54 26,81N 7 56 25,35E Altitudine 184 m.

MessaggioInviato: 04 Mar 2006 20:08    Oggetto: Rispondi citando

Aggiiungo: la questione dei "tollini" (sì, forse questa grafia è più giusta) era ampiamente dibattuta: voi non toglievate il tappino di sughero dal tollino ricevente, noi invece sì. Il problema era la figurina che doveva rappresentare il ciclista, ritagliarne una era un peccato (le figurine costituivano uno dei più preziosi beni di noi ragazzi). Avevamo risolto il problema pitturando con le matute colorate dei semplici pezzi di carta di quaderno con le maglie delle squadre ciclistiche. A quei tempi le maglie erano abbastanza semplici e non esistevano le sponsorizzazioni, quella della Bianchi era celeste con una riga bianca in mezzo, la Wylier Triestina mi pare fosse amaranto eccetera. I due tappini di sughero venivano poi ricoperti con il cellophan, che poi veniva attorcigliato sotto, e il tutto incastrato nel tollino "ricevente".
Top
Profilo Invia messaggio privato
alu
Mortale devoto
Mortale devoto


Registrato: 04/03/06 17:48
Messaggi: 5

MessaggioInviato: 04 Mar 2006 20:25    Oggetto: Rispondi citando

danielegr ha scritto:
Aggiiungo: la questione dei "tollini" (sì, forse questa grafia è più giusta) era ampiamente dibattuta: voi non toglievate il tappino di sughero dal tollino ricevente, noi invece sì. Il problema era la figurina che doveva rappresentare il ciclista, ritagliarne una era un peccato (le figurine costituivano uno dei più preziosi beni di noi ragazzi). Avevamo risolto il problema pitturando con le matute colorate dei semplici pezzi di carta di quaderno con le maglie delle squadre ciclistiche. A quei tempi le maglie erano abbastanza semplici e non esistevano le sponsorizzazioni, quella della Bianchi era celeste con una riga bianca in mezzo, la Wylier Triestina mi pare fosse amaranto eccetera. I due tappini di sughero venivano poi ricoperti con il cellophan, che poi veniva attorcigliato sotto, e il tutto incastrato nel tollino "ricevente".


Bel dibattito sui tollini, e sul come produrne di migliori a basso costo.

Per verificarne l'efficienza, bisognerebbe indire nuovamente una bella gara, ma credo ci sarebbero effetti devastanti nello spettacolo di nonni che giocano a pista coi tollini sul marciapiede Rolling Eyes

Non ricordo bene le vie di Milano, io comunque vivevo in via Canova, che ha un bel marciapiede alberato.

Ciao
alu
Top
Profilo Invia messaggio privato
danielegr
Dio maturo
Dio maturo


Registrato: 04/05/05 08:54
Messaggi: 2277
Residenza: 43 54 26,81N 7 56 25,35E Altitudine 184 m.

MessaggioInviato: 05 Mar 2006 08:53    Oggetto: Rispondi citando

Ma il problema non è tanto nel vedere i nonni che giocano (chessenefrega delle figuracce...) quanto nel fatto che allora per giocare bisognava o inginocchiarso o accucciarsi (c'erano delle tecniche particolari, ma su questo apriremo un dibattito un'altraa volta). Poi, visto che siamo tutti nonni, chi ci aiuta a rialzarci?
Bravissima Alu, perchè non fondiamo un Partito dei Nonni? con tanti che ce ne sono non se ne accorgerebbe nessuno, ma magari qualche finanziamentuccio riusciamo a trovarlo...
Top
Profilo Invia messaggio privato
ioSOLOio
Amministratore
Amministratore


Registrato: 12/09/03 18:01
Messaggi: 16342
Residenza: in un sacco di...acqua

MessaggioInviato: 06 Mar 2006 13:34    Oggetto: Rispondi citando

copiato e incollato da qua


pischela ha scritto:

Anche io sono nonno, di due bellissimi bambini.
Ed ho i miei ricordi e quelli dei miei nonni.
Per inciso la denominazione di "tolini", o "tollini", non è nient'altro che l'italianizzazione del termine gergale "tulin", almeno questo era il termine che usavamo nel pavese.
Dei miei nonni ho bellissimi ricordi.
Di uno, quello paterno, ricordo la magrezza, il naso aquilino, l'asino legato al fico nell'aia accanto al pozzo, quel pozzo in cui mio padre si nascose dopo lo sbandamento dell'8 settembre salvandosi miracolosamente dall?esplosione di una bomba a mano lanciatavi dai nazifascisti per scovare i "disertori". Il pozzo è ancora lì, con la sua nicchia laterale sopra il pelo dell'acqua in cui trovarono rifugio, feriti ma salvi, mio padre e un suo commilitone. Ricordo il carretto, ricoverato nella carraia accanto al pozzo e al fico, con cui tutte le mattine il mio nonnino si recava a far canapa, con le gambe nell'acqua fino al ginocchio negli acquitrini campani come le mondine del pavese.
Dell'altro, quello materno, ricordo la bontà. Una delle poche cose che mi ha raccontato lui, personalmente, fu quando gli chiesi spiegazioni di quel dipinto, enorme ai miei occhi di bambino, che lo ritraeva in divisa militare con uno sciabolone al fianco. Mi raccontò della grande guerra, della guerra di trincea su quelle montagne a lui tanto estranee, arruolato in cavalleria, forse perchè era "mastro sellaro", di quando di notte scambiavano coi ?nemici? pezzi di pane secco. Il resto me lo ha raccontato mia madre, oggi bisnonna. Mi ha raccontato di come suo padre si sia mangiato una fortuna in immobili per osteggiare i fascisti, giungendo a pagarsi un maestro privato perché si è sempre rifiutato di far mettere la divisa da ?balilla? ai dodici figli, di come dette ricovero e ospitalità ad un ragazzo austriaco ?disertore? al passaggio del fronte e di come questo condivise con i miei le peripezie degli ?sfollati?, soggiornando in una grotta, cibandosi solo di uva, ben sapendo che rischiava la fucilazione se avessero scoperto il ragazzo austriaco.
Ricordo lui, il profumo del cuoio che permeava le sue botteghe, i finimenti, le selle, la cavallina che mio padre cavalcava ?a pelo?, senza sella, né morso, né briglie.
Ricordi di un tempo che fu e che non tornerà mai più.
Top
Profilo Invia messaggio privato
alu
Mortale devoto
Mortale devoto


Registrato: 04/03/06 17:48
Messaggi: 5

MessaggioInviato: 06 Mar 2006 17:19    Oggetto: Rispondi citando

Certo, anche i nonni ricordano i nonni... e mio nonno quando ero bambina mi raccontava storie della sua famiglia.

Se vogliamo tornare indietro nel tempo, il nonno mi raccontava di suo zio garibaldino nella spedizione dei Mille, e di sé alpino durante la frande guerra.

Del periodo del fascismo invece non amo raccontare per gioco, perché è stato un periodo molto duro per tutta la famiglia, io bambina compresa.
Una cosa mi differenzia dagli altri nonni che hanno scritto qui: non provo alcun rimpianto per quei tempi. Certo, io ero bambina, e poi giovane, e questo aveva i suoi pregi.

Però... a me è capitato di invidiare i miei figli, ed ancor più i miei nipoti. Certo, non giocano per strada. Però sono molto più curati ed amati, le loro opinioni vengono ascoltate, vengono rispettati molto di più.

Ma forse il problema maggiore è che io sono una donna. La differenza nel modo di vivere è enorme, tra adesso e quando ero bambina io, anche se nella mia famiglia le donne hanno sempre lavorato: credo che l'ultima a fare la casalinga sia stata proprio mia nonna, ma è morta che avevo tre mesi.

A proposito: parlo solo della mia famiglia paterna, perché mia madre si è ammalata quando sono nata, e poi è morta. I nonni materni non li ho mai conosciuti... mi auguro che tempi come quelli non tornino mai più.

alu
Top
Profilo Invia messaggio privato
pischela
Mortale devoto
Mortale devoto


Registrato: 06/03/06 08:54
Messaggi: 8
Residenza: provincia livornese

MessaggioInviato: 07 Mar 2006 09:50    Oggetto: Rispondi citando

Poco tempo fa ho rivisto un film del primo dopoguerra ?Poveri ma belli?.
Non ho rimpianti, ma tanti ricordi sì. Belli e meno belli, ma quelli meno belli ho sempre cercato di cancellarli. Forse per inconscio spirito di sopravvivenza.
Non invidio i miei figli e nemmeno i miei nipoti. Hanno tante ?cose? che io nemmeno sognavo. Giocavo coi ?tulin? appunto, con i tappi, con la ?lippa?, coi trampoli fatti in casa.
Ho patito tanta fame, ma l?ho dimenticato. Ho dimenticato il periodo in cui mangiavamo, in cinque, un gamellino di pasta e fagioli confezionato in fabbrica, o si mangiava carne (di pollo) solo a Natale. Ma non per questo invidio i miei figli.
Ognuno di noi vive il ?suo? tempo. Di quello passato bisogna ricordare le cose belle per trovare la forza di andare avanti. Le cose brutte non vanno dimenticate perché sono esperienze da cui trarre istruzioni per il futuro (?historia docet), ma accantonate sì.
Del Ticino ricordo i bei tempi in cui l?acqua era tanto che pulita che si beveva nel ?correntone?, in mezzo al fiume. Non ho dimenticato l?inquinamento prodotto dallo scolmatore dell?Olona negli anni ?60 : l?ho accantonato.
Dammi retta Alu, accantona, metti da parte i brutti ricordi, spingili in un angolo della memoria, ti sentirai molto meglio.
Top
Profilo Invia messaggio privato
alu
Mortale devoto
Mortale devoto


Registrato: 04/03/06 17:48
Messaggi: 5

MessaggioInviato: 07 Mar 2006 12:19    Oggetto: Rispondi citando

pischela ha scritto:
Poco tempo fa ho rivisto un film del primo dopoguerra ?Poveri ma belli?.
Non ho rimpianti, ma tanti ricordi sì. Belli e meno belli, ma quelli meno belli ho sempre cercato di cancellarli. Forse per inconscio spirito di sopravvivenza.
Non invidio i miei figli e nemmeno i miei nipoti. Hanno tante ?cose? che io nemmeno sognavo. Giocavo coi ?tulin? appunto, con i tappi, con la ?lippa?, coi trampoli fatti in casa.
[....]
Dammi retta Alu, accantona, metti da parte i brutti ricordi, spingili in un angolo della memoria, ti sentirai molto meglio.


Penso di viviere benissimo, con i miei, di ricordi, e non desidero accantonarli.

Penso che la memoria sia una ricchezza, un grande valore, da conservare con cura, proprio per amore dei figli e dei nipoti. Anche l'invidia verso figli e nipoti non è, per come lo vivo io, un sentimento negativo: ho fatto di tutto per consentire loro di avere una vita che fosse migliore possibile, e sono contenta che la vivano.

L'unica cosa che mi è difficile da capire, è il grande rimpianto per un passato che è stato terribile.

Della guerra, voi mi sembra ricordiate solo la fame. Io ricordo razzismi, carceri, torture, per non parlare dei campi di sterminio... ero piccola, certo, ma certe cose non si dimenticano.
E poi, credo che non si debbano dimenticare.

Anch'io mi divertivo coi tollini, ma prima, ero dovuta riuscire a sopravvivere, e c'erano persone che hanno desiderato che questo non succedesse.

Cerchiamo di non dimenticarcene, prima di criticare il presente.
Certo, ogni epoca ha i suoi problemi e le sue difficoltà, ma per ora viviamo certo in un mondo migliore. Cerchiamo di non dimenticarlo, lasciandoci andare ad una nostalgia del passato, che è solo nostalgia della nostra giovinezza.

alu
Top
Profilo Invia messaggio privato
Arelith
Mortale devoto
Mortale devoto


Registrato: 07/03/06 11:02
Messaggi: 15
Residenza: Vicenza

MessaggioInviato: 07 Mar 2006 15:25    Oggetto: Rispondi citando

Buon giorno a tutti, mi sono appena iscritta al vostro forum e mi è piaciuta molto l'iniziativa che riguarda i nonni.

Premetto non sono ancora nonna, anche se magari l'età ci sarebbe, sono pero' mamma.

Io ho avuto la fortuna dii conosceri tutti i miei nonni, sia paterni che materni: Solo di questi ultimi pero' mantengo dei ricordi piu' vivi, forse perchè li frequentavo di piu'.

Nonno Giacomo, non ricordo di che classe fosse, ma sicuramente se fosse ancora vivo sarebbe piu' che centenario.
Di lui, la prima immagine che riesco a ricordare è quella di un uomo, sempre con il bastone da passeggio, con il cappello e il tabarro.

Per chi non lo sapesse, il tabarro è una specie di mantella molto ampia, usata al posto del cappotto, si chiudeva al collo tramite bottoni e, per evitare che rimanesse aperta davanti (non avendo ulteriori chiusure) se ne gettava un capo sopra una spalla.
Cosicchè si era completamente avvolti e al riparo dal freddo.

Io abito in Veneto e l'inverno qui presenta molto spesso il fattiore nebbia; ecco, io ho impressa nella mente l'immagine di quet'uomo che usciva dalla nebbia,con quell'incedere particolare che da il bastone da passeggio, quasi irriconoscibile tanto era avvolto dal suo mantello. Pero' io sapevo che era lui e sapevo anche che le sue tasche avevano sempre qualche caramella per me.

Era abilissimo nel costruire giochini con il legno, piccoli aeroplani, marionette e cose simili; la cosa mi facevo un po' arrabbiare perchè io impazzivo per le bambole e lui costruiva solamente cose "da maschi".

Ora sono "diventata grande" pero' ricordo con molta nostalgia questo nonno di poche parole, ma con un cuore grande grande.
Top
Profilo Invia messaggio privato
Mercuzio
Eroe in grazia degli dei
Eroe in grazia degli dei


Registrato: 11/11/05 18:05
Messaggi: 173
Residenza: ZhuHai, Cina.

MessaggioInviato: 07 Mar 2006 16:04    Oggetto: Rispondi citando

A me e' rimasta solo una Nonna, da parte di madre. L'ho rivista qualche mese fa dopo almeno 15 anni che non la vedevo, e mi ha fatto uno strano effetto. Ma andiamo con ordine.

Nella mia famiglia abbiamo origini sparse: mia madre e' di Spresiano (TV). Suo padre, mio nonno, morto nel '75, era veneziano. Io lo adoravo perche' mi portava spesso a pescare, anche se di pesca non ci capiva nulla e mi toccava sempre sgarbugliargli le lenze. Ma a lui piaceva passare qualche ora in mia compagnia, mangiarci un panino insieme e vedermi ridere. Poi, siccome non pescavamo quasi mai nulla, andavamo al mercato del pesce di Treviso, posto per me tuttora meraviglioso, e sceglievamo qualche pesce da portare a casa.
Di lui ricordo la bellezza (come dicono in veneto, era un "copafioje") e la forza incredibile: fino ai trent'anni aveva lavorato a venezia come "portaghiaccio"; trasportavano il ghiaccio in lunghi e pesanti blocchi con la barca, poi li arpionavano con ganci di ferro e li portavano nelle case o nei magazzini. A noi bambini ci piaceva quando ci faceva il gioco del coltello: con un coltello da tavola, con la punta, faceva forza sul bicipite, finche' la lama non si piegava e il coltello schizzava in avanti (noi si era tutti dietro). Di fatto pero' era dolcissimo. Ci costrui' una casetta nel giardino fatta con pezzi di parquet che e' durata per anni.
Mori' per un'emorragia cerebrale, ma non si e' mai capita la causa.

Dopo la sua morte tutto peggioro' li' a Spresiano: il marito della sorella di mia madre inizio' a vantare pretese sulla casa (una villa a tre piani con taverna) e anzi si approprio' della taverna per farci il suo studio publigrafico personale (parte della casa che era stata lasciata a mia madre). La casetta la trasformo' in un laboratorio per cianografiche (puzzava cosi' tanto di ammoniaca che non ci potemmo piu' andare). Con noi, figli e nipoti, era un tiranno: ricordo che a tavola ci tirava i tappi delle bottiglie e ci era proibito bere l'acqua prima di aver terminato il primo piatto. Un giorno di fine estate (passavo sempre tutte le estati la' assieme a mio fratello piu' piccolo) tiro' un ceffone cosi' forte a mio fratello da fargli uscire il sangue dal naso. Allora con tutta la forza che avevo gli tirai un calcio in mezzo alle gambe e poi presi mio fratello per mano e scappammo a chiuderci nel bagno. Per fortuna i miei arrivarono proprio mentre quello stava per buttare giu' la porta. E li' iniziarono gli aspri dibattiti che negli anni fecero poi litigare mia madre e mia nonna (che si era messa dalla parte del cognato), mia nonna minaccio' di morte mia madre se lei non gli vendeva la sua parte di casa. E da qui non tornammo mai piu' li' a Spresiano.
Quando l'ho rivista, mesi fa, magrissima e tremante per l'eccitazione nel vedermi dopo 15 anni, ho come dimenticato di quanto fosse severa e di quante mazzate ci avesse dato (e come menava!). Ho invece ricordato i dolci buonissimi che ci faceva sempre, l'odore buono del latte di mucca che bolliva al mattino, e di quanto ci portava nella campagna a raccogliere le erbe selvatiche (schoppetti, acidella) e i fiori di acacia con cui faceva delle frittelle dolci. Gran parte dei miei poderosi anticorpi li devo a lei: una volta da piccolo, stavo facendo un sacco di storie per non mangiare il riso mentre lei mi imboccava, quando urtai il cucchiaio e il riso cadde sul tappeto dove c'era di tutto, tra cui anche i peli dei cani: beh, lei raccatto' col cucchiaio il riso caduto e me lo mise nuovamente davanti alla bocca intimandomi di aprirla e io urlai con orrore: "ma ci sono i peliiii!" e lei: "boni anca quei!" e ZAC! Dentro.

Il nonno paterno non l'ho mai conosciuto. Era originario di Eredita, un paese del Cilento, in campania. Mia Nonna invece era di Pistoia, di famiglia nobile poi caduta in disgrazia e sopravvissuta con le carbonaie. Di lei ricordo il nome assurdo, Ugolina, il suo diabete che trascurava appena ne aveva l'occasione, il suo affetto smisurato per noi nipoti, che pero' a noi non faceva troppo piacere. Non so dirvi esattamente perche', forse era troppo smielata, troppo appiccicosa. Ci comprava sempre dei dolci, le schiacciate, che a me facevano veramente schifo e che mangiavo solo per farle piacere. Erano comunque molto poveri, e mio Padre riusci' a darci una vita benestante solo dopo essersi fatto un mazzo cosi' e dopo numerosi trasferimenti in tutta italia.

Vabbe', piu' che dei miei nonni ho scritto di un po' di tutto della mia vita. Ma e' difficile raccontare tenendo separate alcune cose da altre, ragioni con spiegazioni, eventi con discussioni. Di sicuro sui miei nonni c'era molto di piu', da sapere e da raccontare.
Top
Profilo Invia messaggio privato
danielegr
Dio maturo
Dio maturo


Registrato: 04/05/05 08:54
Messaggi: 2277
Residenza: 43 54 26,81N 7 56 25,35E Altitudine 184 m.

MessaggioInviato: 07 Mar 2006 17:10    Oggetto: Rispondi citando

Visto che un po' di nonni o quasi nonni ci sono, proporrei di ricordare alcune delle manie che hanno allietato o più spesso angosciato la nostra infanzia. Comicio io:
- La purga: veniva data obbligatoriamente a ogni cambio di stagione e, in più, quando 'si cambiava aria'. Vale a dire che la gioia di andare in villeggiatura era rovinata dalla previsione di una purga schifosissima;
- L'olio di fegato di merluzzo: una delle cose più abominevoli che abbia mai trangugiato. Veniva propinato con una frequenza impressionante con la scusa 'sei un po' pallido, hai bisogni di un ricostituente' 'Ma no, mamma, sto benissimo' 'Non importa, un po' d'olio di fegato di merluzzo ti farà stare meglio'

Adesso la parola a voi.
Top
Profilo Invia messaggio privato
danielegr
Dio maturo
Dio maturo


Registrato: 04/05/05 08:54
Messaggi: 2277
Residenza: 43 54 26,81N 7 56 25,35E Altitudine 184 m.

MessaggioInviato: 08 Mar 2006 09:15    Oggetto: Rispondi citando

Un'altra cosa che proprio non sopportavo, quanto avevo cinque o sei anni, erano le prove dei vestiti. Allora (parlo del 1940-1942) era abbastanza comune che i vestiti per i bambini fossero confezionati in casa da madri, zie e vicine di casa che, chi più chi meno, avevano tutte qualche nozione di sartoria. Innanzi tutto c'era la misurazione: il povero bambino in piedi su una sedia e intorno tutte quelle 'quasi-sarte' che discutevano su temini sconosciuti : E la martingala dove la facciamo? Si, ma così non viene bene il carré, qui è troppo lungo, qui è troppo corto eccetera.
A questa prima fase seguiva poi la 'prima prova'. Sermpre in piedi su quella benedetta seggiola si doveva indossare un affare che proprio non ci piaceva, tenuto insieme con gli spilli che pungevano con le mamme, zie eccetera intorno che commentavano, tiravano da una parte (con relativa puntura di spillo), urlavano "stai fermo!! come faccio a vedere se sta bene..." eccetera.
Era una delle esperienze più penose per me.
Top
Profilo Invia messaggio privato
pischela
Mortale devoto
Mortale devoto


Registrato: 06/03/06 08:54
Messaggi: 8
Residenza: provincia livornese

MessaggioInviato: 08 Mar 2006 13:28    Oggetto: Rispondi citando

Altro che. Come si fa a non ricordare quel disgustoso olio di fegato di merluzzo che ti facevano trangugiare alla prima occasione ?

Però è meglio ricordare il sapore del latte appena munto, e le sgridate del nonno che voleva bollirlo prima, per paura della tisi, o il sapore delle mozzarelle di bufala di una volta, di quelle stranissime piccole "vacche" che pascolavano all'aperto su terreni periodicamente allagati ma così diversi dalle marcite lombarde, con quell'erba altissima che mi sopravanzava di due misure.

E il sapore del "chinino" ? Lo ricordate il piacere della sorsata di chinino (altro che olio di fegato) la mattina alle 7, a difesa dalla malaria?
Top
Profilo Invia messaggio privato
kkk2003
Dio minore
Dio minore


Registrato: 11/08/05 06:15
Messaggi: 863
Residenza: Mosca - Russia

MessaggioInviato: 09 Mar 2006 09:51    Oggetto: Rispondi citando

L'idea di questo 3d mi e' sembrata carina, anche se purtroppo non riesco a leggermi tutti i post...
Ho pensato comunque di dare il mio contributo.
Certo ricordo i racconti del nonno, quando per fame si era costretti a rubare una gallina nelle campagne, a rischio di qualche schioppettata...
Ho poi fatto il mio servizio civile presso una residenza per anziani... bellissima esperienza: ognuno aveva la sua da raccontare, e a pensarci adesso, e' un peccato non aver potuto "registrare" quei ricordi!

Ma voglio scrivervi 2 righe su un nonno un po' particolare:
lo scorso maggio ero in aeroporto ad Almaty, Kazakistan. In quei giorni era normale vedere in strada i reduci della guerra 41-45, per i grandi festeggiamenti in tutta l'ex urrs. Lo stato aveva regalato ai veterani un volo, andata e ritorno, per una destinazione a loro scelta. Cosi', avendo tempo da aspettare, mi siedo accanto ad un signore anziano con diverse medaglie sul petto. E cominciamo a parlare. Insomma, per me e' sempre un piacere parlare con gli anziani, perche' c'e' sempre da imparare. Ma con un sovietico, non mi era capitato mai! Andava a trovare il fratello, ad Elianov... da solo... davvero mi chiedevo come avrebbe fatto ad arrivarci!
Le sue considerazioni riguardavano l'unione sovietica.. e mi diceva: "Al tempo non c'era la disoccupazione.. se un giovane era in strada, i milizionieri lo prendevano a lavorare. Lo stato dava una casa a tutti, e l'istruzione non era un privilegio di pochi" "poi, una mattina ti svegli, e l'Unione Sovietica non c'e' piu'! Ma come e' possibile?"
"E adesso ci sono i ricchi, e le persone che non riescono a sopravvivere"... e poi mi guarda e mi dice "ma forse anche tu sei nel gruppo dei piu' ricchi!".. Non mi sono mai considerato ricco, ma.. e' bene riflettere sulla nostra agiatezza, a volte...
E alla fine, benche' io argomentassi che oggi la classe media e' troppo agiata per fare una rivoluzione, l'anziano reduce mi ha assicurato: "prima o poi, la falce e il martello torneranno!"
Il regime sovietico ha fatto in realta' anche molti danni al paese, ancora ben visibili... ma al di la di ogni aspetto politico.. e' stata davvero una bella chiacchiarata!
Top
Profilo Invia messaggio privato HomePage Yahoo
danielegr
Dio maturo
Dio maturo


Registrato: 04/05/05 08:54
Messaggi: 2277
Residenza: 43 54 26,81N 7 56 25,35E Altitudine 184 m.

MessaggioInviato: 10 Mar 2006 17:53    Oggetto: Rispondi citando

La mia Lambretta (anno 1955) era molto spartana, mi pare fosse contraddistinta dalla sigla 'F' . Precisiamo meglio e trascuriamo i modelli da A a C. La Lambretta D era una gran bella moto per i tempi, aveva un telaio con un tubo curvo sotto la sella del conducente che dava solidità a tutta la moto. La Innocenti però ha avuto un'idea, che è stata fallimentare, ma forse solo perché era troppo in anticipo sui tempi. In sostanza la Innocenti aveva tentato la strada della clientela femminile, costruendo il modello E. Questo modello, nel quale non c'erano tanti fronzoli per contenere il prezzo, aveva un avviamento a cordicella (avete presente un fuori bordo?) e questo perché nessuna ragazza si sarebbe mai sognata di mettere in moto azionando una pedaliera, con il rischio di scoprire una gamba... Però mettere in moto con la cordicella un motore da 125 cc, per di più tirando verso l'alto non era agevole e l'avviamento diventava troppo faticoso e spesso non riusciva proprio. Per questo il modello non ebbe il minimo successo e fu presto tolto dal mercato.
Per cercare di salvare il salvabile (cioè per riuscire a vendere quei mod. E che erano rimasti in magazzino, la Innocenti sostituì il meccanismo di avviamento a cordicella con un pedalino che invece di lavorare per il lungo veniva azionato trasversalmente. L'efficienza dell'accensione era migliorata, ma di poco.
Vennero posti in vendita quindi quei pochi esemplari ad un prezzo molto conveniente (mi sembra 92.000 lire o forse 98.000). Questa è stata la mia prima moto che malgrado le sue limitazioni mi ha permesso i primi voli fuori dal nido.
Top
Profilo Invia messaggio privato
danielegr
Dio maturo
Dio maturo


Registrato: 04/05/05 08:54
Messaggi: 2277
Residenza: 43 54 26,81N 7 56 25,35E Altitudine 184 m.

MessaggioInviato: 11 Mar 2006 14:48    Oggetto: Rispondi citando

Come erano i negozi negli anni '40? Beh, non certamente paragonabili a quelli di oggi. Innanzitutto la gran parte della merce (sto parlando di negozi alimentari) era venduta sfusa. Il riso, per esempio, era in grossi sacchi dai quali il negoziante usando una specie di cucchiaione di legno o di metallo estraeva la quantità richiesta e la metteva in un sacchetto o, più spesso, in un cartoccio. La pasta anche era venduta sfusa. Mi pare però che gli spaghetti fossero gli unici ad avere una confezione che la memoria mi suggerisce blu. Erano confezioni che l'esercente ripartiva fra i vari clienti, era abbastanza raro veder vendere la confezione intera. Gli spaghetti avevano una lunghezza molto superiore a quelli attuali, direi quattro volte di più. Erano curvi, come se fossero stati messi ad asciugare su una corda. Logicamente prima di essere messi in pentola venivano spezzati dalle massaie.
Anche la farina e lo zucchero erano sfusi: lo zucchero veniva incartato con una carta di una particolare tonalità di blu (che oggi viene indicato come ?blu carta da zucchero?)
Tra parentesi io ho sempre ammirato e invidiato l'abilità diabolica di quei negozianti (i droghieri in particolare ) nel confezionare quei pacchetti. Era questione di un attimo, riuscivano ad arricciare la carta in maniera che era quasi una chiusura ermetica.
Il droghiere poi aveva spesso anche quelle che mia mamma chiamava 'sarache' che erano, in sostanza nient'altro che aringhe affumicate e messe sott'olio. Da bambino ne andavo pazzo.
Le caramelle e i dolciumi vari erano invece in grossi vasi di vetro, di forma mi pare ottagonale, con l'apertura su un lato. Ovviamente non erano incartate e il droghiere infilava in quei vasi le mani sudaticce (le stesse con le quali aveva preso le aringhe) e tirava su la quantità richiesta. Erano buone, anzi ottime, lo stesso.
Top
Profilo Invia messaggio privato
kkk2003
Dio minore
Dio minore


Registrato: 11/08/05 06:15
Messaggi: 863
Residenza: Mosca - Russia

MessaggioInviato: 11 Mar 2006 16:18    Oggetto: Rispondi citando

Eheh... mi pare di vedere alcuni negozi... nella Russia di oggi Wink
Top
Profilo Invia messaggio privato HomePage Yahoo
danielegr
Dio maturo
Dio maturo


Registrato: 04/05/05 08:54
Messaggi: 2277
Residenza: 43 54 26,81N 7 56 25,35E Altitudine 184 m.

MessaggioInviato: 19 Mar 2006 14:38    Oggetto: Rispondi citando

Cari nonni, sento un po' la vostra mancanza: forza tirate fuori i vostri ricordi...
Da parte mia vediamo cosa mi viene in mente: le penne biro, ad esempio. Ci credereste ad esempio che una volta le oggi comunissime penne biro venivano ricaricate? Proprio così, molte cartolerie offrivano il servizio di ricarica per poche lire. C'era anche una bancarella piuttosto grande in Largo Cairoli che, sotto un enorme ombrellone, ricaricava le biro. Aveva un grosso contenitore con l'inchiostro, una specie di pallone, e una pompa per inserire l'inchiostro stesso nel refill (che allora era metallico, non di plastica come adesso, altrimenti non credo che sarebbe stato possibile).
Per noi studenti delle medie la biro era proibitissima (e forse non era sbagliato, visto le macchie che produceva) e oltretutto costosissima. Se qualcuno ci avesse detto allora che una penna a sfera, una volta scarica, si doveva buttarla via, l'avremmo preso per pazzo.
Top
Profilo Invia messaggio privato
danielegr
Dio maturo
Dio maturo


Registrato: 04/05/05 08:54
Messaggi: 2277
Residenza: 43 54 26,81N 7 56 25,35E Altitudine 184 m.

MessaggioInviato: 19 Mar 2006 19:14    Oggetto: Rispondi citando

No Mad, la foto del tollino proprio non saprei dove trovarla. I veri tollini avevano in genere una vita breve (ma intensa). La maggior parte, usata come pallone da calcio, cadeva ignominiosamente nella fognatura attraverso il tombino. Altri invece avevano una vita più lunga: opportunamente trattati con le figurine di famosi ciclisti (o più spesso con una maglia disegnata alla bell'e meglio) venivano usati nelle gare su pista. Le piste, che idealmente rappresentavano corse ciclistiche, primo fra tutti il Giro d'Italia, erano tracciate con il gesso sull'asfalto delle vie cittadine. Il gesso era, purtroppo, di facile reperibilità: con tutte le case bombardate che c'erano si trovavano numerose macerie fra le quali il gesso era frequente. Il migliore era quello che si poteva raccogliere dopo una pioggia: era bagnato e sull'asfalto lasciava una traccia larga che appena asciugata ? dopo cinque o sei secondi- diventava d'un bianco abbagliante. Peccato che si consumasse in fretta.
Il tollino però era sottoposto a una notevole usura sull'asfalto. Dopo qualche 'pista' la faccia sotto, quella con il marchio della bevanda, era completamente lucida e quindi un pregiatissimo ?Campari Soda? diventava quasi uguale a un volgarissimo ?Coca Cola?. La sorte del povero tollino era segnata: svuotato dal sughero e dalla figurina del ciclista, che venivano riciclati su un suo consimile, finiva a tener compagnia a suoi fratelli nella fognatura, degradato al ruolo di 'pallone'.
Top
Profilo Invia messaggio privato
danielegr
Dio maturo
Dio maturo


Registrato: 04/05/05 08:54
Messaggi: 2277
Residenza: 43 54 26,81N 7 56 25,35E Altitudine 184 m.

MessaggioInviato: 17 Apr 2006 15:20    Oggetto: Rispondi citando

Ne aggiungo ancora una, però gli altri nonni perché non si fanno vivi? Shocked

In questo periodo sto facendo, sia pure con molta calma, il travaso dei miei vecchi dischi sul PC (in MP3), perché almeno così li ho più sott'occhio, li posso sentire quando mi pare senza preoccuparmi della puntina del giradischi, ormai ai minimi termini e difficilmente rimpiazzabile. Ho già finito praticamente tutti quelli a 33 giri, e ho attaccato con i 45 giri.
Così, oltre a ripescare dei motivi che avevo quasi dimenticato, mi sono ricordato di quello che si faceva negli anni '50. Qualcuno ogni tanto organizzava delle 'feste'. Questo voleva dire che in una casa, nella quale i genitori erano stati momentaneamente allontanati (al massimo andavano al cinema, quindi se andava bene stavano via per un paio d'ore o poco più) una stanza veniva momentaneamente promossa a 'sala da ballo'. Praticamente si toglievano quei mobili abbastanza leggeri per essere trasportati in un'altra stanza, si lasciava qualche sedia e un treppiede, o comunque un ripiano sul quale appoggiare il giradischi. Il giradischi era quasi sempre uno di quelli a valigetta, portato da uno degli invitati: poteva andare a 33 o a 45 giri. La resa sonora non era certamente all'altezza nemmeno di uno dei più squallidi Hi-Fi
di oggi, ma ci si accontentava lo stesso. I dischi erano portati un po' da tutti gli invitati, quasi solo a 45 giri, e venivano tenuti in contenitori di plastica, spesso muniti di maniglie per agevolarne il trasporto.
Il problema era che un disco a 45 giri aveva una durata di circa tre minuti: era quindi necessario che qualcuno si sacrificasse e, mentre gli altri cercavano di 'fare il filo' alle ragazze più carine, lui, poveretto, era confinato vicino al giradischi con l'incombenza del 'cambio dischi'.
Ogni tanto trovava la scusa che 'il giradischi riscaldava', lo spegneva, si prendeva un momento di pausa e si gettava nella mischia. Ma oramai le coppie si erano già formate, e poi, senza musica, riusciva a combinare poco o niente.
Alla fine, incazzatissimo, tornava al suo mestiere di 'cambia-dischi', e gli altri a filare con le ragazze.
Top
Profilo Invia messaggio privato
danielegr
Dio maturo
Dio maturo


Registrato: 04/05/05 08:54
Messaggi: 2277
Residenza: 43 54 26,81N 7 56 25,35E Altitudine 184 m.

MessaggioInviato: 17 Apr 2006 17:33    Oggetto: Rispondi

Facciamo un piccolo elenco di alcune vecchie o vecchissime canzoni, anni 60 per la maggior parte, che sto trasferendo sul PC.
Cominciamo con Celentano e il Clan: Il Tangaccio; Grazie, Prego, scusi; Ventiquattromila baci; Azzurro; e, dulcis in fundo: Un po' di vino.
Di Catherine Spaak trovo 'Mes Amis, mes Copains', Il Pullover di Meccia, Abbronzatissima di Vianello, Se le cose Stanno Così di Endrigo, 'O Sarracino di Carosone, alcuni di Sinatra (Chicago, Blues in the Night e molti altri) , Pieni di sonno di Gaber, Com'è triste Venezia di Aznavour.
E questo è solo il primo contenitore (e non le ho elencate tutte), ce ne saranno sei o sette almeno. Mi aspetta un lavoro lungo, ma interessante e che risveglierà dei ricordi. Spero che qualche altro nonno sentendo questi titoli si ricordi di qualche aneddoto della sua vita.
Top
Profilo Invia messaggio privato
Mostra prima i messaggi di:   
Nuovo argomento   Rispondi    Indice del forum -> Al Caffe' Corretto Tutti i fusi orari sono GMT + 1 ora
Vai a Precedente  1, 2, 3, 4 ... 13, 14, 15  Successivo
Pagina 3 di 15

 
Vai a:  
Non puoi inserire nuovi argomenti
Non puoi rispondere a nessun argomento
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi votare nei sondaggi